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Stati Uniti - Immigrazione, riforma a metà

Bozza di legge per regolarizzare 12 milioni di immigrati. Ma con molte limitazioni.

l gruppo di lavoro sulla legge per l’immigrazione del Senato Usa ha elaborato una bozza di accordo su un’ampia riforma, presentando un nuovo provvedimento che garantirebbe a tutti i 12 milioni clandestini residenti nel paese la possibilità di legalizzare la loro condizione, limitando i ricongiungimenti famigliari e introducendo misure che creano corridoi preferenziali per gli ingressi di lavoratori qualificati e altamente specializzati.

Obbligo di espatrio. La vera novità della riforma è costituita dalla proposta di adozione di un sistema a punti in grado di valutare il livello di qualificazione dei richiedenti il permesso di immigrare negli Usa. I legami familiari rimarrebbero un punto fermo, ma con minor peso rispetto alla legge in vigore. Con il nuovo disegno di legge, potrebbero venire legalizzati oltre 12 milioni di immigrati senza documenti. Chi, tra questi, ha fatto ingresso nel Paese prima dell’1 gennaio, potrà usufruire di un permesso di residenza temporaneo, in attesa della “Z Visa”, un nuovo visto che consentirà loro di vivere e lavorare legalmente nel Paese: questo documento sarà rinnovabile a tempo indeterminato e sarà concesso a tutti coloro che non hanno commesso reati, hanno un impiego e avranno pagato una tassa da 5 mila dollari. Per quanto riguarda poi i nuclei famigliari clandestini, questi avranno otto anni di tempo per tornare nel loro paese d’origine e chiedere i documenti necessari alla regolarizzazione di tutti i membri della famiglia. Ogni anno, inoltre, sarà avviato un programma che consentirà l’ingresso a tempo determinato di circa 400 mila lavoratori stranieri: questi potranno restare negli Stati Uniti per due anni e tornare solo dopo aver passato almeno un anno nel loro paese d’origine. La necessità di dover espatriare nuovamente deriva da un delicato compromesso tra i due schieramenti politici. La proposta che lo scorso anno passò al Senato con il voto bipartisan, avrebbe consentito agli immigrati di entrare negli Stati Uniti e - senza dover tornare nel proprio Paese d’origine - intraprendere l’iter verso la cittadinanza. I Repubblicani hanno imposto tale obbligo per fare in modo che la permanenza dei richiedenti il permesso per motivi di lavoro sia realmente temporanea. Tuttavia - come denunciano anche numerose organizzazioni a tutela dei diritti degli immigrati - un tale progetto non farebbe altro che alimentare una nuova ondata di immigrazione illegale, poichè la maggior parte dei lavoratori temporanei entra nella clandestinità quando il permesso scade.

I requisiti per l’ingresso. Dal 1965, gli immigrati hanno sempre dovuto ricorrere a uno sponsor negli Stati Uniti, rappresentato da familiari o datori di lavoro. La nuova proposta a punti introdurrà un programma basato sul merito, anziché esclusivamente sui legami di sangue. Istruzione, esperienza lavorativa e conoscenza della lingua saranno prerequisiti essenziali per l’ingresso. Coniugi e figli minorenni (nati all’estero) di cittadini statunitensi potranno ottenere l’ambita Green Card (permesso di soggiorno), mentre i figli maggiorenni o quelli nati all’estero da uno dei due genitori verrano maggiormente penalizzati dal provvedimento.

Nuovi agenti alla frontiera. Nel tentativo di andare incontro alle posizioni dei Repubblicani, i Democratici hanno anche acconsentito a che le novità entrerassero in vigore solo dopo l’approvazione di un nuovo giro di vite alle frontiere Usa, annunciato dalle autorità federali per contrastare gli ingressi clandestini, in special modo lungo il confine con il Messico. I Repubblicani chiedevano 18 mila nuovi agenti di frontiera e un’aggiunta di quasi 300 chilometri al ’muro’ tra i due Paesi, oltre a un sistema di verifica elettronico dei lavoratori legali.

Luca Galassi

vedi sito peacereporter.net

[ 21 maggio 2007 ]
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