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da Il Giornale di Brescia del 19 aprile 2004

Stranieri e discriminati

«Vedo molta discriminazione nel mondo del lavoro nei confronti degli immigrati, ma non è certo il mondo industriale», ha sostenuto Gianfranco Tosini, responsabile del Settore Economia e Centro Studi dell’Associazione industriale bresciana, intervenendo alla tavola rotonda promossa da Confcooperative nell’ambito del progetto Equal «Assist-strategie integrate per l’accesso qualificato al lavoro». Incontro al quale hanno partecipato anche Luciano Consolati, segretario generale della Confartigianato Unione di Brescia; Paolo Foglietti, presidente settore produzione, lavoro e servizi di Confcooperative, Paolo Reboni segretario della Cisl e Graziano Fracassi, segretario della Camera del lavoro. A sostegno della tesi della discriminazione, qualche dato: su cinquantamila permessi di soggiorno rilasciati nel Bresciano per motivi di lavoro, solo 18mila sono le persone iscritte ai registri Inps. Ma l’anello debole della catena, se non lo si può individuare nel mondo industriale, dove si trova? «Se c’è, bisogna cercarlo nel mondo delle cooperative», ha aggiunto Tosini. Del resto, lo stesso Foglietti ha sottolineato che «al mondo della cooperazione bisogna crederci, ma è un mondo che può rappresentare un’opportunità per gli stranieri ma anche una trappola».

Insomma, si verifica spesso il crearsi di forme di illegalità più o meno palesi, con cooperative «costruite» strumentalmente, che aprono e chiudono in tempo quasi reale, creando seri problemi a chi ha creduto di aver in parte risolto i suoi problemi di lavoro. Anche un’illusione acquista valore reale in una fase in cui l’economia è in forte difficoltà e in cui sempre meno sono le forze in campo per cercare di condurre, o ricondurre, alla legalità un fenomeno dai mille volti. «Ci troviamo in forte imbarazzo quando, all’inizio dell’anno, il governo si informa sulle nostre esigenze per stabilire le quote degli ingressi di nuovi immigrati – ha aggiunto Tosini -. Il periodo d’oro degli anni passati è difficilmente ripetibile: rischiamo di richiedere un numero di persone, pur sapendo che tra qualche anno la metà di loro sarà disoccupata. In cinque anni abbiamo trasferito 30 mila posti di lavoro fuori Brescia, e non si tratta solo di posti dequalificati. Insomma, si sta assistendo ad un inarrestabile processo di delocalizzazione che ha i suoi riflessi anche sull’immigrazione nel suo complesso». Situazione complessa per tutti, dunque, ed ancora di più per chi si trova agli ultimi anelli della catena.

Una situazione che è stata analizzata nel libro «Oltre gli stereotipi: la discriminazione degli immigrati nel mercato del lavoro bresciano» da Maurizio Ambrosini, Chiara Buizza e Claudia Cominelli, frutto di una ricerca svolta nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Equal-Progetto Assist dal Centro studi interuniversitario Osservatorio sull’immigrazione in provincia di Brescia. Il volume è disponibile gratuitamente alla sede di Assocoop in via della Volta 183. «Immigrati discriminati? Beh, sarebbe paradossale che i nostri lavoratori lasciassero liberi i posti per gli ultimi arrivati: esiste un processo di integrazione nel mercato del lavoro e la discriminazione, se c’è, è legata alle competenze dei singoli lavoratori – ha sostenuto Luciano Consolati -. Il problema è quello della capacità professionale, non tanto se uno è immigrato o no. Ed è anche quello dell’efficacia dell’informazione tra la domanda e l’offerta di lavoro: il passaparola ha ancora un ruolo importantissimo, perché le nostre aziende hanno bisogno di lavoratori garantiti». Molte, tuttavia, sono le forme di discriminazione ancora esistenti. Ad iniziare, come ha ricordato Fracassi, dall’«ossessione del permesso di soggiorno»: si ha lavoro se si ha il permesso e viceversa. «Un meccanismo che crea ansia e rapporti difficili con i datori di lavoro». Ma è il tempo delle soluzioni. Una di queste potrebbe essere la prosecuzione dell’esperienza fatta con il progetto Equal: lavorare insieme, anche con gli enti locali, per trovare un equilibrio nella convivenza