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Spagna – Le ONG invitano a non definire come “ondata” l’arrivo dei migranti nel Paese: “Il Mediterraneo già sanguina al largo delle sue sponde”

Europa press, 19 agosto 2017

Photo credit: Fotomovimiento.org

La Red Española de Inmigración, la Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía (APDHA) e la Comisión Española de Ayuda al Refugiado (CEAR) hanno chiesto questa settimana che non si definisca come “ondata” l’arrivo di migranti in Spagna, a seguito del salvataggio di 539 persone che Salvamento Marítimo ha realizzato nello Stretto e nel Mar de Alborán mercoledì 18 agosto, il numero più alto registrato da quando, il 12 agosto 2014, furono assistite al largo delle coste 920 persone.

Bisogna cercare una soluzione che vada al di là del collocare altre barriere, ulteriori muri e sempre più morti in un Mediterraneo che sta già sanguinando al largo delle sulle sue sponde” ha osservato, nell’ambito di dichiarazioni rilasciate a Europa Press, il direttore della Red Española de Inmigración Rafael Escudero, rilevando al contempo che se si parla di “ondata” o di “assalto” si sta “criminalizzando” e facendo in modo che “saltino gli ingranaggi”.

A tale proposito, ha sottolineato che il problema è “ben più grave” e non si sta affrontando con la “serietà che necessita e merita”, insistendo affinché si “contestualizzino le cose”, ha affermato.

Facciamo appello all’Unione Europea affinché non si limiti a stanziare risorse solamente per esternalizzare le proprie frontiere, bensì anche per lavorare all’accoglienza, alla solidarietà e alla comprensione del fatto che esistono rifugiati per un’altra serie di circostanze, e non solo per la guerra”, ha sostenuto.

Non si sta contestualizzando quanto sta accadendo, poiché l’Europa sta raccogliendo ciò che per troppo tempo ha seminato, ed è importante che si lavori all’assunzione delle funzioni proprie della Spagna”, ha dichiarato Escudero, sottolineando come tali funzioni “non sono state onorate nell’area della Frontera Sur”.

Secondo il direttore della Red Española de Inmigración, la chiusura temporanea della frontiera di Ceuta, che è già stata riaperta, è stata una “misura punitiva di controllo” e una maniera per “dimostrare chi comanda”. “In Europa le frontiere dovrebbero essere orizzonti, non barriere. Ciononostante, per quanto riguarda le persone migranti, non facciamo altro che attaccarle e cercare costantemente di arginarle”, ha lamentato.

Sulla stessa linea, ha aggiunto che “l’unica cosa” che queste persone hanno è la “paura” di fuggire da una situazione che le “conduce alla morte”, e che i “problemi” con queste persone sono “l’aporofobia” e “l’odio nei confronti del diverso”.

Non esiste una “situazione di emergenza”

Da parte sua, il portavoce di APDHA, Carlos Arce, ha assicurato che “il messaggio dell’ondata non corrisponde affatto alla realtà”, e che questo “genere d’impostazione” ha una “determinata intenzionalità politica” finalizzata a comprovare “una situazione di emergenza che non è”. “Si crea un determinato contesto per rendere sopportabili determinate modalità del controllo delle frontiere”, ha sottolineato.

Sentiamo dichiarazioni da parte di diversi politici a proposito di ondate e di arrivi senza precedenti, ma questo nella realtà non è affatto vero. Se facciamo la comparazione con lo scorso anno certo che c’è stato un incremento degli arrivi, ma se la facciamo con l’anno 2006 o 2007 gli arrivi sono inferiori”, spiega.

Pertanto, ha affermato che a seconda di “quale sia l’intenzionalità politica” nel presentare i dati, si ottengono “certi risultati, oppure altri”. “Si sta presentando come incontrollabile una realtà in virtù dell’arrivo di 10.000 persone, quando concretamente, se si amplia l’orizzonte al resto degli ingressi irregolari a livello europeo, si tratta di una cifra bassissima”, ha precisato.

Parallelamente, ha rilevato come esistano “altri elementi” che “sì che sono importanti e preoccupanti”, come il numero di persone decedute alla Frontera Sur, che “continuano ad aumentare anno dopo anno”. “Questa cifra non l’abbiamo ascoltata da nessuna parte. Credo che quest’altra parte della notizia non si stia raccontando”, ha dichiarato.

“Un appello alla prudenza”

Dall’altro lato, la Segretaria generale di CEAR, Estrella Galán, ha avvertito del fatto che bisogna fare un “appello alla prudenza” dinanzi all’incremento degli arrivi e che, “nella maniera più assoluta”, non bisogna definirlo ondata. “In questo momento gli arrivi (in Spagna, n.d.t.) rappresentano solamente il 7% degli arrivi che riguardano l’intera Europa”, ha assicurato.

Le decisioni che l’Europa sta assumendo sono pericolose e non risolvono il dramma delle migrazioni, che dovrebbe essere affrontato in una maniera più esaustiva e attivando vie legali e sicure”, ha spiegato la Galán, rilevando come “l’incremento degli arrivi” sulle coste andaluse attraverso la rotta spagnola “manifesti la necessità” che la Spagna e il resto dei paesi “attivino quanto prima”, questo tipo di percorsi.

Analogamente, ha rimproverato che i valichi di frontiera e gli uffici adibiti a ricevere richieste d’asilo predisposti “continuino ad essere inaccessibili” per le persone di origine subsahariana, per le quali l’”unica alternativa” per arrivare in un luogo “sicuro” è saltare la valla o passare per la via marittima.

Da CEAR rivendichiamo la necessità per cui quanto prima siano assunte delle decisioni, e che si continuino a garantire i salvataggi come si sta facendo”, ha concluso la Galán.

Oltre 8.300 persone salvate nel 2017

Dall’inizio di quest’anno, Salvamento Marítimo ha tratto in salvo, al largo delle coste spagnole, oltre 8.300 migranti che viaggiavano a bordo di circa 420 imbarcazioni. In concreto, secondo i dati raccolti da Europa Press, durante il mese di agosto sono state tratte in salvo, nelle acque dello Stretto e del Mediterraneo, circa 700 persone.

Fino al mese di luglio, secondo i dati forniti a Europa Press da Salvamento Marítimo, il numero dei salvataggi realizzati quest’anno era pari a 403 barconi e 7.642 persone, con 19 morti e 79 persone disperse. Questa cifra è superiore rispetto a quella fornita dall’organizzazione nello stesso periodo del 2016, con 188 barconi, 2.763 persone salvate, un morto e due persone disperse.

Nel corso del 2016, sono state tratte in salvo da Salvamento Marítimo un totale di 464 barconi e 6.726 persone, con 6 morti e 30 persone disperse.

Ma i migranti non scelgono solamente i barconi come mezzo di trasporto per cercare di arrivare in Spagna: proprio questo giovedì 17 agosto la Policía Nacional di Ceuta ha smantellato, arrestando 5 persone, una rete dedita al traffico di migranti a bordo di moto d’acqua dalla Città Autonoma alla Penisola.