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Una storia qualunque

Quando la povertà fa più vittime di una guerra

Photo credit: Angelo Aprile

Un giorno qualunque, un viaggio lungo in macchina, di ritorno da un ricovero ospedaliero.

L.: “Nel mio paese ero molto povera. Facevo l’elemosina per sopravvivere e spesso mangiavamo la stessa cosa per un mese intero.

A volte andavo nei campi, rubavo della verdura e cercavo un passaggio per andare a venderla al mercato cittadino. Sai, io vivevo in un villaggio, lontano dalla città. Hai presente il camion pieno di pomodori che abbiamo visto poco fa? Ecco, un camion del genere. Chiedevo di potermi sedere dietro, non dentro con l’uomo, che poi voleva qualcosa in cambio.

Un giorno, mentre ero in città, si è fermato un camion pieno di cose. Non capivo cosa fossero, e poi ho guardato meglio.

Era pieno di corpi: uomini, donne, bambini.

Li hanno portati in una grandissima buca scavata nella terra, ci entravano almeno 4 automobili molto più grandi della tua; li hanno buttati dentro, hanno versato dell’acido e li hanno ricoperti con la terra.

Penserai ad una strage? Ad una malattia contagiosa?

Vedi, in Nigeria si paga tutto: si paga per essere curati e si paga anche per riavere i corpi delle persone decedute in ospedale.

Più passano i giorni e più aumenta il prezzo. Quando sei povero non hai neanche il diritto di essere sepolto con i tuoi cari.

Mia madre è morta in casa, di parto, perché non avevamo i soldi per l’ospedale e dopo due settimane è morto anche il mio fratellino, perché non avevo i soldi per comprare il latte.

Mi è dispiaciuto molto, mi capisci?”

IO: “…..”
L: “Piango ancora ogni giorno pensando a loro, ma almeno loro sono stati sepolti da noi, capisci? Non avrei mai potuto sopportare che fossero squagliati con l’acido, come tutti quei corpi. Mamma mia, quanti corpi di bambini.

Capisci cosa intendo? Questo è essere poveri in Nigeria, capisci?”

IO: “No. Sinceramente no.”

Sabrina Yousfi, Coordinatrice di Progetto CAS accolto nel Bene Confiscato alla Criminalità Organizzata, “La Casa Giusta”