Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Speciale pacchetto sicurezza – La società nell’ombra del sospetto

Meno sicurezza e libertà per tutti. La cultura della minaccia e del sospetto sulla testa dei migranti. Approfondimenti, interviste e commenti

Per il momento è stato solo il Senato a dare il via libera al disegno di legge 733, che modifica in senso restrittivo le già pesanti norme contenute nella Legge Bossi Fini, ma non è difficile immaginare la posizione espressa dalla Camera quando sarà chiamata a pronunciarisi. Anzi, il Ministro dell’Interno Maroni, come se non bastasse, ha annunciato di voler riproporre, proprio in sede di discussione nell’altra aula del Parlamento, il punto, ritenuto qualificante, che prevede l’allungamento dei tempi di detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione fino a 18 mesi.

Il provvedimento sulla sicurezza, nel suo complesso, interroga il futuro di una società attraversata da una crisi che, a detta dello stesso management del capitalismo mondiale, pervade incontrovertibilmente il sistema, ed è strutturale. Ci interroga quindi su quali saranno gli scenari della società che viene, sulle risposte che, in questo cambio di paradigma epocale, dobbiamo attenderci.
Certo che l’inizio, dalla parte del legislatore, non prefigura nulla di buono.

Ma si tratta di un disegno compiuto? Il legislatore è uno spietato architetto o piuttosto uno sciocco incapace?
Il pacchetto sicurezza racconta una realtà in cui emerge la continua rincorsa, il continuo tentativo, anche attraverso la produzione normativa, di addomesticare la mobilità, di agire sui corpi, sulle menti, sulla vita, di restringerne gli spazi di libertà. Tutto il complesso di norme approvate dal Senato, ma anche quelle in precedenza già entrate in vigore – il primo decreto legge contenete l’aggravante di reato per gli irregolari, i decreti legislativi su ricongiungimenti e diritto d’asilo – hanno questo risvolto profondamente intrecciato al tema del sospetto, della minaccia, del ricatto che agisce permanentemente sui soggetti in questione.
L’immigrato è disegnato come un potenziale criminale, questo è ovvio già da tempo, il pacchetto sicurezza va solo ad alimentare, con il suo alto valore simbolico, questa costruzione del nemico, del pericolo potenziale sempre imminente. Ma non solo, dall’altra parte ogni medico diventa una potenziale spia, un sospetto delatore. Questo punto del pacchetto sicurezza è particolarmente rilevante (e drammatico). Ovvio che la soppressione del divieto di segnalazione con la sicurezza poco ha a che vedere. Semmai, il suo effetto più immediato, rischia di essere proprio quello di rendere tutti più insicuri, di mettere a rischio la salute dei migranti e della collettività intera. Ma c’è un altro risvolto non di poco conto. Il rapporto di confidenza ed empatia che sta alla base della relazione tra curato e curante, diventa precario, instabile, rischioso, potenzialmente controproducente.
Centinaia di migliaia tra medici e personale ospedaliero, insieme alle più importanti organizzazioni di ordine o umanitarie, hanno dichiarato la loro indisponibilità ad accettare questo ruolo: disobbediremo dicono, continueremo nel nostro lavoro curando chi vogliamo quando vogliamo, ma questo non basta a vanificare il diffondersi del timore del sempre imminente rischio di essere segnalati e quindi espulsi.
Precarietà della vita appunto, cultura del sospetto, rischio, incertezza, ricatto e minaccia che agiscono in maniera permanente sulla vita, sul corpo, perfino sulla malattia.

Il controllo, il governo, passano attraverso tutto questo. Per la verità il governo delle migrazioni passa anche attraverso la tortura visto che le prime minacce, i migranti che ambiscono all’Europa, le subiscono nel deserto che separa la Libia (nota per gli abusi sui detenuti) dagli altri paesi dell’Africa. In questi giorni il Parlamento italiano ha approvato anche un accordo di amicizia con questo Stato.

Da un lato quindi c’è l’alto valore simbolico di un provvedimento che solo dal punto di vista della retorica ha a che vedere con la sicurezza, dall’altro invece, c’è l’effetto perverso di tutte le disposizioni che contiene, da quelle che permettono l’iscrizione angrafica (per tutti, anche per i cittadini italiani) solo a fronte dell’idoneità dell’alloggio, a quelle che introducono il permesso di soggiorno a punti, in cui il punteggio è commisurato, oltre che alla buona condotta, anche alla propensione all’integrazione, all’assimilazione dei valori si dice: addomesticare, normalizzare, regolamentare attraverso il ricatto, su questa scivolosa frontiera si muove il governo della vita.
Ma ancora, dello stesso valore, simbolico e perverso, sono le disposizioni che introducono il reato di ingresso e soggiorno irregolare – anche se a fronte dell’impossibilità di incarcerare centinaia di migliaia di pesone la sanzione prevista è una semplice, seppur costosissima, multa – o quelle che introducono una tassa, un contributo si dice, su ogni pratica di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno.
Questo ultimo punto è un’altro tra quelli particolarmente rilevanti del provvedimento. A fronte di un sistema burocratico lento ed illogico – in media un permesso viene consegnato dopo ben 291 giorni – ai migranti si chiede di pagare per sé e per i propri familiari, una tassa che varierà da 80 a 200 euro (quindi fino a 800 euro per una famiglia di quattro persone) per ricevere un permesso che di norma, viene consegnato scaduto.

Cosa produrrà tutto questo? Le tensioni e le contraddizioni in cui è immersa la nostra società non sono certo cosa nuova. Ma quali scenari abbiamo davanti? Che reazioni possiamo immaginare dal punto di vista sociale davanti in questo quadro?
C’è un diffuso e generalizzato desiderio di protezione, ne parlano a Davos gli ex-potenti della terra quando discutono l’uscita dalla crisi, ce lo raccontano le cronache di Lampedusa, di Milano (la reazione dopo l’omicidio di Abba), di Castelvolturno. Ma la società è un insieme molteplice e complesso di spinte. Dall’altro lato infatti ci sono le vicende di Nettuno, di Civitavecchia, quelle meno recenti di Pianura, le iniziative contro la costruzione delle moschee e quelle che in generale hanno una stretta correlazione con il razzismo, ad insegnarci come ciò che abbiamo davanti possa sempre essere una realtà di segno ambivalente. Ciò che emerge è un nuovo scenario che parla il linguaggio della difesa, della protezione, del rifiuto, ma che, a seconda delle condizioni storiche, culturali, materiali che si presentano, può assumere i caratteri brutali del razzismo (questo paese sembra veramente travolto da un’emergenza in questo senso), della chiusura identitaria, o comunitaria, oppure quelli della liberazione, della cooperazione, della solidarietà.
Di certo, questo è ovvio, in questo contraddittorio scenario, è necessario prender parte, sporcarsi le mani.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

Approfondimenti ed interviste:

Approvato dal Senato il Pacchetto Sicurezza. Il ddl 733
Passano la tassa di soggiorno e la soppressione del divieto di segnalazione degli irregolari per il personale ospedaliero, battuta d’arresto sulla detenzione nei cpt. Ecco cosa prevede il ddl 733: continua »

L’intervista al Prof. Sandro Mezzadra, docente presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, autore di “Diritto di fuga” e promotore della rete Uninomade
Naturalmente c’è un nesso tra queste misure e la crisi, anche se non dobbiamo mai pensare che ci sia un nesso meccanico, automatico. Evidentemente dentro questi provvedimenti confluisce anche una cultura politica rispetto all’immigrazione che è cresciuta in questi anni in Italia ed in Europa. Una cultura che per molti aspetti è stata ed è by-partisan, ma che ha poi una declinazione particolarmente odiosa nel discorso di alcune delle forze politiche che sostengono questo governo. continua »

L’intervista al Prof. Sandro Chignola, docente presso la facoltà di Filosofia dell’Università di Padova
La prima cosa da dire, secondo me, è che evidentemente la crisi comincia a mordere sul serio. Io sono abbastanza stupefatto dall’assoluto ritardo che vediamo nell’opposizione o nei partiti della cosiddetta sinistra, tutti bloccati in una posizione attendista. La crisi comincia a mordere sul serio dicevo e come sempre, la crisi, ha in sé un portato di profonda ambivalenza. Essa può evolvere nel modo peggiore. Il pacchetto sicurezza e queste dimensioni di stigmatizzazione apertamente ormai razzista nei confronti dei migranti, questo fascismo di tipo nuovo, iper-moderno che in qualche modo si annuncia non soltanto nella direzione dei migranti ma anche nelle cariche di Polizia agli operai che difendono il proprio posto di lavoro – è successo da molte parti in Italia nei giorni precedenti – l’investimento di deviazione, per il quale, invece di parlare della crisi ci si affanna a parlare della vita – come nel caso di Eluana Englaro – con retoriche oscene e ciniche che hanno investito anche quel caso, rappresentano uno dei rischi più evidenti del modo nel quale questa crisi può evolvere. continua »

Il commento del Dott. Carlo Belloni, medico chirurgo, membro del direttivo di Medici Senza Frontiere
Sicuramente si viene a creare una conflittualità tra la confidenzialità e se vogliamo anche il rapporto di empatia naturale che si deve creare tra medico e paziente. Prende piede invece un rapporto di sospetto da parte del paziente, di paura, che può tramutarsi in una denuncia ad un’autorità giudiziaria da parte di un medico che, dal mio punto di vista, dovrebbe esclusivamente limitarsi proprio per una scelta etica e deontologica ad una prestazione squisitamente professionale e tecnica. continua »

L’intervento del Dott. Roberto Marinello, medico pediatra
Certo penso che tutto il personale sanitario sia completamente d’accordo. Questa è una legge assolutamente persecutoria, inutile, sbagliata, oltre che, secondo me, molto pericolosa per la sanità e quindi ovvio che tutti i medici, almeno quelli di buon senso e spero che siano la maggioranza, si sono dichiarati indisponibili. Credo che gli appelli alla disobbedienza a questa legge ed a una sorta di obiezione siano sempre più evidenti, ma non partono solo da singoli medici, anche da interi ordini dei medici. Lo stesso ordine dei medici di Padova ha in più occasioni espresso la totale opposizione e non disponibilità rispetto a questa legge che oltre a tutto va contro alla deontologia e alle regole di comportamento minime che ogni medico deve avere. continua »

foto di Pensiero, flickr.com