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Unhcr – Sud Sudan: potenziate le operazioni umanitarie nel campo di Yida

È stato il peggioramento delle condizioni di sicurezza e umanitarie nella loro regione di provenienza – Nuba Mountains in Sudan a indurli alla fuga, come riferiscono gli stessi nuovi arrivati nel campo.

Durante il mese di maggio in media sono arrivati 430 rifugiati ogni giorno, il 47% in più rispetto alla media del mese precedente. Se l’afflusso dovesse proseguire su questi ritmi, alla fine del mese la popolazione del campo supererebbe le 40.000 unità.

Per i rifugiati, tuttavia, Yida resta una località non sicura a causa delle sua vicinanza alla frontiera. Proseguirà, pertanto, l’impegno per incoraggiare i rifugiati a spostarsi volontariamente in aree più interne, ma allo stesso tempo, con l’approssimarsi dell’inizio della stagione delle piogge, verranno potenziate le operazioni di assistenza per migliorare la situazione. Nelle ultime due settimane l’UNHCR ha distribuito teli di plastica, zanzariere, materassi e coperte ad oltre 12.700 persone, attività tuttora in corso.

Nelle fasi iniziali la priorità è stata assegnata alle persone più vulnerabili, come gli anziani, i minori non accompagnati e le famiglie con a capo una donna. L’Agenzia sta ora estendendo l’assistenza a tutti i rifugiati.

Molti rifugiati arrivano in condizioni precarie, dopo un viaggio attraverso la fitta boscaglia. La maggior parte di loro entra in territorio sud-sudanese attraverso la contesa area di confine di Jau, l’unica via di fuga verso Yida. Viaggiano a piedi con i pochi averi che riescono a portare con loro. I nuovi arrivati dalla regione dei monti Nuba – nello stato del South Kordofan – arrivano affamati e presentano sempre più evidenti sintomi di malnutrizione.

Al loro arrivo a Yida i rifugiati vengono registrati e immediatamente assistiti con acqua e biscotti ad alto contenuto energetico. Successivamente vengono sottoposti a screening medico e quindi dotati di una razione iniziale di cibo sufficiente per due settimane fornita dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) che utilizzeranno in attesa della successiva distribuzione generale di aiuti alimentari. Altre agenzie umanitarie si occupano delle cure mediche urgenti e dell’alimentazione terapeutica.

Anche più a ovest, nello stato di Upper Nile, l’UNHCR sta affrontando notevoli sfide. Gli operatori dell’Agenzia sul terreno hanno constatato l’arrivo di circa 12.000 rifugiati sudanesi che hanno attraversato il confine dallo stato di Blue Nile dallo scorso fine settimana. Tale flusso porta il numero totale di rifugiati nello stato di Upper Nile ad oltre 80.000.

Dopo aver camminato per diversi giorni, i rifugiati arrivano esausti. Fuggono dal Blue Nile raccontano – dove perdurano la fame e i combattimenti tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) e il Movimento di Liberazione Popolare Sudanese Nord (SPLM-N). Molti hanno dovuto separarsi dai propri familiari.

L’UNHCR ha trasferito 1.285 rifugiati nel nuovo campo di Yusuf Batil, a 120 chilometri dalla frontiera. Si tratta del terzo insediamento per rifugiati che l’Agenzia ha contribuito ad allestire nell’Upper Nile, dopo Doro e Jamam. Altri rifugiati vengono trasferiti anche a Jamam. I convogli dell’UNHCR per il trasferimento possono impiegare anche 4 ore per percorrere un tratto di 20 chilometri e i rifugiati a bordo devono trascorrere la notte a Jamam. L’Agenzia inoltre prevede che le condizioni delle strade peggioreranno sensibilmente durante la stagione delle piogge, rendendo il viaggio più difficile e l’accesso ai rifugiati anche impossibile.

Con il rapido aumento della popolazione di rifugiati inoltre l’UNHCR è estremamente preoccupato per l’insufficiente disponibilità di acqua nello stato di Upper Nile e per i rischi per la salute ad essa connessi. Per far fronte a ogni possibile insorgenza di patologie legate all’acqua nell’area, l’Agenzia e i suoi partner hanno predisposto in ogni insediamento forniture mediche e unità di cura. L’UNHCR sta anche trasportando acqua su autocisterne e scavando pozzi.

Il Sud Sudan attualmente accoglie oltre 115.000 rifugiati sudanesi provenienti dalle regioni di Nuba Mountains e Blue Nile. Altre 32.500 persone, provenienti dallo stato del Blue Nile, hanno trovato rifugio in Etiopia occidentale.