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Speciale Lampedusa – Tutta l’isola contro il Cpt

La cronaca, i commenti, gli appelli, le foto dall'isola in rivolta

– La cronaca –

Lunedì 26 gennaio
Rimane alta la tensione nell’isola di Lampedusa, in attesa della visita di Maroni in Tunisia per perfezionare gli accordi di riammissione.
Continua lo sciopero della fame di 16 delle 78 donne nordafricane contro le espulsioni, mentre il Consiglio Comunale ha deciso di depositare una denuncia nei confronti del Ministro Maroni che detiene illegalmente i migranti nel cpa ben oltre le 48 ore previste.
Nella notte intanto i carabinieri hanno riportato nel centro 8 immigrati che si erano nascosti in case disabitate. Intanto è previsto per domani un nuovo sciopero generale degli abitanti.
Lampedusa, tensione e attesa – Domani sciopero generale

Domenica 25 gennaio
Situazione tranquilla? Non per Angela Maraventano che per anni ha speculato sulla disperazione dei migranti approdati a Lampedusa ritagliandosi, con i suoi proclami anti-immigrazione, il ruolo addirittura di vicesindaco dell’isola. “Traditrice!” Così gli isolani hanno risposto alla senatrice della Lega Nord che invano ha tentato di promuovere la linea del governo. “Lampedusa non si vende” queste le accuse dopo le quali la Maraventano ha lasciato la piazza con tanto di scorta dei Carabinieri. Intanto il Ministro Maroni ha confermato la folle idea di tenere stipati i migranti nell’isola fino al loro rimpatrio. Di curioso, anche se ormai nulla è più stupefaciente, è la previsione di un rimpatrio collettivo senza neppure il passaggio per una identificazione certa dei presenti: tutti tunisini dicono dal Viminale in previsione di un incontro che questa settimana il Ministro dovrebbe avere con le rappresentanze tunisine, per stringere un accordo di cooperazione in materia di rimpatri. Fino a qualche settimana per sfruttare gli accordi Italia-Egitto, a tutti i migranti da rimpatriare veniva attribuita la nazionalità egiziana. Sarà un caso…Intanto l’esterno del cpa è stato reso inaccessibile dai blocchi dei militari per evitare che altre manifstazioni di solidarietà possano mettere in contatto migranti e lampedusani.
Lampedusa, tensione in piazza

Sabato 24 gennaio
Le proteste non si fermano e sull’isola avviene ciò che solo qualche mese fa sarebbe stato impensabile: centinaia di migranti, quasi tutti provenienti dal maghreb, hanno forzato i blocchi posti all’esterno del Cpa per raggiungere in corteo il centro storico all’urlo di libertà, libertà. Accolti dai lampedusani con applausi i migranti si sono aggiunti agli abitanti riuniti ancora una volta in piazza per manifestare contro la costruzione di un’isola prigione, di un nuovo centro, riservato alle identificazioni ed alle espulsioni (Cie). Fratelli, la nostra lotta è la vostra lotta, tra l’imbarazzo del sindaco e lo spaesamento degli stessi “fuggitivi”, la giornata ha inequivocabilmente sancito la possibilità di unire la battaglia fino ad oggi non poco contradditoria, degli isolani con la voglia di libertà dei migranti.
Come sempre fanno, sono usciti a bere una birra in paese, sono liberi di entrare ed uscire dal centro, è tutto sotto controllo, l’imbarazzo del presidente del Consiglio per una situazione ormai ingestibile è evidente. Di vero c’è che effettivamente non vi è alcun obbligo di permanenza all’interno della struttura, anche se di fatto la militarizzazione dell’intera isola costringe i migranti a rimanere stipati nel centro. Le 48 ore previste come tempo massimo di permanenza nel cpa sono ormai diventate mesi.
La giornata si è conclusa con il ritorno dei migranti nel cpa accompagnati da numerossissimi abitanti dell’isola. Al momento del rientro ecco però che ancora una volta la tensione dovuta alla pressante presenza delle forze dell’ordine si fa sentire. Alla richiesta di ingresso nella struttura per verificare le condizioni dei migranti i militari e la polizia a presidio degli ingressi hanno risposto come nel giorno precedente con manganellate.
Lampedusa non sembra cedere: no all’isola prigione.
Lampedusa – Immigrati in corteo verso il municipio

Venerdì 23 gennaio
Quella di venerdì è stata una giornata densa di tutte le contraddizioni accumulate in questi anni intorno alla frontiera più spettacolarizzata d’Europa.
A Lampedusa, nelle ultime settimane, si sono registrati i momenti più infernali di sempre in quello che alcuni ancora si ostinano a chiamare centro di prima accolgienza, anche se mai lì i drammi e le sofferenze hanno avuto tregua.
Circa 2.000 persone sono stipate in una struttura che a mala pena è in grado di contenerne 850. Le disposizioni del Governo, che ha deciso lo spostamento in loco della commissione territoriale per la valutazione delle domande d’asilo, impongono che l’attesa della risposta avvenga all’interno del Cpa. Così il centro straripa di disperazione e gli abitanti dell’isola, per la prima volta con tanta determinazione, prendono posizione contro questa drammatica situazione: “non vogliamo che Lampedusa si trasformi in una nuova Alcatraz”, dicono. In questo clima di rifiuto verso quel centro disumano che ha contagiato ormai di disperazione tutta l’isola, la stessa senatrice della Lega Nord, Angela Maraventano, divenuta vice-sindaco di Lampedusa proprio grazie alle sue sparate anti-immigrati, è uscita di scena, con la revoca della delega all’immigrazione dopo essersi dichiarata favorevole all’apertura di un nuovo Cpt.

Il Viminale ha reso operativa la nuova struttura, un centro di identificazione ed espulsione che ha aperto i battenti in mattinata.
Ma non è stato per niente facile metterlo in funzione: nonostante l’isola fosse assediata dalla presenza di reparti delle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa, i blocchi e le manifestazioni, che hanno visto la partecipazione di oltre quattromila abitanti, hanno impedito che i pullman carichi di 110 migranti diretti proprio nel nuovo centro arrivassero a destinazione.
All’interno della struttura hanno preso coraggio anche le voci degli stessi detenuti, in decine sono riusciti poi ad uscire dal centro e si sono uniti ai dimostranti che presidiavano l’esterno.
Un gruppo di manifestanti che protestava, all’arrivo del prefetto Morcone, funzionario del Viminale a guida del Dipartimento immigrazione, è stato caricato dalle forze dell’ordine: due ragazze ed un minorenne sono rimasti contusi.

Gli isolani chiedono di non trasformare l’isola in una enorme prigione, rivendicano la vocazione di Lampedusa al turismo, rifiutano l’idea di poter ancora ospitare i drammi di quel lager dicono. Oggi, certo non senza contraddizioni, l’isola che raccoglie da anni la disperazione, le sofferenze, le speranze per un futuro migliore di migliaia di migranti stipandole in un centro di detenzione, ha scoperta cosa significa indignarsi.

– Gli approfondimenti –

L’intervento di Paolo Cuttitta, Università di Palermo – L’Italiae il regime euro-africano dei controlli migratori
A occupare le prime pagine dei quotidiani e le copertine dei telegiornali, nei giorni scorsi, non è stata l’ennesima storia di naufragi e di morte ma la fuga di oltre mille stranieri dal centro di trattenimento di Lampedusa, riempitosi all’inverosimile nel corso delle ultime settimane. Il sovraffollamento della struttura è stato causato non tanto da arrivi più numerosi del solito quanto dalla scelta del governo di non procedere più a trasferimenti di stranieri (siano essi “semplici” immigrati irregolari o richiedenti asilo) verso altri centri situati in Sicilia o in altre regioni italiane. Intanto, in questi stessi giorni, il governo e il parlamento sono impegnati su due fronti. Uno è quello della ratifica di un accordo con la Libia, già approvato dalla camera (con il voto favorevole non solo dei deputati della maggioranza ma anche di molti deputati del partito democratico) e ora in attesa di approvazione da parte del senato (il voto è previsto entro il 31 gennaio). L’altro fronte è quello di una nuova intesa con la Tunisia, la cui conclusione è stata annunciata per martedì 27. La ratifica dell’accordo con la Libia (si tratta dell’accordo di amicizia concluso dal governo Berlusconi nell’agosto 2008) dovrebbe consentire l’avvio delle attività previste da un precedente accordo (concluso dal governo Prodi nel dicembre 2007), cioè l’impiego di personale italiano in operazioni di pattugliamento e controllo delle acque territoriali libiche, oltre che la fornitura di ulteriori mezzi tecnici e finanziari che si sommeranno a quelli già forniti dall’Italia alla Libia negli anni scorsi. leggi tutto>>

Le preoccupazioni dell’Alto commisariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha espresso oggi crescente preoccupazione per la situazione umanitaria dei quasi 2000 migranti, fra i quali molti richiedenti asilo, attualmente ospitati nel Centro di primo soccorso ed accoglienza di Lampedusa in condizioni di estremo sovraffollamento. Il centro di accoglienza ha una capienza massima di 850 posti e non è in grado di ospitare un così alto numero di persone. Pertanto, centinaia di soggiornanti sono costretti a dormire all’addiaccio sotto teli di plastica come unico riparo. In queste condizioni non possono essere garantiti adeguati standard di accoglienza. leggi tutto>>

Amnesty International, Save The Children, Cir, Asgi, Medici Senza Frontiere ed altre associazioni denunciano il grave ed imminente rischio di violazione dei diritti fondamentali
Le associazioni ed enti di tutela firmatari esprimono la propria vivissima preoccupazione in merito ad alcune scelte del Governo italiano relative alla complessiva gestione degli arrivi di cittadini stranieri a Lampedusa.
Contrariamente a quanto è avvenuto dal febbraio 2006, risulta infatti che il Ministro dell’Interno abbia sospeso ogni trasferimento dei cittadini stranieri dal Centro di primo soccorso e accoglienza (CSPA) di Lampedusa verso altre strutture situate nel territorio nazionale. Lo stesso Ministro dell’Interno ha altresì disposto, con proprio decreto del 14 gennaio 2008, di procedere con immediatezza, in via d’emergenza, al trasferimento della Commissione territoriale per il riconoscimento del diritto d’asilo di Trapani (competente territorialmente) sull’isola, in modo che tutte le domande di asilo presentate a Lampedusa siano esaminate con sollecitudine dalla stessa Commissione di Trapani, mantenendo nel frattempo i richiedenti nel centro di prima accoglienza e soccorso. leggi tutto>>

L’intervento del Prof Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo – Filo spinato a Lampedusa. Ed i diritti di difesa?

La recente decisione del ministro Maroni di trasferire a Lampedusa la commissione territoriale già insediata a Trapani e di trattenere nell’isola pelagica tutti i migranti che vi arrivano o che sono soccorsi da mezzi militari italiani nel Canale di Sicilia, crea le condizioni per gravi violazioni del diritto interno, del diritto comunitario e del diritto internazionale. La decisione di Maroni rischia di privare i migranti che ricevono un diniego o coloro che potrebbero impugnare un provvedimento di allontanamento forzato, di qualsiasi possibilità di difesa, tenendo conto del fatto che in quell’isola non esiste nè un ufficio giudiziario, nè tantomeno una Questura o una Prefettura. leggi tutto>>

Gallerie fotografiche da Repubblica.it:
Lampedusa in rivolta contro il nuovo Cpt
Lampedusa: il girone dei disperati

Vedi anche:
Accordi di riammissione – Maroni in Tunisia
Lampedusa – Istigazione a delinquere e dovere di solidarietà
Da oggi in funzione il Centro di espulsione
Blocchi stradali, alta tensione
Strage di migranti davanti alle coste tunisine e a Lampedusa situazione esplosiva
Lampedusa – Anche il sindaco contro il CPT
Accordi bilaterali e tutela dei diritti fondamentali dei migranti: il caso Italia-Libia
Italia-Egitto: Accordi di riammissione e divieti di espulsione e di respingimento
Viminale invia prefetto. Sindaco: sciopero generale a oltranza. Nazioni Unite: situazione insostenibile
Lampedusa, girone dei disperati – Le storie dei sopravvissuti al mare