Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da L'Unità dell'11 aprile 2006

Usa, due milioni di manifestanti in piazza per difendere gli immigrati

Sono stati più di due milioni i manifestanti scesi lunedì sulle strade delle maggiori città statunitensi, da New York a San Diego, per esprimere sostegno e solidarietà ai circa 11 milioni di immigrati che vivono nel Paese da clandestini, per chiedere una legge che consenta di regolarizzare la loro posizione. Al grido di «Si se puede», «Yes we can», una folla di immigrati legali e illegali, soprattutto latinoamericani, accompagnati da studenti, leader religiosi e per i diritti civili, ha invaso pacificamente le strade di 70 città americane nella «Giornata nazionale di azione per la giustizia per gli immigrati».

«È tempo che gli americani alzino le loro voci, orgogliosi del nostro passato d’immigrati e orgogliosi per il nostro futuro d’immigrati», ha detto il senatore democratico Edward Kennedy parlando alla folla riunita a Washington. Secondo i dati forniti dalle autorità d’oltreoceano, nella sola città di Atlanta, in Georgia, i manifestanti che hanno sfilato per le strade sono stati più di 50mila mentre a Washington hanno superato le 200mila unità. Ma non si tratta di casi isolati. Tutti i maggiori centri urbani degli Stati Uniti hanno registrato centinaia di manifestazioni al grido «Noi siamo
l’America» o «Legalizzare, non criminalizzare».

A Filadelfia il numero dei manifestanti è arrivato a superare le 25mila unità, mentre un imponente corteo organizzato a New York da parte di un gruppo di attivisti per i diritti degli immigrati ha superato secondo le prime fonti le 350mila presenze. Partito alle 15 dal City Hall (il municipio di New York), il corteo ha attraversato le vie del centro percorrendo tutta Broadway. Alla manifestazione di New York, tra i numerosi esponenti politici, ha preso parte anche il senatore democratico Hillary Clinton che ha ringraziato tutti i presenti per la solidarietà espressa nei confronti dei milioni di cittadini illegali presenti sul territorio americano attraverso la loro presenza al corteo.

Quella di lunedì è stata una giornata di mobilitazione nazionale dedicata alla «dignità degli immigrati». Riunisce associazioni per i diritti degli immigrati, commercianti e imprenditori, scuole e associazioni sindacali, tutte unite per fare sentire la propria voce a deputati e senatori di Washington. Cortei e picchetti si sono susseguiti in numerose città americane ormai da settimane, da quando cioè è entrato nel vivo il dibattito il ibattito sulla riforma dell’immigrazione. La giornata nazionale di protesta – la più partecipata di una serie di manifestazioni che alcuni hanno paragonato al movimento per i diritti civili degli anni ’60 – è stata provocata da una legge al Congresso che vorrebbe trasformare milioni di immigrati illegali in criminali e alzare una barriera al confine Usa con il Messico.

«Non ti senti mai libero fino a che non sei legale. Sono venuta per una vita migliore. Tutti meritano lo stesso», ha detto Denise Jules, 68 anni, di Haiti, con in mano un cartello alla manifestazione di New York con la scritta «Libertà e giustizia per tutti». Organizzati in gruppi a prevalenza ispanica, circa 11,5-12 milioni di immigrati illegali che lavorano nell’ombra della più grande economia al mondo hanno trovato una loro voce politica negli ultimi mesi. Gli organizzatori stimano che oltre 100.000 persone abbiano sfilato a Manhattan, trasformando Broadway in un mare colorato di bandiere Usa e di altri paesi. In migliaia hanno marciato anche a Washington. E a Houston, in migliaia hanno marciato al grido «Usa, Usa, Usa». Circa 10.000 hanno cantato e scandito slogan a Boston e circa 8.000 a Omaha, Nebraska. Mentre a Los Angeles, la città con la più ampia popolazione messicana dopo Città del Messico, gli organizzatori hanno detto che 5.000 persone hanno manifestato.

Gli immigrati in corteo hanno chiesto leggi che consentano ai clandestini di uscire allo scoperto. Il dibattito ha tuttavia diviso il Congresso, dove il disegno di riforma si è arenato. In questo molti esponenti repubblicani del Congresso vorrebbero adottare nel controllo dei confini e nella caccia ai clandestini che si trovano già sul territorio. Parlando agli studenti della Johns Hopkins International Studies School di Washington, lunedì mattina il presidente Bush ha ribadito l’urgenza di un programma di lavoro temporaneo che consenta agli immigrati che si trovano nel Paese di
emergere dall’illegalità. «Dobbiamo ricordare che siamo un paese fatto di immigrati – ha detto Bush – i confini e la legalità sono importanti ma noi dobbiamo dare a queste persone una speranza». Ma la Camera ha già approvato nelle settimane scorse una proposta severissima che fa della presenza illegale nel Paese un reato.