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Status rifugiato a richiedente indiano per motivi religiosi/appartenenza a particolare gruppo sociale

Tribunale di Roma, decreto del 7 dicembre 2020

Con decreto emesso dal Tribunale di Roma è stato riconosciuto lo status di rifugiato a cittadino indiano commerciante (da generazioni) di mucche destinate al macello.
Il Tribunale ha accolto il ricorso del ricorrente trovando coerenza interna ed esterna al racconto dello stesso, a differenza di quanto statuito dalla Commissione Territoriale, in merito alla persecuzione patita negli anni di permanenza in India ed eventualmente patibile in caso di rientro. Persecuzione perpetrata dal Movimento “Cow protection”, organizzazione a protezione delle mucche (com’è noto animale sacro nel Paese), negli anni dal 2001 al 2015 nei confronti del ricorrente e dei suoi familiari.
Nella motivazione si è statuita, peraltro, l’ulteriore discriminazione patibile per motivi religiosi, essendo il ricorrente di religione musulmana -religione minoritaria in India-, stante pure l’inoperosità delle forze di polizia nel Paese.
Estremamente interessante, poi, è la prospettazione del danno patibile in caso di rientro, qualora egli ritornasse a lavorare nel medesimo ambito lavorativo, ritenendo le giudicanti che “per potersi mantenere è altamente probabile che sarebbe costretto a svolgere l’unica professione in cui ha sviluppato competenza, ossia quella del trasportatore di mucche da macello, correndo così il rischio di essere nuovamente vittima di persecuzione per appartenenza ad un gruppo sociale particolare, alla luce delle informazioni aggiornate reperite e delle persecuzioni già subite in patria. per motivi religiosi“.
Per tutti questi motivi, quindi, il Tribunale ravvisava “i presupposti per il riconoscimento dello status di rifugiato per motivi di appartenenza ad un determinato gruppo sociale, nella fattispecie quello dei trasportatori di mucche destinate alla macellazione e per motivi religiosi, appartenendo, l’istante, alla fede musulmana. Inoltre in caso di rientro nel Paese di origine, si ritiene fondato ed attuale il timore espresso dal ricorrente di vedere violati i propri diritti fondamentali a causa della sua appartenenza alla fede religiosa islamica e a causa della sua attività lavorativa come trasportatore e commerciante di mucche destinate alla macellazione“.

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Tribunale di Roma, decreto del 7 dicembre 2020