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Un pomeriggio a Corelli

di Ilaria Scovazzi

Qualcosa di nuovo davanti al Centro di Permanenza Temporanea di Milano. O meglio qualcosa di nuovo per me. Più mi avvicino al solito muro per segnalare ai Finanzieri la mia presenza e più mi colpisce la fila di donne, di bambini, le voci che segmentano il silenzio desolato di cui mi ero abituata andando a Corelli.

Già i parenti, gli amici, i legami degli invisibili con il fuori. C’è Fathima con una borsa di plastica con frutta fresca, c’e Tiziano con la maglietta rossa, la sigaretta in bocca e una borsa di Cd, tutta musica da camera, c’è una donna con un biberon e una bimba con il codino che beata fa merenda… Segmenti di vita. Segmenti di voci che animano l’attesa.
Un attesa indefinita, al Centro si può entrare uno alla volta, nell’unica sala dei colloqui a disposizioni, Dalle 15 alle 18 e i bambini stanno fuori. Come, dice la signora che arriva da Bollate con il treno e con gli autobus , Mohamed vuole vedere sui figlia. No, signora i bambini stanno fuori. E io come faccio… venga domani, senza bambina. Si allontana con il suo passeggino e con il cellulare che squilla.

Voci che piano piano si trasformano in storie.
Il papà della bambina, non mi ricordo il suo nome, è in Corelli da 11 giorni, era agli arresti domiciliari, la sua compagna era in ospedale con la bimba, lui è evaso da casa sua per raggiungerla. I carabinieri fanno un controllo , non lo trovano al suo ritorno lo portano in Corelli. Non so se la storia sia vera, non spetta a me giudicare io ascolto e vedo i suoi occhi.
Fathima si avvicina è mi racconta che il suo compagno, Fathi, sta aspettando il rinnovo del permesso dal 3 giugno del 2003, ma ci sono problemi la questura ha bloccato tutto perché Fathi ha comparato un cellulare da un algerino che ha fatto male a un italiano. Cosa c’entra le domando.. Fathima non risponde, una pausa, inizia a piovere. Mi faccio dare il numero di telefono del suo compagno.

Arriva Tiziano, è italiano, porta i cd alla sua compagna perché l’ha sentita triste.. E’ nervoso. Ha paura di non potere vedere la sua futura moglie, come è successo ieri. Era scaduto il tempo. Mi chiede come sono le camerate, come si vive dentro.
Vuole sapere e prepararsi. E’ arrabbiato:” mi hanno fregato, ci ho messo un anno per tirarla fuori, lunedì l’avrei portata a casa, ma venerdì hanno fatto una retata”. Lei, la sua futura moglie, lavorava a Varese in strada. Due poliziotti in borghese, l’hanno fermata e le hanno mostrato delle fotografie, lei ne identifica due, e no.. bella o 5 identificazioni o nulla.. il nulla è Corelli e la sigaretta di Tiziano.

Scorre il tempo così. Si alza la sbarra. Posso entrare a parlare con Paola e Esequeil. Mi fermo. Mi sento in colpa, sto togliendo la possibilità a Tiiziano di dare i cd alla donna che sposerà sicuramente e alla signora con le fragole di consegnare il dono al compagno. Anche se forse non sa che questo piacere le verrà tolto.. è l’umanitario che prende in consegna la frutta e poi consegna. Questione di sicurezza…

Macchina infermale anche in questo. .. Corelli crea la lotta per il tempo e contro il tempo. Tentenno. Mi fanno fretta. Entro. Il perché non lo so.. forse perché Esequeli mai aveva chiamata più volte per rassicurarsi della mia visita.
Il tempo frenetico del fuori, si frantuma con l’immobilità del tempo del dentro.

Cinque poliziotti che giocano a paroliere, due fanno le parole incrociate, 181 persone, 28 trans brasiliane, 24 donne e 94 uomini, attendono la corsa contro il tempo del fuori. Prima di entrare nella sala dei colloqui, incrocio un responsabile della Croce Rossa. E’ in uniforme.. si sta preparando per la parata del 2 giugno. Buon giorno, è dimagrita, come sta? Bene. Tutte le volte che entro in Corelli mi pesa. L’umanitario si prende molto a cuore i corpi delle persone…evidentemente. Prendo l’occasione e gli chiedo della rivolta di venerdì notte. Tutto è successo in 30 minuti. La rivolta è partita da 19 marocchini, arrivati da San Vittore. Mi chiede se voglio la versione ufficiale o quella vera. Scontata la risposta. Dunque , la rivolta era un diversivo, 4 volevano scappare. Un ragazzetto di 21 anni era alla guida della rivolta. Ci vogliono 11 secondi per salire sul tetto. Il settore A, B e C ha colto l’onda delle urla, volano tavoli e si frantumano vetri. L’umanitario si ritira, anche se qualcuno dell’umanitario istintivamente entra nei settori insieme al drappello della polizia. 2 contusi, 19 arresti: 13 rispediti a san Vittore, gli altri a Monza.
La rivolta non nasce dal pollo che sicuramente la SODEXO non sgozza… Nasce perché la popolazione carceraria pensa di potersi muovere a Corelli come in carcere. Nasce perché non capiscono perché devono transitare in Corelli dopo aver scontato la pena. Insomma i 19 non erano contenti di essere di nuovo rinchiusi senza aver commesso nessun reato.

Penso che qualsiasi sia la versione tutto è così poco rilevante. Si sospende la vita, si modifica il tempo, si spezzano storie, si annullano le individualità, si intrappolano corpi e menti senza una ragione … in questo quadro forse la rivolta o lo sciopero della fame non hanno nulla di epico o di politico, parlano di un semplice, istintivo e naturale meccanismo di sopravvivenza e di ribellione alla cancellazione di se.
Arrivano Paola ed Esquiel, la protagonista del film Princessa. Mi parlano con una voce calda e lenta della loro storia, di una sanatoria andata male perché il ricatto della sanatoria spesso è più pesante della clandestinità, mi mostrano l’iscrizione alla Scuola Europea di Cinema e Teatro per il 2004.. Sai, mi dice, io sono un attrice, chiama l’ArciGAy fatti raccontare quanto sono brava…
Sono scaduti i miei 15 minuti. Esco sono le 17.00 ci sono in fila 8 persone. Piove.