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Ultimatum segreto dell’UE all’Afghanistan: accettare 80.000 rimpatriati o perdere gli aiuti

Sune Engel Rasmussen, The Guardian - 28 settembre 2016

Foto: Yannis Behrakis/Reuters
Migranti afghani aspettano di essere registrati in un campo sull'isola greca di Lesbo.
Migranti afghani aspettano di essere registrati in un campo sull’isola greca di Lesbo.

In occasione dell’assemblea a Bruxelles tra paesi donatori e governo Afghano della prossima settimana, l’Unione Europea sta pianificando in segreto di minacciare l’Afghanistan con una riduzione degli aiuti al paese devastato dalla guerra, a meno che non accetti un minimo di 80.000 richiedenti asilo rimpatriati.

Stando a quanto scritto nella nota riservata appena trapelata, l’UE ha intenzione di rendere alcuni dei suoi aiuti “vincolati alla questione migrazione”, pur essendo consapevole del peggioramento delle condizioni di sicurezza in Afghanistan.

Nel frattempo il governo Afghano deve vedersela anche con disordini interni e non è riuscito a rivitalizzare l’economia né a creare lavoro per i giovani, che abbandonano il paese a frotte.

Assorbire 80.000 espulsioni sarebbe davvero difficile per l’Afghanistan. Dall’inizio del 2016 circa 5.000 Afghani hanno fatto volontariamente ritorno dall’Europa.

“Si tratta di una richiesta irragionevole al governo Afghano, che non è in grado di gestire tali numeri,” ha detto Timor Sharan, analista capo dell’International Crisis Group in Afghanistan.

Gli afghani sono il secondo gruppo più numeroso tra i migranti in arrivo in Europa: l’anno scorso 196.170 hanno richiesto asilo.

Nel corso del vertice di due giorni a Bruxelles, che inizierà il 4 Ottobre, i paesi donatori dovrebbero grosso modo raggiungere la quota promessa alla conferenza di Tokyo nel 2012, ossia 4 miliardi di dollari annui per i quattro anni seguenti.

La pressione sull’Afghanistan è parte di una più ampia strategia dell’UE di concedere gli aiuti per i paesi poveri solo se questi accetteranno di prendersi i migranti espulsi.

L’esempio più noto è l’accordo da 6 milioni di euro offerto alla Turchia perché si riprendesse i richiedenti asilo e migliorasse i controlli alle frontiere. Tra gli altri paesi interpellati anche il Niger, l’Etiopia, la Nigeria, il Libano e la Libia. L’UE ha anche preso in considerazione accordi simili con l’Eritrea e il Sudan, i cui governi sono accusati di crimini contro l’umanità e crimini di guerra.

Gli analisti avvertono l’UE che rimandare queste persone in Afghanistan significa rimandandole verso il pericolo e l’indigenza.

Yousuf* è fuggito dall’Afghanistan nel 2011. Suo padre era un poliziotto sotto il regime comunista degli anni ’80. Yousuf, 28 anni, lui stesso comunista, ricevette minacce e finì quasi ucciso da una bomba talebana.

Fuggì in Russia, dove ebbe modo di leggere la Bibbia. Da sempre avverso all’Islam, Yousuf ha detto di aver trovato le storie cristiane di Gesù oneste e accattivanti. All’inizio del 2016 ha lasciato la Russia per stabilirsi in Norvegia, dove ha detto di essersi ufficialmente convertito, una mossa destinata ad infiammare l’ira dei fondamentalisti islamici se mai facesse ritorno in Afghanistan.

Di recente, tuttavia, è stato espulso. O le autorità norvegesi non credevano nella sincerità della sua conversione, o non pensavano che questa avrebbe messo a rischio la sua vita, sostiene Yousuf. Il 19 settembre è arrivato a Kabul. Dopo una settimana ha finalmente trovato il coraggio di lasciare la sua camera in affitto e a uscire cautamente per strada.

“La vita qui è molto difficile. Io ho questioni personali con i talebani, ma mi preoccupo anche per le altre persone che vivono in questa società. I cristiani qui non hanno alcun valore”, dice.

Secondo Sharan, l’Afghanistan “non è assolutamente sicuro”. “La giustificazione dell’UE è che queste persone possono semplicemente stabilirsi in altre parti dell’Afghanistan, [oltre a quelle da cui provengono]”, ha detto. “Ma la situazione è mutevole per quanto riguarda la sicurezza. I posti, le città, le autostrade che un mese fa erano sicure ora non lo sono più.”

Con l’aumentare degli attacchi dei talebani aumentano anche le vittime civili. Secondo l’ONU, l’anno scorso in Afghanistan 11.000 persone sono state uccise o ferite, un numero senza precedenti.

Vetri rotti e detriti all'interno di un ristorante dopo l'attacco suicida del giugno 2016 nella capitale afghana Kabul.
Vetri rotti e detriti all’interno di un ristorante dopo l’attacco suicida del giugno 2016 nella capitale afghana Kabul.

Anche a Kabul la violenza cresce. A luglio un attentatore suicida ha ucciso almeno 80 manifestanti. In agosto, più di una dozzina di studenti e dipendenti sono stati uccisi in un attacco ad un’università.

Benché le città siano relativamente sicure, è difficile guadagnarsi da vivere.

Il lavoro spesso si trova attraverso rapporti sociali, e molti richiedenti asilo hanno vissuto per anni, se non decenni, in Iran o Pakistan prima di emigrare in Europa, ha detto Sharan.

Molti dei rimpatriati non rimangono in Afghanistan, decidendo invece di ritentare la sorte in Europa, o di stabilirsi nei vicini Iran e Pakistan. Abdul Ghafoor, direttore dell’Afghanistan Migrant Advice and Support Organisation (un’organizzazione afghana per l’assistenza ai migranti), lui stesso un tempo richiedente asilo in Norvegia, ha detto che la maggior parte di rimpatriati che ha incontrato lasciano l’Afghanistan.

Ha aggiunto che alcuni di loro si sono trovati immediatamente a fronteggiare nuovi pericoli. Un recente attacco ad un ostello al centro di Kabul ha avuto luogo vicino ad un hotel che ospitava i migranti rimpatriati.
“Tutte le finestre dell’hotel erano rotte. Le famiglie sono state sbalzate fuori dei letti”, ha raccontato Ghafoor.

Nella nota trapelata l’Unione Europea afferma di essere “consapevole del peggioramento delle condizioni di sicurezza e delle minacce cui le persone sono esposte” e del fatto che l’Afghanistan sta subendo “livelli record di attacchi terroristici e vittime civili”.
La nota aggiungeva: “Nonostante ciò, più di 80.000 persone potrebbero esservi rimandate nel prossimo futuro”.

Un funzionario dell’UE ha affermato via e-mail: “Non abbiamo niente da dichiarare sui documenti trapelati”, aggiungendo che l’UE e l’Afghanistan hanno un “dialogo costruttivo” sul tema della migrazione.

* Nome cambiato per ragioni di sicurezza.