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da La Stampa di Torino del 6 agosto 2008

Un crocerossino pusher dei clandestini

Torino, arrestato nel Centro mentre passa la dose

Torino – Traffico di droga all’interno del Cie (Centro identificazione ed espulsione) di Torino. La polizia ha arrestato un milite della Croce Rossa, 51 anni, italiano e incensurato, sorpreso in flagrante mentre passava una dose, in cambio di soldi, a un migrante in attesa di essere rimpatriato. In carcere anche i pusher marocchini che avrebbero utilizzato il milite come corriere all’interno della struttura, recentemente ristrutturata e da qualche ora sorvegliata dagli alpini della Taurinense.

Gli agenti del commissariato di Porta Palazzo tenevano d’occhio l’italiano da alcuni mesi, da quando i sospetti si erano addensati su un nucleo di nordafricani con base nel quartiere. Erano stati protagonisti di uno scambio di droga con alcuni personaggi finiti poi in quello che allora si chiamava ancora Cpt (Centro di permanenza temporanea). Un’operazione complessa. Dalla questura per ora solo silenzio, in attesa della decisione del gip sulla convalida degli arresti.

Uno degli aspetti che l’indagine (coordinata dai pm Anna Maria Loreto e Marcello Tatangelo) dovrà chiarire sono i retroscena dell’arresto. Se si tratta cioè di un caso isolato o se, al contrario, il traffico di stupefacenti era da tempo radicato all’interno del Cie di corso Brunelleschi che si trova nel cuore di un quartiere residenziale torinese. Dai pochi particolari emersi dalla cortina di silenzio imposta dai magistrati, pare che l’episodio sia avvenuto qualche giorno fa.

Amara sorpresa
In realtà i particolari di cronaca di quest’inchiesta delicata sembrano avere rilievo secondario. A destare sorpresa e allarme è il fatto che un milite della Croce Rossa abbia gestito – in prima persona – un traffico di droga proprio all’interno del Centro che ospita gli stranieri fermati durante i controlli anti-clandestini.

La reazione dei responsabili della Croce Rossa è stata immediata: l’uomo è stato sospeso e allontanato. All’interno della struttura l’atmosfera è tesa, c’è amarezza. Molti temono che l’episodio venga strumentalizzato politicamente da chi è da sempre contrario alla stessa istituzione dei Cie.
«Raccontate almeno la verità – dicono i militi della Croce Rossa – qui nessuno s’è mai accorto niente e nessuno di noi è coinvolto. Condannare una persona, già sin d’ora, no. Aspettiamo di conoscere le prove. Però siamo tutti sotto choc. Qui si fa un lavoro delicato, rischioso sotto tutti i profili. Questa vicenda rischia di compromettere la nostra immagine all’esterno. Siamo ansiosi di conoscere le spiegazioni del collega, sapere come si difenderà dalle accuse».
L’uomo della Cri, sposato e con una figlia, incensurato, in servizio da un anno e mezzo, non aveva mai destato sospetti. Era scrupoloso, gran lavoratore, sempre disponibile. Mai un appunto, mai una lamentela da parte degli ospiti, spesso critici nei riguardi di quelli che considerano come i loro «guardiani».

Droga-connection
La verità, alla fine, appare semplice. Non è la prima volta che sale alla ribalta una droga-connection all’interno degli ex Cpt. Nel 2007 aveva fatto scalpore la notizia che, dall’esterno, i pusher lanciavano al di là dei recinti frutti imbottiti di eroina e cocaina. E non è mai stato un mistero che i migranti mantengano i contatti coi connazionali tramite i telefonini.

In maggio all’interno del Centro torinese era morto in circostanze ancora da chiarire un tunisino di 38 anni, stroncato da una dose eccessiva di tranquillanti oltre che da una polmonite in fase acuta. L’episodio aveva sollevato un’ondata di polemiche. Anche in questo caso la Croce Rossa era stata messa sotto accusa per il modo in cui era stata gestita la vicenda.

Secondo alcuni ospiti il tunisino, che aveva segnalato di sentirsi male, non sarebbe stato curato nei tempi e nei modi corretti. È in corso un’inchiesta della procura di Torino. I dirigenti della Croce Rossa avevano ricostruito con chiarezza ogni particolare, dall’arrivo nel Centro sino alla morte del migrante, avvenuta nella notte e scoperta solo nelle prime ore della mattina. E respingono con forza la tesi di non aver dato un’assistenza adeguata allo straniero.
Massimo Numa