La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo
ha condannato oggi l’Italia per aver violato la Convenzione Europea
dei Diritti dell’Uomo nel 2009 intercettando e rinviando in Libia un
gruppo di cittadini somali ed eritrei senza esaminare le loro necessità
di protezione. Il caso è noto come Hirsi Jamaa e altri contro Italia.
“Questa sentenza costituisce un’importante indicazione per gli stati
europei circa la regolamentazione delle misure di controllo e
intercettazione alla frontiera” ha affermato Laurens Jolles, il
Rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati (UNHCR) per il sud Europa “ci auguriamo che rappresenti un
punto di svolta per ciò che riguarda le responsabilità degli Stati e la
gestione dei flussi migratori”.
In qualità di parte terza nel caso, l’UNHCR ha evidenziato l’obbligo
dell’Italia di non rinviare forzatamente le persone in paesi dove
potrebbero essere a rischio di persecuzione o di subire un danno grave.
Si tratta del principio del non respingimento (non-refoulement).
Nell’ambito della propria esposizione alla Corte, l’UNHCR ha
sottolineato che data la prevalente situazione in Libia in quel momento,
la politica italiana dei respingimenti minava l’accesso all’asilo e
violava il fondamentale principio del non respingimento che si applica
in qualsiasi luogo gli stati esercitino giurisdizione sulle persone,
anche in mare aperto.
L’UNHCR comprende le sfide che le migrazioni irregolari pongono
all’Italia e agli altri paesi dell’Unione Europea e riconosce i
significativi sforzi compiuti dall’Italia e dagli altri stati per
salvare vite umane nell’ambito delle loro operazioni di ricerca e
soccorso in mare. Le persone soccorse o intercettate in mare sono, molto spesso, anche più vulnerabili degli altri richiedenti asilo, sia dal
punto di vista fisico che psicologico, e pertanto non sono sempre in
grado di esprimere l’intenzione di voler chiedere protezione
immediatamente dopo il loro rintraccio in mare. “Le misure di
controllo alla frontiera non esonerano gli stati dai loro obblighi
internazionali” ha sottolineato Jolles “l’accesso al territorio
alle persone bisognose di protezione dovrebbe pertanto essere sempre garantito.”
L’Alto Commissariato è inoltre preoccupato che l’Italia abbia
riattivato il trattato bilaterale con l’attuale Governo libico senza
rinunciare formalmente alla pratica dei respingimenti che è il risultato
di tale accordo. “Ci auguriamo che questa sentenza rappresenti un
motivo di riflessione che porti ad un segnale di discontinuità da parte
del Governo italiano”, ha concluso Jolles.
Strasburgo/Roma - 23 febbraio 2012
fonte: Unhcr
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