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Treviso – 11 scrittori contro il razzismo istituzionale

Tra razzismo ed esclusione si fa strada la voce di un Veneto che non ci sta

Le parole degli 11 scrittori radunatisi a Treviso domenica 27 gennaio hanno fatto riflettere e dibattere i più di mille giunti in piazza ad ascoltarli, ma oltre a ciò ha fatto discutere l’iniziativa antirazzista che interlocutori di tendenze diverse, e non solo politiche, hanno promosso per “dare voce ad un Veneto che non andrà mai in prima pagina perché usa il cuore e il cervello”, queste le parole di Roberto Ferrucci uno degli scrittori presenti all’iniziativa. E invece in prima pagina ci è andato e tutti i quotidiani regionali e nazionali ne hanno parlato per oltre dieci giorni. Finalmente il Veneto è stato scosso o si è scosso il bavaglio che per diversi mesi lo ha ammutolito e reso passivo difronte agli episodi di arroganza e razzismo promulgati da sindaci, consiglieri comunali e figure istituzionali. Perché di questo si tratta: di ordinanze e misure che si insinuano ai confini della legislazione e che non riguardano disposizioni generali ma il voler gestire istituzionalmente l’ “emergenza” e l’ “invasione” dell’immigrazione in Veneto in particolare in specifici comuni della regione.

La numerosa presenza in piazza, e non solo, ha contribuito a sfumare l’immagine di quel Veneto severo con gli immigrati, soggiogato dal pensiero leghista e paladino delle virtù securitarie dei suoi sindaci. Esiste un Veneto antirazzista, non di certo minoritari e al quale si dà meno voce sui quotidiani, un Veneto complesso e faticoso da ritrarre anche dai media che si accontentano sempre più spesso delle rozzezza e della caricatura politica, un Veneto dove la numerosissima presenza immigrata ricopre una densissima fetta dell’economia di questa Regione e traina settori fondamentali senza i quali non rimarrebbe viva l’ostentata immagine del benessere Nord-Est.

Di certo a molte di queste cariche istituzionali sembra manchi l’abc della convivenza sociale e della Costituzione, soprattutto negli ultimi mesi, ma allargando un po’ lo sguardo cosa dire dei decreti d’emergenza verso i cittadini comunitari? Delle ruspe verso le zone di sosta nelle periferie delle nostre città italiane? Di tutte le preclusioni, detenzioni, deportazioni dei migranti attuate dal nostro governo che spesso passano in sordina? E allora forse non si tratta solamente di colpi di testa e caricature di un Veneto primitivo ma in qualche modo molte operazioni sicuritarie portate avanti dal governo nazionale ci danno il sentore che qualcosa/qualcuno riconosca in esse un metodo nobile per amministrare la presenza immigrata.

Magari il prosindaco di Treviso Gentilini si vergognerebbe se sapesse che il soprannome “sceriffo” con il quale si compiace farsi chiamare deriva dall’arabo sharif e significa proprio nobile. Ma nobile in questa occasione è stata la parola, la parola degli scrittori che hanno raccolto in essa la vita, l’antirazzismo e ciò che ben altro questo territorio è, in dissonanza con la propaganda dei sindaci e le operazioni nazionali di ostilità verso i cittadini immigrati.