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da www.vita.it del 2 maggio 2006

Usa: immigrati in piazza per rivendicare diritti

Oltre un milione di persone hanno manifestato, lunedi’, in tutta l’Unione, da New York a Los Angeles, da Chicago a Houston, da Miami a Phoenix. La giornata senza immigrati, la manifestazione di protesta organizzata per sollecitare una riforma dell’immigrazione che non criminalizzi i clandestini, si e’ svolta, senza incidenti, nonostante qualche dissapore fra gli organizzatori. Vi hanno partecipato soprattutto ispanici, ma anche arabi, asiatici, neri giamaicani e antillani, est-europei: ovunque, bandiere dei Paesi d’origine, specie messicane, accanto a quelle statunitensi, e slogan dal sapore un po’ antico, come ”El pueblo unido hamas sera vencido”.

Le manifestazioni maggiori si sono svolte a Chicago e a Los Angeles, dove la polizia stima che abbiano marciato 400 mila persone. Decine di migliaia, fino a 50 mila, ne sono state contate a New York, a Houston , a San Jose’ in California e altrove. Un calcolo della Ap, fatto raccogliendo dati appena in una ventina di citta’, situa il totale dei manifestanti, parziale, a 1,1 milione di persone. Migliaia di persone hanno marciato sul ponte che collega El Paso in Texas e Ciudad Juarez in Messico, un luogo simbolo dell’immigrazione ispanica.

I tassi di adesione alla protesta variano molto da citta’ a citta’ e da Stato a Stato e mancano, per il momento, medie attendibili. L’indicazione era che gli immigrati non si presentassero sul posto di lavoro, nelle fabbriche, nelle fattorie, nei servizi, nei negozi, negli ospedali, non andassero a scuola e si astenessero dal fare acquisti o dall’andare a mangiare fuori o al cinema, per mostrare il loro potere economico e per dare un’idea ai cittadini statunitensi di come sarebbe piu’ dura la vita senza di loro.

Il Primo Maggio, negli Stati Uniti, non e’ giorno festivo: la festa del lavoro si celebra il primo lunedi’ dopo la prima domenica di settembre. Moltissime aziende grandi e piccole hanno mostrato comprensione per l’azione di protesta, dando un giorno libero a chi vi partecipava. Altre minacciavano di licenziare i dipendenti che vi aderiscono. Ma i datori di lavoro, in genere, favoriscono una soluzione della vertenza che consenta loro di continuare a occupare gli immigrati, manodopera a basso prezzo e che fa lavori che nessuno vuole fare e di cui c’e’ bisogno.

clandestini negli Stati Uniti sono circa 12 milioni. Il Congresso sta discutendo una riforma dell’immigrazione: la Camera ha gia’ varato un testo, che e’ un giro di vite contro i clandestini; il Senato sta elaborando il suo, che dovrebbe essere meno draconiano. Il presidente George W. Bush insiste perche’ venga creata la figura del lavoratore ospite, in modo da dare uno statuto legale almeno a una parte dei clandestini.

Politici e governatori sono divisi nella valutazione di quanto e’ ieri accaduto. C’e’ chi comprende le ragioni degli immigrati, ma giudica la protesta controproducente. Ci sono anche state contro-manifestazioni, in genere ridotte di numero.

Negli Stati Uniti vivono piu’ di 35 milioni di persone che sono nate altrove, oltre il 10% della popolazione, compresi i clandestini, che, secondo il Pew Hispanic Center, rappresentano il 5% della forza lavoro (fra di essi, la percentuale di quanti lavorano, nove su dieci, e’ nettamente superiore a quella di quanti lavorano fra la popolazione legittimamente residente).

Tre quarti degli illegali vengono dall’America Latina e poco piu’ della meta’ dal Messico: almeno un quarto di loro sono entrati legalmente negli Stati Uniti e hanno poi lasciato scadere il loro visto senza andarsene. Proprio lunedi’, su un’autostrada nei pressi di San Diego, un furgone con le ruote rinforzate per trasportare ben 55 immigranti clandestini e’ stato intercettato dalla polizia di frontiera: i clandestini sono stati fermati e saranno deportati.