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Spagna e Marocco sono i discutibili esempi di Frontex per arrestare il flusso dei migranti

Feliciano Tisera, Bez, Spagna

Foto: Jon Nazca, Reuters

L’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (Frontex) ha le idee chiare: il cammino da seguire per arrestare l’immigrazione illegale è quello intrapreso dalla Spagna. Secondo i dati europei, la realtà è incontestabile: l’immigrazione irregolare verso la Spagna via mare è calata raggiungendo livelli molto bassi. Tuttavia, mentre Frontex la chiama cooperazione con i paesi d’origine o di transito dei migranti, chi critica la chiama militarizzazione della frontiera. Denunciano inoltre gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.

Secondo Frontex, la rotta dall’Africa occidentale è sbarrata grazie agli sforzi congiunti di Spagna, Senegal, Marocco e Mauritania. Così si conclude il Rapporto congiunto della Comunità Africa-Frontex relativo all’anno 2015. In questo senso, Frontex sottolinea anche il fatto di come sia importante, al fine di ridurre i tentativi di entrare a Ceuta e Melilla, l’implementazione di un accordo per la riammissione di immigranti tra Marocco e Spagna, il rafforzamento delle unità della Polizia di frontiera marocchina per proteggere le barriere e lo smantellamento di campi di immigranti ‘irregolari’. È quello che le associazioni chiamano “militarizzazione della frontiera” e “subappalto del controllo delle frontiere esterne dell’UE a un paese che non rispetta i diritti umani”.

Si tratta di un subappalto del controllo della frontiera meridionale dell’UE a un paese nel quale lo stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali brilla per la propria assenza, cosa quindi da respingere non tanto per questioni ideologiche, quanto per i suoi effetti diretti e perniciosi in materia di rispetto nei confronti delle persone che transitano verso l’Europa”, ha dichiarato a bez.es il coordinatore per l’immigrazione dell’Associazione per i diritti umani dell’Andalusia (APDHA), Carlos Arce.

Secondo la Gendarmeria Reale Marrocchina, 18.000 immigranti subsahariani hanno cercato di oltrepassare le barriere di Ceuta e Melilla in 90 tentativi di gruppo di entrare in territorio europeo nell’anno 2014 (ultimi dati disponibili). In aggiunta alle barriere spagnole, le autorità marocchine hanno scavato un fossato ed eretto una barriera lungo le aree più vulnerabili del perimetro di terra che circonda le città spagnole in territorio africano.

In assenza dei dati del 2015, sappiamo che il Marocco ha dato notizia di aver evitato, nel 2014, l’arrivo in Spagna di 12.267 migranti irregolari via mare (1.746 fino ad aprile 2015, ultimo dato disponibile). Per nazionalità, il 41% senegalesi, 33% maliani, 12% guineani, 9% ivoriani, e un 3% tra algerini, ghanesi e nigeriani.

In risposta a ciò, alcuni migranti subsahariani cercano di arrivare in Spagna via mare, nonostante il numero continui a essere basso. Sulla rotta occidentale africana che collega il Senegal, la Mauritania e il Marocco con le Canarie, la quantità di persone che cercano di arrivare via mare è “insignificante”, secondo Frontex, al di là di una lieve tendenza al rialzo delle partenze dal Marocco nel 2014.

Stop alle canoe dal Senegal e dalla Muritania

Secondo Frontex, grazie all’efficacia dei memorandum d’intesa tra Spagna, Senegal e Mauritania, l’ultima volta che una canoa ha raggiunto le Canarie dal Senegal è stata nel 2008 e l’ultimo approdo dalla Mauritania a giugno del 2014 (secondo quanto dichiarano i delegati della Comunità di Intelligence Africa-Frontex).

Un’altra maniera per scoraggiare i tentativi dei migranti di arrivare in Europa è quella di negoziare con i paesi d’origine una tassa di riammissione per coloro che verranno espulsi, dice Frontex. Secondo l’agenzia, ciò scoraggerebbe i migranti ad avventurarsi via mare, evitando incidenti mortali.

Difatti, ciò risulta considerevole nel caso degli algerini. Sebbene Frontex sostenga che cittadini algerini non hanno smesso di arrivare sulle coste andaluse e del Levante, questo fenomeno chiamato ‘harga’ (da Harraga=lett. bruciatori) è diminuito nel 2013, principalmente grazie alla collaborazione tra la Spagna e le autorità algerine sui procedimenti di rimpatrio. Mentre nel 2013 più di 1.400 algerini sono entrati in Spagna e i rimpatriati sono stati meno di 400, nel 2015 ne sono entrati meno di 400 e quelli rimpatriati sono stati addirittura di più di coloro che erano entrati in territorio spagnolo.

Se la differenza tra il numero di attraversamenti illegali di frontiera e quello dei susseguenti rimpatri ad opera degli stati membri della UE fosse in linea con la Direttiva UE sui rimpatri (2008/115/EC), meno migranti sarebbero disposti a correre il rischio, come dimostra chiaramente il caso dei tunisini in Italia o quello degli algerini in Spagna”, recita il rapporto di Frontex.

Ciò, tuttavia, non serve a fermare le mafie che trafficano con le vite umane, poiché studiano nuove maniere per farlo. Per esempio, negli ultimi anni, le autorità senegalesi denunciano l’utilizzo di navi cargo attraccate nel porto di Dakar. Tra il 2013 e il 2014, tre imbarcazioni di questo tipo rimorchiate fino in Europa per lo smantellamento sono state utilizzate da subsahariani per entrare nel blocco UE. Inoltre, almeno 12 persone sono morte a marzo 2015 e diverse decine nell’ottobre dello stesso anno in incidenti con imbarcazioni salpate dal Marocco.

“Militarizzazione e violazione sistematica dei diritti umani”

Coloro che criticano questa politica europea, solitamente associazioni per i diritti umani che lavorano in zona, segnalano che è in atto una forte militarizzazione della zona e che vengono violati sistematicamente i diritti umani.

La cooperazione tra Spagna e Marocco consiste in uno stato di guerra ingiustificato contro gli immigranti lungo le frontiere di Ceuta e Melilla, ingiustificato poiché non c’è motivo di fare la guerra, visto che non arrivano armati e non invadono alcunché… l’impiego delle forze militari contro di loro è una barbarie. Per Frontex sarà anche una buona cosa, ma in verità è una politica criminale, difficilmente comprensibile dal punto di vista europeo riguardo i Diritti Umani”, segnala José Palazón, della ONG Prodein (associazione per i diritti dell’infanzia di Melilla), che lavora per far rispettare i diritti umani dei migranti nelle due città spagnole che confinano col Marocco.

Ad ogni modo, quelli di Prodein sottolineano che le forze marocchine non sono le uniche ad utilizzare la forza in maniera illegale. “Il governo spagnolo sta continuando ad impiegare le sue forze di sicurezza per commettere atti contrari alla legalità, anche se bisogna dire che le azioni più brutali vengono commesse dalle forze marocchine”, spiega Palazón.

Forse la Spagna e l’UE stanno utilizzando il Marocco per fare il lavoro sporco che non possono attuare nel loro territorio? “Certo che sì; il Marocco è un paese colonizzato dall’UE con dei governanti mantenuti dall’UE, i quali accettano qualsiasi cosa”, aggiunge Palazón.

Il ‘caso Velázquez’ è una fotografia della Spagna
F.T.

Il rapporto di Frontex arriva in un momento di tensione, con le associazioni di difesa dei diritti umani che denunciano il rifiuto del Marocco di permettere l’accesso al paese africano al sacerdote gesuita Esteban Velázquez, al quale è stato anche ritirato il permesso di residenza. “Questo religioso cattolico è stato il responsabile a Nador della Delegazione per le migrazioni dell’Arcivescovado di Tangeri per 3 anni, durante i quali si è distinto per la difesa dei diritti fondamentali e la cura umanitaria dei migranti e rifugiati che transitano nel nord del Marocco, tappa finale del loro periplo migratorio verso l’Europa”, ci spiegano da Migreurop, una rete di organizzazioni che lavorano in favore dei diritti dei migranti.

In questo senso, il Ministro degli esteri spagnolo, José Manuel García-Margallo, ha evitato di pronunciarsi sull’argomento, rimettendo la responsabilità di reclamare per questa presunta arbitrarietà allo Stato Vaticano. “Ci sembra inaccettabile l’assoluto immobilismo del Governo Spagnolo allorquando era necessario rispondere di fronte al trattamento palesemente ingiusto ricevuto da un suo cittadino, visto che allo stesso tempo si vanta di avere una relazione privilegiata col governo marocchino, e col quale si congratula per il coinvolgimento diretto nel controllo dei flussi migratori per vie di dubbia regolarità internazionale”, aggiungono da Migreurop.

@felitisera