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Spagna – La frontiera del Sud Europa è un altro muro della vergogna

Marocco paese di transito

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Piccoli furgoni superano il confine della Nigeria o di altri paesi subsaharihani, addirittura la Liberia, verso la frontiera tra Algeria e Marocco, che nel 1994 fu chiusa a causa dei “problemi politici” tra i due paesi.
Di sera gli immigrati attraversano la frontiera diretti verso Oujda (prima città del Marocco dopo la frontiera). Una volta arrivati nel territorio del Marocco, proseguono in taxi, autobus oppure camminando verso gli accampamenti “clandestini” ubicati nel nord del paese e sia verso la zona di Tetouan o Nador, dove aspetteranno una patera (barca) per tentare di raggiunge il sud del Spagna. Un’altra possibilità di arrivare in Europa è attraversare la frontiera di Ceuta y Melilla (territorio sotto la giurisdizione del governo spagnolo ma in terra africana), saltando la barriera elettrificata che separa fisicamente i due territori, oppure usando un galleggiante per passare via mare.

Per entrare in Marocco quelli che provengono da paesi come il Senegal possono avere maggiore fortuna nel caso in cui riescano ad ottenere una visa (visto), pagando un prezzo considerevole. In questo caso possono essere portati fino agli aeroporti di Rabat o Casablanca. Una volta arrivati, ci sono diversi modi per andare in Spagna ma i più frequenti sono due: andare in patera fino alle isole Canarie, oppure arrivare agli accampamenti del nord di Marocco e, successivamente, tentare di uscire da lì.
La terza via per entrare in Marocco è il territorio a sud tra Mauritania e Marocco, dove esiste un passo chiamata Bir Gandouz. Si tratta di uno spazio di 10 chilometri controllato da Nazioni Unite, nato in vista delle celebrazioni prossime per il referendum sul Sahara Occidentale. Per di più, è una zona di conflitto che vede la presenza del Fronte Polisario e di quasi il 35% dell’esercito marocchino; inoltre si tratta di una zona di deserto dove è impossibile trovare acqua.

Nonostante i media spagnoli basino l’informazione sul fatto dell’arrivo continuo di immigrati, impostandolo come un’invasione dall’Africa nera, nel 2003 si calcola che gli immigrati subsahariani arrivati in Marocco siano stati solamente tra i 15 mila e 20 mila. Di queste migliaia non tutti sono riusciti ad entrare in territorio spagnolo.
Comparando questo numero con la popolazione della Nigeria (140 milioni di persone) ci rendiamo conto che il numero di persone africane in transito per Marocco è irrisorio.

Il tema delle mafie che trafficano con gli immigrati è semplificato dai mass-media spagnoli.
Secondo noi, non si può usare la parola mafia riferendosi al concetto tradizionale di essa, per parlare dei “pateristas” marocchini. Ci sono, soprattutto in Marocco e nei paesi francofoni, quelle che noi preferiamo chiamiamo reti funzionali. In altre parole, reti che commerciano con le necessità degli immigrati in situazione di clandestinità, però che non trafficano con persone.

Non è la stessa cosa se parliamo dell’immigrazione proveniente da paesi che erano antiche colonie inglesi, principalmente la Nigeria, dove invece si può dire che esistono reti di trafficanti di persone. Ci sono strutture di rete presenti in tutti i paesi del nord Africa ed anche in Europa.
Un esempio vivo del funzionamento di queste mafie sono le donne nigeriane che si prostituiscono in molti luoghi in Spagna. Vengono consegnate dalle loro famiglie, o si consegnano da sole, attraverso contratti e/o rituali vudu, firmando la propria appartenenza a queste mafie per tutta la vita. Si tratta di una forma moderna di schiavitù.

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Il 9 febbraio scorso i militari marocchini hanno compiuto una retata in un accampamento di immigrati subsahariani. Si tratta di un campo di sosta non autorizzato in cui le persone aspettano per tentare ad entrare in Europa. Concretamente seicento militari, secondo le testimonianze degli stessi immigrati, sono entrati nell’accampamento situato verso la frontiera tra Marocco e Ceuta (Spagna) alle 6 della mattina. Durante l’operazione i militari hanno compiuti diversi arresti e conseguenti deportazioni. Inoltre hanno derubato gli immigrati di tutti i loro oggetti di valore.
[Vedi l’articolo originale su estrecho.indymedia.org]
Queste sono le richieste del collettivo spagnolo Frontera Sur, dopo i drammatici fatti avvenuti il 9 febbraio
In vista dei fatti successi…
Chiediamo che le autorità marocchine mettano fine immediatamente alla cattura degli immigrati africani violando i diritti umani.
… Chiediamo alle autorità dello stato spagnolo che gli immigrati dell’Africa subsahariana non siano le vittime dei buoni rapporti tra il Regno di Marocco e il Governo spagnolo
… Chiediamo alle autorità europee che si assumano le proprie responsabilità nell’offrire a paesi terzi, dove i diritti umani non sono garantiti, finanziamenti destinati al controllo dei flussi migratori
… Chiediamo alle Nazione Unite una ricerca per capire cosa succede sulle frontiere terrestri di Ceuta e Melilla, e anche sull’uso delle forze di sicurezza spagnole e marocchine contro gli immigrati provenienti dall’Africa nera
… Chiediamo che sia fatta luce sui casi di Simon, un congolese scomparso dal territorio del Marocco dopo una retata l’8 di settembre 2004, di Evans e Benjamin, spariti il 28 dicembre 2004 durante una deportazione effettuata dalla Guardia Civil di Ceuta e di Augustine, ragazza camerunense deportata quando era ancora in ospedale di Ceuta mentre stava partorendo.

La frontiera dislocata

La militarizzazione della frontiera sud dell’Europa non è riuscita nel suo intento. Da anni gli stati europei preparano paesi terzi col fine di transformarli in guardiani degli interessi economici e delle democrazie del primo mondo. La zona del nord Africa è una parte di questo macroprogetto; ne sono una dimostrazione le relazioni avute tra l’antico governo del Partito Popolare spagnolo con paesi del Magreb, inclusa la Libia.

Uno dei paesi guadiani chiave è il Marocco, prioritario per gli investimenti economici dello stato spagnolo, inoltre il nord del paese è zona di massimo interesse per gli investimenti di cooperazione per lo sviluppo.
Nel 2002 lo stato marocchino ha ricevuto denaro dall’Unione Europea per il controllo del proprio confine. Il governo marochinno ogni giorno esige più soldi. Un anno fa, il delegato per l’Immigrazione del Partito Popolare spagnolo, dichiarò che se il Marocco ha bisogno di più soldi, li riceverà. Un finanziamneto finalizzato alla cooperazione e sopratutto alla militarizzazione della frontiera. Il Marocco così potrà controllare maggiormente l’immigrazione proveniente dell’Africa nera.

Le direttive dell’Unione Europea in materia di controllo dei confini e degli investimenti si sono foccalizzati sulla creazione di diversi mecanismi destinati a rendere praticamente impossibile l’entrata degli immigrati subsahariani in Marocco, in molte situazioni violando i diritti umani.
Recentemente il Marocco ha approvato una nuova legge sul’immigrazione (sotto gli auspici delle democrazie europee), abbastanza resttritiva e simile al modello spagnolo. Il prossimo passo sarà un maggiore investimento di denaro destinato all’aplicazione della legge e per mettere in funzionamento imecanismi come i centri di detenzione. In questo senso, Toni Blair ha dichiarato la necessità di costruire grandi centri di detenzione in paesi terzi come Morocco.

Deportazioni di immigrati

Spesso gli accampamenti dove si rifugiano gli immigrati subsahariani in Marocco sono sottoposti a retate da parte della polizia marocchina. In alcune occasioni, specialmente violente, la polizia usa cani ed elicotteri.
Sia gli accampamenti che gli oggetti appartenenti agli immigrati vengono devastati e bruciatti e il risultato di queste retate sono molte persone ferite. Gli immigrati fermati vengnono ammassati nei sotterranei dei commissariti oppure aspettano all’interno di improvisati centri di detenzione come qyello situato nella Piazza di Tori a Tangeri, oppure magazzini industriali abbandonati, dove le condizioni di vita non rispettano la dignità umana..
Di solito gli immigrati vengono trattenuti per un periodo di 24 ore (così prevede la legge sull’immigrazione) senza il supporto di un avvocato e di un tradottore. Dopodichè si svolge il processo giudizario e si viene deportati a Oujda, alla frontiera con l’Algeria.
Il trasposto degli immigrati viene fatto con l’ausilio di autobus pubblici oppure camioni militari, in cui vengnono ammanettati per tutto il tempo.
Durante la deportazione, la maggioranza degli immigrati dinunciano il fatto di non aver avuto ne assistenza sanitaria, ne nessun tipo di alimentolimento sia liquido che solido.

Accordo di buona vicinanza

L’accordo firmato nel 2002 tra Marocco e Spagna prevede il rimpatrio di tutti gli immigrati sbarcati sulle coste spagnole.
Martedì 27 gennaio 2003 una trentina di immigrati subsahariani arrivati alle Canarie sono stati respinti in Marocco (a Laayoune), nel sud del paese. Questo è stato un segnale del funzionamento dell’accordo di denominato “buona vicinanza”.
Al governo spagnolo non interessa come avvengono i rimpatri, nemmeno che cosa succederà agli immigrati subsahariani una volta deportati in Marocco. Il governo spagnolo paga i costi dei rimpatri via Canarias – Laayoune.
Sempre secondo il govero spagnolo sarà il Marocco ad occuparsi del ritorno dei trenta immigrati nei loro paesi. La realtà è che tutti questi immigrati aspettano da tempo (all’interno di un centro di detenzione) la loro sorte ovvero di essere abbandonati nel deserto al confine con la Mauritania oppure trasportati in autobus fino alla frontiera con l’Algeria, per essere abbandonati a loro stessi.