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Stampa – Un esempio di disinformazione e razzismo

Commento all’articolo apparso sul quotidiano “Il Tempo”

Il 3 ottobre scorso sul quotidiano Il Tempo è apparso un articolo dal titolo “Un’etnia sempre in ‘cronaca nera’ – Hanno il monopolio criminale di clonazione e prostituzione”, dedicato ai cittadini rumeni.
Leggi l’articolo
Leggi la lettera inviata dall’Asgi al direttore de Il Tempo

Si tratta di un articolo che si commenta da solo, considerato che non fa riferimento a nessun fatto concreto, ma anzi generalizza, traendo spunto evidentemente da fatti di cronaca che, naturalmente, non riguardano solo i cittadini rumeni, ma criminali di tutte le nazionalità, a partire da quelli italiani.
Le considerazioni fatte nell’articolo si estendono a tutto il popolo rumeno, o, quanto meno, a tutta quella parte del popolo rumeno che vive in Italia. Affermazioni come “agiscono sempre in gruppo” e “la donna rumena” sono evidentemente riferite a tutta la popolazione di questo paese.
L’articolo non ha mancato di suscitare, giustamente, indignazione ed è stato commentato dalla televisione rumena, provocando passi ufficiali da parte della rappresentanza diplomatica rumena in Italia. È un articolo chiaramente razzista che – come è scritto e commentato nella lettera inviata – sembra configurare il reato di diffusione di idee fondate sull’odio razziale o etnico, reato sanzionato dalla legge 15 giugno1993, la cosiddetta legge Mancino (Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa) modificata dalla legge 24 febbraio 2006 n.85. Le affermazioni sono abbastanza esplicite e dimostrano che il giornalista ha contravvenuto a quelli che dovrebbero essere i suoi doveri fondamentali.
Quest’articolo viola infatti i principi fondamentali a partire dalla Carta dei doveri del giornalista, sottoscritta l’8 luglio 1993 dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana. In base alla stessa “…il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche”. Inoltre si impone nell’esercizio della professione “l’osservanza delle norme di legge a tutela della personalità altrui” e “l’obbligo inderogabile al rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e buona fede”.
Abbiamo qualche serio dubbio che vi sia della buona fede nell’articolo in commento, considerato che è dedicato all’intero popolo dei cittadini rumeni. Spiace dover sottolineare che in altri anni – quando c’era l’immigrazione italiana all’estero – articoli dello stesso tenore, non meno violenti e non meno ignoranti, venivano scritti sull’intero popolo italiano.
Ci auguriamo che anche l’autorità giudiziaria prenda in considerazione la violenza contenuta in queste affermazioni e l’ipotesi di reato di istigazione all’odio razziale, perché un articolo di questo genere, soprattutto se letto da persone poco informate, non può far altro che indurre all’estensione di un odio ingiustificato. Peraltro, nella lettera del presidente dell’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), si chiedeva al direttore del quotidiano di dare anche conto tempestivamente dell’attivazione nei confronti dell’autore dell’articolo del procedimento disciplinare previsto dall’art.48 della Carta dei doveri del giornalista di cui sopra.
Di questo non solo non è stato dato conto, ma anzi il direttore de Il Tempo Gaetano Pedullà, ha risposto a queste doglianze con una giustificazione che si può qualificare peggiore dell’azione stessa.
In effetti, il direttore risponde dicendo che si è trattato di “…una svista, scusateci, non giriamoci attorno: anche un giornale attento come il nostro può incorrere in alcuni errori, può esagerare nei toni, può risentire del clima di indignazione provocato da alcuni fatti criminosi. Denunciare questi episodi è compito della stampa. Generalizzare e attribuire una qualunque responsabilità a un intero popolo onesto, laborioso e tradizionalmente amico come quello rumeno è una macroscopica svista. Il Tempo ha già dato ampia ospitalità all’ambasciatore di Romania, Cristian Colteanu, condividendo totalmente le precisazioni riportate nel lungo intervento del diplomatico. Non era intenzione del giornale e del redattore offendere il popolo rumeno, ma solo riportare alcuni episodi criminali. Ogni parola in più è stata superflua”.
Nell’articolo in questione, non si parla di fatti specifici, ma di un intero popolo. Ci permettiamo quindi anche noi di aggiungere che ogni parola in più è superflua.