Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Tuzla: due mesi dopo

La campagna Lesvos calling lungo la rotta balcanica

Photo credit: Martina Perrone

Nell’ambito della campagna Lesvos Calling, come associazione Open Your Borders (Padova), siamo tornati per la seconda volta in Bosnia per monitorare la situazione tra Tuzla e Sarajevo. Paese che per la maggior parte delle persone migranti doveva essere una corta tappa di un viaggio verso gli stati centrali dell’Unione europea, ma che per molti si sta trasformando in una lunga permanenza a causa dei brutali respingimenti ad opera della polizia croata; per questo motivo si tenta di entrare nella “fortezza Europa” attraverso nuove vie come la frontiera tra Serbia e Romania, ritenuta meno controllata ma descritta da testimoni come comunque teatro di violenze efferate.

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Tuzla, come già verificato nella prima staffetta, rappresenta sempre di più un crocevia della balkan route pur non essendo una città di confine. La situazione è stata inizialmente affrontata da alcuni cittadini che, organizzatisi spontaneamente, hanno cercato di trovare soluzioni e fornire beni di prima necessità alle persone in transito. A distanza di due mesi, con l’arrivo di fondi e mezzi da organizzazioni internazionali fra le quali l’IOM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), alcune di queste realtà auto-organizzate si sono trasformate in strutture formali che ha permesso, ad esempio, l’apertura di una “Safe House” e la progettazione di uno spazio dedicato ai minori.
Durante la visita alla “Casa sicura”, abbiamo incontrato persone in estrema difficoltà psico-fisica, che hanno potuto trovare in questo luogo una tregua dalla situazione precaria di rifugiato. Lo spazio per i minorenni invece, è ancora in allestimento, e servirà a creare una realtà protetta per i soggetti di questa fascia d’età.

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Tornando alla stazione di Tuzla, balza subito all’occhio l’aumento delle tende, più che raddoppiate rispetto a due mesi fa. Ogni notte sono presenti circa 300 migranti (provenienti principalmente da Afghanistan, Pakistan, Magreb, Bangladesh, India), anche se non è facile quantificare un numero preciso. Infatti, molti scelgono di ripartire dopo un breve periodo, tentando di attraversare i confini o spostandosi all’interno del territorio bosniaco. Con il mitigarsi dell’inverno sono aumentati gli arrivi dalla Serbia, tanto che gli attivisti locali ci riferiscono di un’affluenza straordinaria solo nell’ultima settimana.

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Oltre alla presenza di adulti e famiglie, è aumentato il numero di minori non accompagnati che, nonostante la loro età, non godono di alcun trattamento specifico e, come ogni ospite della stazione, non hanno accesso ad acqua corrente, docce e servizi igienici.

Come previsto sia dai migranti che dagli attivisti locali, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente con l’aumento degli arrivi per la bella stagione, facendo risultare insufficiente l’operato del circuito di solidarietà cittadino.

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* Photo credit: Martina Perrone

#Lesvoscalling

Una campagna solidale per la libertà di movimento
Dopo il viaggio conoscitivo a ottobre 2019 a Lesvos e sulla Balkan route, per documentare e raccontare la drammatica situazione sull'isola hotspot greca e conoscere attivisti/e e volontari/e che si adoperano a sostegno delle persone migranti, è iniziata una campagna solidale lungo la rotta balcanica e le "isole confino" del mar Egeo.
Questa pagina raccoglie tutti gli articoli e il testo di promozione della campagna.
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