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Unhcr – Siria: aumenta l’esodo, potenziate le operazioni di registrazione dei rifugiati nei paesi limitrofi

Nella giornata di ieri a Tripoli, nel nord del Libano, l’Agenzia ha
aperto una nuova struttura per la registrazione all’interno del Centro
internazionale espositivo Rachid Karame che consentirà di esaminare i
casi di fino a 700 persone al giorno. Attualmente nel nord del Libano vi
sono circa 20mila rifugiati registrati. Altre migliaia sono in attesa di
farlo, mentre continuano ad arrivare nuove persone.

L’apertura del centro è conseguenza di una campagna d’informazione che incoraggiava le persone a registrarsi. Molti siriani che hanno
abbandonato le proprie case sono riluttanti a registrarsi. Se è vero che
molti rifugiati ricevono una qualche assistenza umanitaria anche mentre sono in attesa di registrarsi, tale operazione diventa invece essenziale per ricevere cure mediche e per iscrivere i bambini nelle scuole pubbliche libanesi che riprenderanno il mese prossimo, dopo la pausa estiva. Attraverso le agenzie partner, l’UNHCR coprirà le spese
scolastiche per i siriani fuggiti, dopo aver organizzato durante
l’estate classi di recupero per i bambini che nel proprio paese avevano
programmi e lingua d’istruzione differenti. Prima della pausa estiva
erano circa 1.200 i bambini siriani che studiavano nelle scuole del nord
del Libano. Dopo le operazioni di registrazione in corso – stima
l’Agenzia – altri 3-4mila bambini siriani entreranno nel sistema
scolastico il prossimo mese di settembre.

Complessivamente – comprendendo nel calcolo anche il nord del paese
– sono 37.740 i siriani registrati in Libano, mentre altri 1.700
ricevono assistenza mentre sono in attesa di registrazione. Il 57% della popolazione registrata si trova nel nord e poco più del 40% nella Bekaa, nell’est. Un numero minore di rifugiati si trova a Beirut, Mount Lebanon e nel sud del paese. Le attività di registrazione proseguono nella valle di Bekaa e a Beirut.

Nelle aree di confine del nord del Libano, intanto, le condizioni di
sicurezza dei rifugiati vanno deteriorandosi. Le aree settentrionali
della regione di Wali Khalid – dove risiedono diverse centinaia di
famiglie di rifugiati – due o tre volte alla settimana sono oggetto di
bombardamenti provenienti dal lato siriano della frontiera. Nonostante
la situazione, molte famiglie preferiscono restare in questa insicura
regione di confine dove hanno trovato rifugio presso famiglie piuttosto
che spostarsi in centri di alloggio collettivi.

In altre aree del nord del Libano i rifugiati che non dispongono di
grandi mezzi finanziari fanno fatica a pagare gli alti canoni di affitto
di sistemazioni spesso al di sotto degli standard. A Tripoli ad esempio,
il 90% dei rifugiati vive in alloggi presi in affitto, con costi che
superano i 250 dollari al mese per 2 stanze. La generosità delle
famiglie d’accoglienza è comunque messa a dura prova e le condizioni
sono di sovraffollamento. L’UNHCR è stato informato che una famiglia di
Tripoli stava ospitando 4 famiglie.

La maggior parte dei siriani quindi alloggia presso famiglie o
appartamenti in affitto, ma un numero sempre crescente di loro sta
cercando una sistemazione in scuole, nel nord e nell’est del paese,
segno che le comunità locali non sono più in grado di accogliere
ulteriori rifugiati nelle loro case. Nell’area della valle di Bekaa
circa 94 famiglie attualmente vivono in scuole, 80 delle quali in scuole
che dovrebbero riaprire in settembre. Nel nord invece 51 famiglie
attualmente vivono in scuole funzionanti. L’UNHCR sta potenziando il
proprio impegno per cercare di trovare alloggi alternativi per questi
rifugiati.

Se è vero che il numero di rifugiati continua a crescere è altrettanto
vero che – secondo le informazioni ricevute dall’UNHCR – cresce
anche il numero di siriani che incontrano difficoltà nell’attraversare
le frontiera in sicurezza. Alcuni riferiscono di aver impiegato 4 ore
nel tentativo di raggiungere il confine, azione che normalmente
necessita di non oltre un’ora, a causa di problemi nel superare posti di
blocco nei quali vengono sottoposti a interrogatori e a perquisizioni
delle automobili.

Giordania

Negli ultimi 2 giorni è stato registrato un netto calo nel numero di
cittadini siriani che ha attraversato il confine con la Giordania.
Sabato sera solo 283 siriani hanno attraversato la frontiera, cifra ben
al di sotto della media costante di circa 400 persone che da luglio
arrivavano ogni sera. I rifugiati hanno riferito di essere stati oggetto
di colpi di artiglieria e piccole armi da fuoco mentre viaggiavano verso
il confine.

Circa 6mila persone attualmente vivono nel campo di Za’atri – a circa
15 chilometri dal confine – mentre altri 7.629 risiedono in altri siti
collettivi per rifugiati nel nord ella Giordania. Mentre il vento del
deserto continua a soffiare sulle tende degli insediamenti per
rifugiati, dove le condizioni di vita sono difficili, l’UNHCR e le
agenzie partner stanno lavorando duro per migliorare la situazione a
Za’atri. L’installazione dell’energia elettrica consente di migliorare
l’illuminazione delle aree pubbliche, rendendo il campo più sicuro per i
residenti. Ad ogni tenda sono state distribuite lampade ad energia
solare. L’ospedale da campo marocchino è adesso operativo mentre quello francese è in corso di allestimento. I servizi medici nel campo avranno così un netto miglioramento.

Ad Amman nel frattempo aumenta il numero di persone che chiede di
registrarsi con l’UNHCR: il numero di richieste giornaliere negli ultimi
giorni è passato a 300 dalle 200 della scorsa settimana. Secondo
l’Agenzia le cifre sulle persone registrate (45.998) non riflettono il
numero reale della popolazione di rifugiati presente in Giordania, poiché molte persone sono riluttanti a registrarsi. L’UNHCR rileva che il
governo della Giordania stima che dal marzo del 2011 tra le 145mila e le 150mila persone siano arrivate nel paese.

Turchia

Nel corso del fine settimana è aumentato il ritmo degli arrivi in
Turchia, portando il totale dei cittadini siriani fuggiti nel paese a
59.710, tra cui circa 2mila persone che vivono nelle scuole di Adana in
attesa che si rendano disponibili spazi nei campi. Non tutte queste
persone si sono ancora registrate presso le autorità turche. Di queste
persone 10mila sono arrivate negli ultimi 4 giorni. Il 50% dei rifugiati
è composto da bambini. Solo mille dei nuovi arrivati sono riusciti a
recarsi nel campo di Gaziantp a causa della mancanza di spazio, mentre altri sono stati sistemati in collegi di Oguzeli e alcune centinaia
stanno per essere alloggiate in una palestra di Islahiye. Altre 2mila
persone si trovano al confine di Kilis/Oncupinar in attesa di completare
la procedura di ammissione e saranno trasferite in collegi di Osmaniye
finché il nuovo campo della città non sarà operativo. Un nuovo campo
inoltre sta per essere completato a Karkamis e dovrebbe aprire per la
fine del mese.

Iraq

Molti iracheni continuano a far ritorno nel proprio paese dalla Siria:
circa 25.906 dal 18 luglio, dei quali 400 sabato scorso e 328 domenica.
La maggior parte di loro è rientrata attraverso la frontiera terrestre
di Al-Waleed, mentre altri 6mila sono rientrati in aereo. Le necessità
di queste persone vanno dai documenti d’identità a cibo, cure mediche,
denaro e lavoro. Molti affermano che le loro case in Siria sono state
distrutte da bombardamenti e colpi di armi da fuoco. Uno di loro ha
riferito di aver dovuto trascorrere 4 giorni senza cibo e acqua a causa
delle operazioni militari. Coloro che provengono da Aleppo dicono di
essere stati costretti a lasciare le proprie case dalle forze armate.

Allo stesso tempo anche cittadini siriani continuano a fuggire in Iraq:
117 persone sono giunte a Al-Qa’im nella giornata di sabato scorso e 115 di domenica. Le persone vengono indirizzate nel nuovo campo di Al-Qa’im, dove da oggi il governo sta trasferendo anche rifugiati che alloggiavano in una scuola. Il numero totale di rifugiati siriani in Iraq –
compreso il Kurdistan – ammonta adesso a 14.129, dei quali 13.025
registrati.

Siria

In Siria la situazione si fa sempre più precaria per la popolazione di
rifugiati. Il minibus di una famigli di rifugiati somali di 11 persone
che cercava di fuggire da Tal Mneed dirigendosi verso Hornah è stato
colpito da armi da fuoco. Un bambino di 9 anni è stato portato da un
gruppo di uomini siriani nella comunità somala di al-Hurneh mentre dove si trovino gli altri componenti della famiglia è ancora sconosciuto. La Mezzaluna rossa araba siriana (SARC) ha trasferito un gruppo di 70
rifugiati somali da Hurnah a Masaken Barzeh dove sono stati
temporaneamente ospitati da altri somali. Tuttavia le famiglie
cominciano ad avvertire la pressione e alcune sono state sfrattate dai
proprietari per aver ospitato sfollati. Questo gruppo adesso è stato
trasferito dalla SARC in alcune scuole di Zahira.

Le operazioni dell’UNHCR proseguono nonostante il peggioramento delle condizioni di sicurezza. Negli ultimi giorni l’Agenzia ha distribuito ad Aleppo e Hassakeh aiuti d’emergenza come taniche per l’acqua, materassi e teli di plastica. Team di operatori sanitari sono attivi a Masaken Barzeh e Zahira, mentre prosegue l’attività di counselling telefonico.
L’UNHCR continua a ricevere chiamate sulle proprie linee dedicate di
rifugiati che esprimono preoccupazione per le minacce ricevute, per le
difficoltà economiche e per chiedere assistenza alimentare. Altri
rifugiati chiamano l’Agenzia chiedendo informazioni sul ritorno in Iraq
e sul reinsediamento.

Statistiche

Le cifre ufficiali dell’UNHCR relative alla registrazione non
riflettono l’esatta quantità dell’intera popolazione di rifugiati in
alcuni paesi poiché molti sono riluttanti a registrarsi o sono in attesa
di farlo. Al 13 agosto il numero dei rifugiati siriani nei paesi
limitrofi formalmente registrati o nella procedura per farlo ammontava a
157.577, dei quali 45.998 in Giordania, 37.740 in Libano, 14.129 in Iraq
e 59.710 in Turchia.