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«Una richiesta di soccorso per i diritti umani». Rapporto della Commissione per i diritti umani sulle politiche migratorie nel Mediterraneo centrale

I Paesi europei devono modificare con urgenza le politiche migratorie

Fotografia di copertina del rapporto (Photo credit: Santi Palacios)

1. Premessa.

Lo scorso 9 marzo 2021, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa – Dunja Mijatović – ha pubblicato un Rapporto sulle politiche migratorie nel Mediterraneo centrale dal titolo “Una richiesta di soccorso per i diritti umani. Le crescenti lacune nella protezione dei migranti nel Mediterraneo1.

Si tratta del risultato di una lunga analisi che parte da lontano e precisamente dalla Raccomandazione che la stessa Commissione aveva inviato nel 2019 ai 47 Stati Membri del Consiglio d’Europa con la quale si rammendavano gli obblighi internazionali di soccorso in mare e quelli di protezione dei rifugiati e migranti 2. A distanza di 2 anni, il 9 marzo scorso, è stato invece pubblicato il Rapporto sulla situazione dei diritti umani tracciando un bilancio su quanto in precedenza richiesto ai 47 Stati Membri del Consiglio d’Europa.

Il Rapporto ripercorre gli ambiti di intervento già individuati nella precedente Raccomandazione e richiama gli Stati membri al rispetto degli obblighi di protezione e salvaguardia dei diritti umani nello specifico con riferimento a migranti e rifugiati. In particolare, sono cinque le macro aree di intervento individuate dalla Commissaria europea e oggetto sia della precedente Raccomandazione che del più recente Rapporto: 1) efficacia delle operazioni di “search and rescue” (SAR); 2) sbarco sicuro e tempestivo (“place of safety”); 3) cooperazione tra Stati e Ong; 4) cooperazione con gli Stati terzi; 5) vie sicure e legali per l’accesso al continente europeo.

2. Operazioni di “search and rescue”

La prima parte del Rapporto è dedicata alle operazioni di “search and rescue” e alla loro efficacia. L’analisi dell’Autorità per i diritti umani si concentra su quanto accade nel Mediterraneo e, soprattutto, sulle rotte seguite dai migranti per attraversare il Mediterraneo centrale.

Se già nel 2019, con la Raccomandazione citata, la Commissione, aveva sollecitato un potenziamento delle strutture di salvataggio nel Mediterraneo centrale, anche attraverso l’utilizzo di un numero maggiore di navi e di altre risorse, con il Rapporto del 2021 si prende atto della gravità della situazione e della mancanza di un cambiamento di rotta rispetto a quanto richiesto. Purtroppo, i numeri impietosi dei numeri impietosi che si sono registrati in questi anni, hanno trasformato il Mediterraneo in un vasto cimitero. Solamente tra il 2019 e il 2020 si registrano infatti almeno 2.600 morti nel Mediterraneo a causa dei naufragi 3.

Non solo. La denuncia dell’Autorità per i diritti umani riguarda anche la possibilità che moltissimi naufragi siano sfuggiti ad alcun censimento proprio per le mancanze delle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Insomma, potrebbero essere molti di più i migranti morti nel Mediterraneo centrale proprio perché non vi è un adeguato controllo da parte delle autorità statali preposte.

3. Sbarco sicuro e tempestivo (“place of safety”)

Il Rapporto del 2019 conteneva un invito diretto alle Autorità statali affinché venisse garantito lo sbarco di profughi solamente in luoghi sicuri. Con il Rapporto del 2021 la Commissaria europea torna ad affrontare la questione di “luoghi sicuri” dove far sbarcare i migranti e dove dare loro assistenza, ma lo fa per evidenziare che la Libia non può essere considerata un luogo sicuro per profughi e migranti e che, pertanto, quanto fatto dalle Autorità italiane non può considerarsi rispettoso dei diritti di queste persone.

Inoltre, si sottolinea come, dal 2019 ad oggi, gli sbarchi in Libia sono continuati senza sosta anche per le “azioni e omissioni degli Stati membri del Consiglio d’Europa”. Le intercettazioni in mare da parte della Guardia costiera libica, il conseguente rimpatrio di numerosi migranti e profughi in Libia, sono diretta conseguenza della cooperazione che gli Stati Europei continuano a mantenere con le autorità libiche nonostante siano ampiamente provate le violazioni dei diritti umani da parte di queste ultime. Un comportamento, dunque, quello degli Stati Europei censurabile in quanto non rispettoso dei diritti umani.

4. Cooperazione tra Stati e ONG

Altra questione affrontata dalla Commissaria è quella relativa alla cooperazione con le ONG. Un tema che interessa in modo particolare il nostro Paese soprattutto per il dibattito politico che si è sviluppato negli ultimi anni e per gli interventi legislativi che sono intervenuti.

Già nel giugno 2019 la Commissaria europea invitava gli Stati Membri del Consiglio d’Europa a cooperare in modo costruttivo con le ONG che svolgevano operazioni di ricerca e salvataggio in mare. Nel nostro Paese, invece, si assisteva ad una vera e propria criminalizzazione dell’operato delle ONG da parte di una parte rilevante della politica e della stampa nazionale. Gli interventi normativi che ne sono derivati, i c.d. Decreti Sicurezza, prima, e il Decreto Lamorgese poi, hanno disatteso quanto auspicato e raccomandato dalla Commissaria Europea.

Tale situazione viene rimarcata nel Rapporto del 2021 con la sottolineatura delle mancanze del nostro Paese sia rispetto ai rapporti con le ONG sia per il rifiuto di garantire, anche per il tramite dell’azione delle stesse organizzazioni, maggiore sicurezza lungo le vie del mare.

Entrando nello specifico della normativa nazionale in precedenza evocata, il Rapporto chiarisce che nessuna sanzione penale o amministrativa dovrebbe essere inflitta alle navi delle ONG che si rifiutano di seguire le istruzioni delle autorità competenti quando queste istruzioni mettono a rischio l’efficacia delle operazioni di salvataggio o si traducono nella pretesa di consegnare i sopravvissuti a Paesi non considerati sicuri, come la Libia.

Il Rapporto, pertanto, non solo condanna la criminalizzazione delle ONG da parte dell’Italia (e di altri Paesi europei) ma invita anche le autorità italiane a riconoscere pubblicamente l’importante ruolo svolto dai difensori dei diritti umani soprattutto nell’area del Mediterraneo. Si tratta di un importante riconoscimento per le ONG che da due anni subiscono attacchi di ogni tipo e si vedono ostacolati nella loro azione da Governi e Procure.

5. Cooperazione con i Paesi terzi

Per quanto attiene invece al rapporto intercorrente tra i Paesi Europei e i Paesi terzi, per quanto ci riguarda più da vicino, viene naturalmente analizzata la collaborazione tra l’Italia e la Libia. Già nella Raccomandazione del 2019, si osservava da parte della Commissaria Europea che, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate in Libia contro i migranti, il nostro Paese, ma anche altri Stati, avevano optato per una stretta cooperazione in materia di migrazione con le autorità libiche. Il Rapporto del 2021, nel prendere atto che la cooperazione con la Libia non solo continua, ma è stata addirittura rafforzata, evidenzia tutti i rischi che ciò comporta per la tutela dei diritti umani. Ed infatti, come già richiesto nel 2019, ancora una volta la Commissaria Europea si spinge a chiedere una sospensione immediata della cooperazione con la Libia proprio per la ricaduta che questa ha sui diritti umani.

6. Vie sicure legali

Un ultimo problema affrontato dalla Commissione Europea per i diritti umani è quello della mancanza di sufficienti vie sicure e legali per entrare in Europa. La mancanza o, comunque la scarsità, di vie di accesso legali al continente europeo favorisce le migrazioni irregolari attraverso rotte pericolose e “getta” migliaia di persona nelle mani di trafficanti di uomini senza alcuno scrupolo.

Da questo punto di vista, il Rapporto evidenzia i progressi, seppur timidi, compiuti nell’ambito dei programmi di reinserimento per rifugiati. Nel 2020 si registra infatti un aumento dei rifugiati ricollocati ma, allo stesso tempo, evidenzia come molto di più deve essere fatto.

Se si pensa inoltre a quanto sta accadendo in Afghanistan e alle nuove problematiche che la situazione politica di quel Paese porterà, è evidente che proprio il discorso delle “vie sicure e legali” per accedere al continente europeo diviene tema centrale del dibattito politico.

7. Riflessioni finali

Il Rapporto rappresenta sicuramente un passo in avanti verso una maggiore consapevolezza da parte dell’Europa delle gravi violazioni dei diritti umani che si stanno consumando ai danni di migranti e rifugiati. Una situazione inaccettabile che coinvolge l’Europa direttamente e che diventa ancor più drammatica se si allarga lo sguardo a quanto sta accadendo ai confini orientali del nostro continente. Una situazione destinata peraltro a peggiorare con la grave crisi afghana.

Rispetto a quanto accade nel Mediterraneo, la Commissaria Europea ribadisce l’invito agli Stati membri del Consiglio d’Europa ad attuare una serie di azioni per garantire maggiore sicurezza in mare, uno sbarco più rapido e sicuro delle persone soccorse, una proficua cooperazione con le ONG.

Il messaggio che viene lanciato, in definitiva, è che i Paesi europei devono modificare con urgenza le politiche migratorie che mettono in pericolo i migranti e attivarsi per garantire una maggiore protezione delle persone che attraversano il Mediterraneo.

Un monito naturalmente che tocca da vicino il nostro Paese e che ci coinvolge in prima persona, non solo e non tanto per ragioni geografiche, ma soprattutto per ragioni politiche che ci devono vedere come protagonisti delle politiche di tutela dei diritti umani.

Vale la pena aggiungere che il Rapporto del Commissario europeo non ha alcun valore vincolante per gli Stati Membri ma potrebbe comunque essere portato all’attenzione dei Tribunali internazionali e della stessa Corte europea dei diritti dell’uomo arrivando a far sentire i suoi effetti anche in queste sedi.

  1. https://rm.coe.int
  2. https://rm.coe.int
  3. Fonte OIM – progetto Missing Migrants

Avv. Arturo Raffaele Covella

Foro di Potenza.
Sono impegnato da anni nell’ambito della tematica del diritto dell’immigrazione, con particolare attenzione alla protezione internazionale e alla tutela dei lavoratori stranieri. Collaboro con diverse associazioni locali che si occupano di migrazioni. Scrivo per diverse riviste.