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tratto da: Guidasicilia.it

Tra morti in mare e politica

Mentre dalle acque affiorano cadaveri il cammino della politica sull'immigrazione...

L’ultima tragiche pesca è stata fatta l’altro ieri dall’equipaggio di un rimorchiatore maltese: è stato ripescato il cadavere di una donna. Il rimorchiatore aveva precedentemente soccorso 23 clandestini a largo dell’isola di Malta, poi imbarcati sulla nave militare ‘Sibilla’ e trasportati fino a Lampedusa.
Il corpo senza vita della donna è stato messo a disposizione della Procura di Agrigento, poi verrà tumulato.
Secondo i racconti di alcuni dei 23 clandestini, durante il viaggio sarebbero morte altre quattro persone, oltre alla donna trovata in acqua. I dispersi sarebbero due donne, un uomo e un bambino. Gli immigrati hanno raccontato di essere partiti dalle coste libiche la settimana scorsa e di avere affrontato cinque giorni di viaggio su una barca di sei metri. Alla vista del rimorchiatore i clandestini avrebbero cercato di salire sulla barca maltese, facendo così capovolgere il natante sul quale avevano viaggiato. L’uomo disperso sarebbe stato visto l’ultima volta dai clandestini mentre si aggrappava a una tanica di benzina caduta in mare.

Il fenomeno dell’immigrazione, dunque, continua ad avere i suoi terribili risvolti nel mare e continua ad essere sul banco delle discussioni politiche. Due livelli che sembrano di primo acchito inconciliabili, visto la portata emotiva nel primo caso e la freddezza fatta di parole, carte e burocrazia nel secondo, ma che sono strettamente legati.
E proprio sui banchi della politica ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di delega al governo (formulato dai ministri Giuliano Amato e Paolo Ferrero) per la riforma del testo unico sull’immigrazione firmato dal precedente esecutivo, la legge Bossi-Fini.

La nuova legge si basa su tre punti cardine: governare in modo razionale l’immigrazione regolare, promuovere l’integrazione e scoraggiare l’illegalità. Intorno a questi obiettivi sarà organizzato l’insieme di norme che regoleranno l’entrata e il soggiorno in Italia. Un meccanismo di ingresso ”regolare” che faciliti l’incontro tra domanda e offerta di lavoro straniero.

Programmazione triennale – Il ddl Amato-Ferrero, proposto a fine aprile e ora approvato dal governo, prevede una programmazione triennale dei flussi, anziché annuale come accadeva con la Bossi-Fini. Le quote d’ingresso degli stranieri, tuttavia, potranno subire ”singoli provvedimenti di adeguamento” annuali. A definire le quote sarà l’effettiva richiesta di lavoro, con uniche deleghe per colf a badanti, vale a dire per il ”lavoro subordinato domestico” e la ”assistenza alla persona”.

Liste di collocamento – La richiesta di lavoro sarà gestita grazie all’utilizzo di banche di dati e liste specifiche, un meccanismo in cui resterà anche la possibilità della ”chiamata per conoscenza diretta”. I lavoratori disposti a venire in Italia, in pratica, potranno registrarsi in liste pubblicate su internet suddivise per singole nazionalità. Le candidature saranno poi organizzate in graduatorie basate sull’anzianità di iscrizione, sulla conoscenza dell’italiano e sul possesso di titoli professionali. I datori di lavoro alla ricerca di dipendenti potranno accedere autonomamente alle liste. Oppure saranno gli ”sponsor”, organismi istituzionali come Regioni, enti locali, associazioni professionali o sindacali, ad ”adottarli”, fornendo garanzie di carattere patrimoniale sul loro sostentamento e sul loro eventuale rimpatrio.

Semplificazione burocrazia – Il ddl punta a snellire la burocrazia nella gestione dei flussi. Per questo sono previste semplificazioni delle procedure per il rilascio del visto e dei moduli necessari alle amministrazioni coinvolte. Verrà creata inoltre una ”corsia preferenziale per l’accesso di lavoratori qualificati”: l’intento è infatti quello di conciliare la gestione dei flussi migratori con ”le mutevoli capacità di assorbimento delle singole realtà territoriali”. In particolare queste ”corsie” saranno destinate a personale qualificato e ai ”talenti” nei campi della ricerca e della scienza, della cultura e dell’arte, dell’imprenditoria, dello spettacolo e dello sport. Per questi lavoratori è prevista la concessione ”veloce” di un permesso di soggiorno aperto della durata massima di cinque anni.

Permessi di soggiorno più lunghi – I permessi di soggiorno legati a lavori a tempo determinato saranno rilasciati per uno o due anni, a seconda se il contratto è di durata inferiore o superiore a 6 mesi. Per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato, invece, avranno una durata di tre anni.

Espulsioni e fondo rimpatri – Si vuole tentare la collaborazione con gli immigrati, per rendere effettivi gli eventuali rimpatri. Vengono dunque introdotti programmi specifici di rimpatrio volontario e assistito, ai quali potranno accedere gli immigrati che collaborano alla propria identificazione. Inoltre un Fondo nazionale rimpatri verrà destinato a finanziare i programmi di rimpatrio volontario. Chi collabora potrà godere di una riduzione dei tempi di divieto di reingresso.
Centri di permanenza temporanei – Non ne è prevista l’abolizione ma il loro progressivo svuotamento, nella speranza che questo sia reso possibile da un alleggerimento della ”platea dei soggetti potenzialmente destinati a queste strutture”. Sono infatti previste nuove procedure per l’identificazione e l’eventuale espulsione degli stranieri senza passare per il Cpt. L’obiettivo è quello di evitare che i centri si trasformino nel ”proseguimento del carcere in altra forma”. Gli stranieri in condizioni di bisogno saranno invece accolti in strutture diverse dagli attuali Centri: si tratterà di strutture di accoglienza vera e propria, non a carattere detentivo, e la permanenza sarà limitata. Resterà in funzione un numero limitato di Centri destinati agli stranieri da espellere che si sono sottratti all’identificazione. I Centri saranno infine trasparenti: vi potranno entrare le autorità politiche, le associazioni ed i giornalisti.

Assolutamente contrario al ddl il vice presidente del Senato Roberto Calderoli (Lega Nord), che ha minacciato di indire ”un referendum che cancelli questo obbrobrio di legge che priva il popolo della propria sovranità sottoponendolo ad ogni possibile rischio sotto il profilo della sicurezza”. Calderoli considera l’approvazione del ddl ”una dichiarazione di guerra” che ”svende il Paese agli immigrati” e ”minaccia di rendere la vita difficile alla maggioranza in Senato”.
Secondo Maurizio Gasparri, dell’esecutivo di Alleanza Nazionale, ”la volontà del governo di rivedere la legge Fini-Bossi sull’immigrazione smentisce tutte le parole propagandistiche di Veltroni e di altri amministratori locali della sinistra che si sono resi conto che le sconfitte dell’Unione nascono soprattutto dall’oppressione fiscale e dalla resa ai Rom ed agli immigrati clandestini”. ”Semmai fossero approvate le proposte dissennate di Amato e Ferrero con sponsor e permessi facili avremmo un’autentica invasione nel nostro paese. Se la legge Fini-Bossi va corretta lo si deve fare in termini più restrittivi. Tenga poi conto il governo che la Commissione europea si è già espressa più volte contro il ritorno a sponsor e a norme permissive ed errate. Non possiamo essere il ventre molle d’Europa e non possiamo consentire che prevalga una legislazione permissiva e lassista in termini di immigrazione”. ”Nel Parlamento e nel Paese – conclude Gasparri – ci batteremo con determinazione per impedire che proposte errate e demagogiche diventino leggi della Repubblica”.

Intanto i migranti annegano diventando, quando ne vengono rinvenuti i poveri corpi galleggianti, lapidi senza nome.