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da Il Piccolo di Trieste del 26 aprile 2007

Tommasini: «Il Cpt deve essere chiuso. Noi restiamo contrari»

Presa di posizione del sindaco

Gradisca. Per adesso, una ristrutturazione. Che, tradotto, vuol dire che sarà tolto il numero più alto possibile di sbarre. Il Centro di permanenza temporanea di Gradisca, dunque, supera l’esame dei ministri Amato e Ferrero che hanno riscritto la legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Mentre quelli di Brindisi, Ragusa e Crotone saranno chiusi, per i Cpt di Bologna, Modena, Torino e, appunto, Gradisca si parla «solo» di ristrutturazione. Nello specifico isontino, in particolare, i lavori dovranno cercare di togliere alla struttura realizzata all’interno dell’ex caserma Polonio l’aspetto di carcere che ha ora.
«In realtà, però, che venga tolta solo qualche sbarra a noi interessa poco. Noi vogliamo che il Cpt sia chiuso. Punto e basta». Il sindaco di Gradisca Franco Tommasini è chiaro. Quando venne eletto si ritrovò il Cpt come eredità dall’amministrazione precedente ma lui e i suoi uomini sono sempre stati contrari. «Che si chiami Centro di permanenza temporanea o Centro di accoglienza, per quanto ci riguarda non cambia nulla. Semplicemente noi ne siamo contrari».
E allora conta, il sindaco della città isontina, su un passaggio preciso dell’intervento del ministro dell’Interno Amato in sede di illustrazione della nuova legge: lo studio che sarà avviato «terrà conto delle esigenze che emergeranno dal territorio, attraverso un’attenta valutazione della posizione espressa dai rappresentatnti degli Enti territoriali» ha detto il ministro. «E anche l’ambasciatore de Mistura, che ha guidato la commissione ispettiva che è venuta a Gradisca in autunno, lo ha ammesso: da nessuna parte in Italia ha trovato una tale contrarietà al Cpt, a tutti i livelli. Qua siamo tutti d’accordo per il no al Cpt: Comune, Provincia, Regione, associazioni, organizzazioni. Tutti» spiega ancora Tommasini. «E questo dovrà essere tenuto nel debito conto visto che lo stesso ministro ha detto che viene dato ascolto alle realtà locali. Una contrarietà, aggiungo, che personalmente ribadisco anche al signor Prefetto in tutte le occasioni che ho di poterlo incontrare. Una contrarietà che avevo espresso anche direttamente al ministro Ferrero nel corso di un convegno a Trieste pochi mesi fa».
Aspettando di capire comunque che fine faranno i Cpt (e con essi i Centri d’accoglienza e i Centri di identificazione, uno dei quali sta per sorgere sempre a Gradisca, contiguo al Cpt, sempre nell’area della ex Polonio: «I lavori proseguono, anzi sono ormai quasi terminati» conferma il sindaco Tommasini), a Gradisca dunque i lavori di «ristrutturazione» annunciati dovrebbero soprattutto rendere «meno oppressiva» l’intera struttura. Via le sbarre, quindi. Anche se, paradossalmente quasi, Tommasini in realtà ne vorrebbe di più, di sbarre. «Beh, non l’abbiamo mai nascosto: visto che c’è questa struttura perchè non riconvertirla in carcere? Quello di Gorizia, in via Barzellini, è fatiscente, sorge in una struttura assolutamente inadeguata come denunciato da più parti a più riprese. Bene, facciamo il nuovo carcere di Gorizia qua, alla ex Polonio».
di Guido Barella