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UNHCR – Il peggioramento delle condizioni di vita all’interno della Siria e nella regione circostante alimentano la disperazione, spingendo migliaia di persone a raggiungere l’Europa

Il peggioramento delle condizioni di vita in Siria e nei paesi limitrofi sta portando migliaia di siriani a rischiare il tutto per tutto intraprendendo pericolosi viaggi verso l’Europa. Mentre la crisi entra nel suo quinto anno senza alcun segno di una soluzione politica in vista, la disperazione aumenta e la speranza va esaurendosi.

All’interno della Siria, gli ultimi mesi sono stati terribili. I combattimenti si sono intensificati in quasi tutti i governatorati, con un incremento degli attacchi con razzi e colpi di mortaio su Damasco, delle esplosioni di veicoli in grandi città come Lattakia, Aleppo, Homs, Hassakeh e Qamishli, e pesanti bombardamenti a Zabadani e nell’area rurale di Damasco. Le rappresaglie che ne conseguono provocano la fuga di migliaia di persone.

In questa escalation di violenza, le persone hanno perso i loro mezzi di sostentamento e le loro case; la disoccupazione è in aumento in tutti i settori, così come l’inflazione, mentre il valore della moneta precipita – al punto che la sterlina siriana ha perso il 90 per cento del suo valore negli ultimi quattro anni. In molte parti della Siria, l’elettricità è disponibile – nel migliore dei casi – solo 2-4 ore al giorno, e in molte regioni si deve far fronte alla scarsità d’acqua. Più della metà della popolazione vive in condizioni di estrema povertà. Nonostante le numerose difficoltà e le condizioni operative precarie, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) continua a fornire aiuto a chi ne ha bisogno in tutta la Siria: beni di prima necessità, contanti, assistenza sanitaria, alloggi, supporto psico-sociale e assistenza legale.

Attualmente i siriani si trovano ad affrontare difficoltà sempre maggiori per trovare sicurezza e protezione nei paesi vicini, i quali, di fronte alla presenza di un numero imponente di rifugiati, di insufficienti misure di supporto a livello internazionale e a problemi di sicurezza, hanno preso da quest’anno provvedimenti per arginare il flusso di rifugiati – per esempio limitando l’accesso alle frontiere, o controllandole in modo più serrato, o ancora introducendo requisiti onerosi e complessi nel caso in cui i rifugiati volessero prolungare il loro soggiorno.

I rifugiati nei paesi vicini sono già 4,08 milioni – la stragrande maggioranza dei quali vive al di fuori dei campi formali – e per molti di loro la speranza va diminuendo man mano che affondano nella povertà assoluta. Recenti studi condotti in Giordania e Libano, per esempio, hanno riscontrato un marcato aumento della vulnerabilità dei rifugiati, che si accompagna a una riduzione dei finanziamenti per i programmi in loro favore.

In Giordania, la situazione per più di 520mila siriani che vivono al di fuori dei campi profughi del paese è sempre più grave. Una recente valutazione dell’UNHCR ha mostrato che l’86 per cento di coloro che si trovano in aree urbane e rurali vive attualmente al di sotto della soglia di povertà, avendo esaurito i risparmi o altri beni di cui precedentemente disponevano. Di conseguenza, più della metà di tutte le famiglie di rifugiati si ritrova molto indebitata; queste famiglie stanno prendendo misure sempre più estreme per farcela, ad esempio riducendo la quantità di cibo o inviando membri della famiglia – compresi i bambini – a chiedere l’elemosina.

Un quadro altrettanto desolante si può osservare anche in Libano, dove i risultati preliminari di un recente studio sulla vulnerabilità hanno svelato che il ​​70 per cento delle famiglie di rifugiati siriani vive ben al di sotto della soglia di povertà nazionale – rispetto al 50 per cento nel 2014. Anche in questo caso, sempre più rifugiati stanno comprando cibo a credito, ritirano i bambini da scuola e ricorrono all’elemosina.

In questo contesto, il Programma Alimentare Mondiale è stato costretto da questo mese a togliere l’assistenza alimentare a 229mila rifugiati in Giordania – in quella che è l’ultima in ordine di tempo e la più grave riduzione degli aiuti alimentari in tutta la regione nel corso di quest’anno a causa delle gravi carenze di finanziamento.

Il Programma per i Rifugiati e la Resilienza in Siria per il 2015 è attualmente finanziato solo per il 37 per cento. Sono colpiti tutti i settori del programma di aiuti. In tutta la regione, circa 700mila bambini rifugiati siriani sono rimasti fuori dalla scuola nell’anno scolastico appena trascorso. Molto presto, molti rifugiati che vivono in alloggi con standard inferiori alla norma si troveranno ad affrontare un altro inverno in esilio.

Alla maggior parte dei rifugiati in Giordania e Libano mancano le risorse finanziarie per intraprendere il viaggio costoso e pericoloso per raggiungere l’Europa, e non avendo alcuna prospettiva di poter tornare sani e salvi in ​​Siria, questa situazione sta portando ad un crescente senso di disperazione e di intrappolamento. Una venticinquenne, proveniente da Damasco e madre di tre figli, che vive in un’unità abitativa nella città settentrionale della Giordania di Mafraq, ha dichiarato all’UNHCR che si sente come prigioniera nella sua casa di fortuna. Incapace di uscire o di fare qualsiasi cosa, ha perso ogni speranza per il futuro.

Ci sono 4.088.099 rifugiati siriani registrati nei paesi confinanti con la Siria, tra cui 1.938.999 in Turchia, 1.113.941 in Libano, 629.266 in Giordania, 249.463 in Iraq, 132.375 in Egitto e 24.055 in diversi paesi del Nord Africa. Solo il 12 per cento dei rifugiati in tutta la regione vive in campi profughi formali.

* foto tratta da nena-news.it (Near East News Agency, Agenzia Stampa Vicino Oriente)