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da Il Gazzettino on-line del 10 luglio 2004

Studenti stranieri salvati dal Tar di Roberto Cervellin

Vicenza – Sono oltre un centinaio. Molti studiano con profitto, ma al diciottesimo anno di età abbandonano la scuola. Il motivo? Evitare l’espulsione. Ma grazie a una sentenza del Tar la lenta emorragia potrebbe fermarsi.

Registra clamorosi sviluppi il caso dei ragazzi stranieri che per non diventare clandestini lasciano gli studi prematuramente alla ricerca di un lavoro. L’allarme, lanciato da tempo dalla Cigl, interessa diversi capoluoghi italiani, tra cui Vicenza e provincia dove, come detto, sarebbero oltre un centinaio gli studenti in procinto di abbandonare per sempre le aule scolastiche. «Il tutto – spiega Adriana Carotti della Cgil di Vicenza – a causa della legge Bossi-Fini sull’immigrazione che non consente al giovane maggiorenne, una volta terminato il ciclo di studi, di trasformare il permesso di soggiorno per motivi di studio in permesso per motivi di lavoro. Questo diventa quindi un clandestino a tutti gli effetti».

Ma una recente sentenza del Tribunale amministrativo potrebbe mettere in discussione, in futuro, l’applicazione della norma. Cgil, Cisl, Uil, Caritas e Associazione studi giuridici sull’immigrazione, come illustrato ieri nel corso di una conferenza stampa, hanno fatto ricorso al Tar contro la mancata concessione del permesso di soggiorno a una diciottenne straniera che vive nel Vicentino, giunta in Italia qualche anno fa grazie al ricongiungimento familiare. Questa, sei mesi dopo il compimento della maggiore età, si era vista ritirare il permesso di soggiorno in quanto disoccupata. «Ma la legge – sottolinea Carotti – dice anche che prima di respingere un permesso bisogna verificare che la persona in questione non abbia altro titolo per rimanere in Italia». Particolare, quest’ultimo, evidenziato dallo stesso Tribunale, che ha così concesso la sospensiva. «Di fatto abbiamo vinto il ricorso – sottolinea ancora l’esponente della Cgil – Nella sentenza il Tar ha ribadito che la Pubblica Amministrazione prima di agire doveva verificare se c’erano i presupposti affinché la giovane potesse rimanere in Italia.

In altre parole è stato dimostrato che anche la Pubblica Ammistrazione può sbagliare». Vicenza rimane una delle province italiane con il più alto numero di stranieri (55 mila, di cui poco più di diecimila nel capoluogo). Conclude Carotti: «A Vicenza bisognerebbe migliorare i rapporti con la questura, instaurando tavoli tecnici per discutere di certi problemi, senza arrivare subito al contenzioso».