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Terzo report della staffetta di Art Lab Occupato ad Idomeni #overthefortress

Report, foto e video dal campo di Idomeni e dall‘Eko camp di Polikastro

Idomeni non è l’unico luogo vicino alla frontiera greco macedone ad essere occupato dalla presenza di numerosi migranti.
Nelle zone limitrofe infatti diverse stazioni di servizio e benzinai sono diventate dei più piccoli accampamenti, nei quali diverse persone aspettano di sapere quale sarà il loro futuro, quale risposta l’Europa darà rispetto alla loro condizione.
Ma mentre questa risposta ancora non arriva, l’attesa è estenuante ed estremamente frustrante.

L‘Eko camp si trova in una stazione di servizio a pochi chilometri da Polikastro, lungo la superstrada che da Salonicco porta alla frontiera macedone; questo è uno degli altri agglomerati di tende che “ospitano” un numero più ridotto di migranti, circa 2000 dalle informazioni che abbiamo ricevuto. Le condizioni qui sono migliori rispetto a quelle di Idomeni, chiaramente grazie al fatto che I numeri sono molto inferiori. La situazione è maggiormente gestibile da parte dei migranti e dei numerosi volontar* che qui hanno organizzato diverse attività: da una zona per i bambini ad una scuola di inglese e arabo, un punto donna e una cucina nella quale di giorno si cucina e di sera si distribuiscono i pasti.

Qui conosciamo Khaled, iracheno di trent’anni sbarcato in grecia a meta marzo. Il suo lavoro nel campo è fondamentale: In Iran, dove si è trasferito con la famiglia all’età di un anno, faceva il traduttore, e qui mette a disposizione le proprie conoscenze per rendere migliore la convivenza e facilitare l’organizzazione delle attività. È venuto in Europa perché sogna di finire i propri studi. È laureato in scienze animali e vuole iscriversi ad un master in economia e marketing possibilmente a Milano, ma qualsiasi paese europeo gli andrebbe bene; “ogni posto è meglio dell’Iraq per me! Io sono ateo e questo non è contemplato al mio paese, sono considerato un estraneo, un traditore. L’Europa, con tutti i suoi problemi e contraddizioni è comunque nettamente meglio dell’Iraq”.

Conosce molto bene la storia politica mediorientale ed ha un punto di vista di una lucidità rara: “Isis non è l’unico problema nel mio paese, al contrario forse è solo una minima parte della crisi mediorientale. Il vero problema sono i governi, l’intransigenza e la mancanza di un’educazione che permetta una vera apertura mentale”.

Sono veramente chiacchiere piacevoli, interessanti, e non vorremmo andarcene. Il lavoro però non è finito a Idomeni, e il tempo a nostra disposizione purtroppo non è molto. “Baba“, muratore curdo che in questi giorni ha lavorato con noi alla costruzione di alcuni spazi di socialità, insiste per andare tutti alla sua tenda, dove ci attende anche “Mama”, sua moglie, e i suoi vicini. Uno di questi ha la passione per il modellismo, e costruisce imitazioni in scala di automobili ed elicotteri.

Mentre lo intervistiamo lavora con un abilità stupefacente inizia a costruire qualcosa. Un ottimo modo per passare il tempo ed ammazzare la noia mortale che caratterizza le giornate degli abitanti del campo di Idomeni. Tutto ciò che produce lo regala, non gli interessano i soldi, quello che vuole più di tutto sono compagnia e sorrisi. Intanto il c’hai è quasi pronto e ci sediamo tutti assieme attorno al fuoco. Sembra di essere in famiglia; Questo primo maggio lo ricorderemo come tra i più belli mai passati.

Domani, prima di andarcene, siamo invitati a pranzo da Baba; di certo non mancheremo. Ci sarebbero altre centinaia di esperienze e conoscenze da raccontare, e probabilmente al nostro ritorno lo faremo con i nostri amici, i nostri compagni, la nostra famiglia.

Nel frattempo dentro sentiamo già la tristezza di dover abbandonare questo Campo che, lontano dal poter essere definito un “bel posto“, è tuttavia un luogo capace di mostrarci la frugalità e la forza delle persone che lo abitano, che ci lasceranno dentro l’esempio indelebile di cosa significa vivere.