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da www.repubblica.it

Usa, lo “sciopero” dei clandestini. “Pieni diritti a tutti gli immigrati”

WASHINGTON – Gli immigrati illegali hanno scelto il primo maggio, che negli Stati Uniti non è festa nazionale, per una grande manifestazione di protesta. Chiedono la legalizzazione della loro posizione lavorativa e civile: per questo oggi hanno deciso di non andare al lavoro, di non fare acquisti, né di partecipare ad altre attività e di scendere in piazza. Si stima che gli immigrati illegali negli Stati Uniti siano 11 milioni e mezzo o 12 milioni di persone.

La protesta vuole essere anche una forma di pressione perché in queste settimane il Congresso sta discutendo una riforma dell’immigrazione: la Camera ha già varato un testo, che è un giro di vite contro i clandestini, e trasforma l’immigrazione clandestina praticamente in un reato; il Senato sta elaborando il suo, che dovrebbe essere meno draconiano; il presidente George W. Bush insiste perché venga creata la figura del lavoratore ospite, così da dare uno statuto legale almeno a una parte dei clandestini.

Al momento le proteste si stanno svolgendo senza incidenti. A New York i dimostranti hanno formato varie “catene umane” in diversi punti della città. Tra loro ci sono anche bambini: la protesta ha coinvolto anche loro, oggi non sono andati a scuola. Alcuni degli slogan che si leggono sui cartelli sono “Noi siamo americani” e “Pieni diritti a tutti gli immigrati”.

A Union Square, il mercato all’aperto funziona solo in piccola parte oggi. A Broadway, i negozi solitamente caotici che vendono generi a buon mercato sono quasi tutti chiusi.

La polizia a Los Angeles è in stato d’allerta per due grossi cortei, a cui dovrebbero partecipare centinaia di migliaia di persone. A Chicago la polizia prevede che saranno mezzo milione i partecipanti a un corteo di protesta.

In tutto il paese, numerosi impianti di confezionamento delle carni sono rimasti chiusi, ma gli operatori hanno cercato di prepararsi al blocco aumentando la produzione nel fine settimana. La società di fast food McDonald’s hanno detto che alcuni dei suoi ristoranti sono rimasti aperti con personale limitato, solo per poche ore o per il servizio di drive in.

La società ha reso noto che sostiene con forza una riforma dell’immigrazione “per proteggere gli impiegati, i datori di lavoro e garantire la sicurezza dei confini della nazione”.

Non è la sola azienda che appoggia la protesta: in effetti, dato il numero dei clandestini, si può dire che sostengano l’economia americana, e che sarebbe impensabile andare avanti senza di loro. Provengano soprattutto dai confini messicani, e in gran parte lavorando con basse paghe in agricoltura, nell’edilizia, nella ristorazione, ma anche in altri settori del terziario.

Secondo un recente studio dell’American Farm Bureau Federation un giro di vite contro il lavoro degli immigrati clandestini provocherebbe perdite dai 5 ai 9 miliardi di dollari in agricoltura da uno a tre anni dopo e di una cifra fino ai 12 miliardi a partire da quattro anni.