Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Mattino del 22 marzo 2004

Ufficio immigrazione, scandalo file di Dario Del Porta

Napoli- In fila per tutta la notte. Incuranti della pioggia, costretti a ripararsi con qualche vecchia coperta. E spesso obbligati a ricomiciare daccapo il giorno seguente e chissà quante altre volte ancora. Succede in via Galileo Ferraris, alle porte dell’Ufficio immigrazione della questura al quale si rivolgono gli extracomunitari per ottenere il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno oppure la carta di soggiorno o di ricongiungimento con i familiari.
Gli sportelli aprono alle 8.30 ma per poter visionare le proprie pratiche bisogna rassegnarsi a code lunghissime. Una situazione acuitasi a seguito della introduzione della legge Bossi-Fini che non sono solo i diretti interessati a segnalare. L’allarme per i disagi vissuti dagli immigrati viene evidenziata anche dai loro datori di lavoro.
Racconta ad esempio l’avvocato Fabrizio Perrone Capano: «La mia dipendente, cittadina dell’Ecuador, deve rinnovare il permesso di soggiorno. La notte del 17 marzo scorso si è recata in questura alle 2 a prendere un numero. Le hanno dato il 70. È rimasta in fila tutta la notte. Alle 8.30 le hanno detto che non potevano lavorare più di sessanta pratiche e l’hanno mandata via. Un agente le ha consigliato di tornare l’indomani alle 17 e di fare la medesima fila fino all’apertura del giorno dopo. Non ho parole per esprimere lo sdegno che provo».

Al Mattino si rivolge anche Luigi Edileni, di 85 anni, che riferisce: «Ho una badante da quattro anni con regolare permesso di soggiorno. Sono già tre giorni che fa la fila tutte le notti per poter rinnovare tale permesso. Non si ha idea di cosa succede: folla enorme per la distribuzione dei numeri per accedere all’ufficio che sono molto limitati». Delle difficoltà è naturalmente al corrente il questore Franco Malvano, che appena giovedì scorso ha incontrato Jamal Qaddora, responsabile per l’immigrazione della Cgil e nei prossimi giorni vedrà altre sigle sindacali per mettere a punto un piano che prevede, fra l’altro, anche la delocalizzazione di una parte dell’ufficio.
Afferma Qaddora: «Il questore ci ha assicurato che farà di tutto per risolvere la situazione. Per quanto ci riguarda, stiamo cercando di attirare l’attenzione su questo problema da un sacco di tempo. L’opinione pubblica però ci ha ignorati, e non mi riferisco solo ai mezzi d’informazione. Tra gli immigrati c’è molta tensione e questo è comprensibile perché con il permesso di soggiorno scaduto un immigrato non rimane solo senza un pezzo di carta: le conseguenze immediate sono la sospensione dall’anagrafe, la sospensione dell’assistenza sanitaria da parte dell’Asl.
Persone che sono in Italia da venti anni, come un siriano con il quale ho parlato nei giorni scorsi, lavorano e hanno messo in piedi una famiglia si trovano da un momento all’altro senza diritti fondamentali».

Le file raccontano storie di persone costrette a sacrifici incredibili pur di portare a compimento la pratica. «Potrei riferire decine di episodi – commenta Qaddora – l’altra sera ho visto due somali che avranno avuto più di sessant’anni coprirsi con due coperte, sotto la pioggia, e prepararsi a trascorrere in quel modo la notte. Avrei voluto dire loro qualcosa. Ma non ce l’ho fatta, non potevo fornire loro le risposte che meritavano».