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Veneto – Si discute in questi giorni il progetto di legge regionale per regolare la presena di Sinti e Rom

Un comunicato dell'Opera Nomadi di Padova

Progetto di legge n° 222 del Consiglio Regionale del Veneto: Regolamento e disciplina degli interventi sulla presenza delle popolazioni nomadi nel territorio Veneto.

Osservazioni
Nel territorio Veneto sono presenti: Rom Kalderasha, Rom Harvati, Sinti Veneti, Sinti Taic, tutti italiani; Rom provenienti dalla ex Yugoslavia (Serbia, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Croazia) di recente immigrazione e, ultimamente, in seguito all’entrata nella UE delle loro nazioni, assistiamo all’arrivo di rom rumeni e bulgari.
I Rom e i Sinti italiani presenti nel Veneto sono stanziali e, se, nomadi lo sono forzatamente perché non hanno un luogo dove poter vivere stabilmente, come desidererebbero.
Esiste un seminomadismo praticato dai Sinti veneti giostrai che, per seguire le fiere e sagre, si spostano nel periodo primavera/estate. I Rom provenienti dalla ex Yugoslavia non sono nomadi, e non desiderano esserlo anche perché provengono da luoghi dove abitavano nelle case.
Non si comprende, perciò a chi sia rivolta la nuova proposta di legge. A quali popolazioni nomadi? C’è, infatti, un errore già nella dicitura del Progetto di Legge. Al posto di”…..presenza di popolazioni nomadi nel territorio Veneto” dovrebbe essere scritto “.….. presenza di popolazioni Rom e Sinte nel territorio Veneto”.

La logica dei campi nomadi poteva essere valida negli anni passati, solo se considerati una soluzione temporanea e luoghi di prima accoglienza. Oggi è necessaria una politica di superamento degli stessi. Il campo nomadi, se aveva l’obiettivo di offrire un habitat dignitoso per queste famiglie, ha fallito. Situati ai margini della città, in condizioni igieniche e sanitarie sono disastrose, la loro gestione comporta una spesa pubblica non indifferente.
In realtà gli stessi Rom e Sinti non vogliono vivere nelle aree comunali, veri e propri ghetti e sacche di emarginazione sociale tanto che l’Italia è stata condannata, il 24 aprile 2006, per la politica abitativa dei cosiddetti campi nomadi, dal Comitato Europeo per i Diritti Sociali, organismo del Consiglio d’Europa, indicando le politiche sviluppate a favore dei Rom e Sinti, azioni di esclusione e di separazione dal resto della società.

Ribadendo che il mantenimento dei campi nomadi in Italia, conosciuta in Europa come “paese dei campi”, risulta essere una prospettiva non solo ghettizzante ma, come da definizione dell’European Roma Right Center “l’emblema della segregazione razziale per eccellenza” e secondo il Comitato per l’Eliminazione delle Discriminazione dell’ONU, “un mix tra le favelas e i campi di concentramento”, siamo convinti che l’unica strada da percorrere (oltre all’inserimento scolastico e lavorativo) per procedere ad una efficace inserimento socio-culturale dei Rom e dei Sinti sia quella di procedere alla progressiva eliminazione dei campi nomadi con l’inserimento delle persone in abitazioni o micro-aree per una famiglia.

Proposte
L’errore di fondo sta proprio nel considerare le popolazioni rom e sinte come popolazioni nomadi, che vogliono vivere nei campi nomadi e che non vogliono inserirsi nel nostro tessuto sociale.
Niente di più sbagliato, in realtà gli stessi Rom e Sinti vogliono vivere, alcuni negli alloggi, altri, per cultura, in piccole aree attrezzate per famiglia allargata.

Al posto di una legge che, improntata sulla costruzione di campi per i Rom e i Sinti nomadi che, in realtà non esistono più (come abbiamo già sottolineato in precedenza) sarebbe auspicabile una legge che supporti attivamente la politica dei piccoli terreni privati per famiglia allargata o di piccole aree attrezzate, già esistenti nel territorio Veneto (a Padova sono circa una ventina) e i cui abitanti si sono perfettamente integrati all’interno del tessuto sociale senza crear problemi e trasformando le loro aree, soprattutto se di proprietà, in bellissimi giardini puliti e curati.
A questo proposito la Regione Emilia Romagna e Toscana hanno nei fatti modificato la propria Legge Regionale a tutela di Rom e Sinti: al posto di finanziare la realizzazione di campi nomadi hanno preferito avviare la politica degli inserimenti abitativi e dei piccoli terreni privati per famiglie allargate, dando la possibilità anche di costruire.
Per quanto riguarda la Regione Veneto si consiglia di seguire l’esempio dell’Amministrazione Comunale di Padova sia per quanto riguarda la politica abitativa, vedi lo smantellamento delle aree nomadi comunali e la sistemazione delle famiglie in nuove realtà abitative a seconda delle loro esigenze e il progetto di autocostruzione per i Sinti Veneti del “Villaggio della Speranza”, sia per quanto riguarda il progetto di scolarizzazione rivolto ai minori rom e sinti che ha contribuito a debellare quasi totalmente l’evasione e la dispersione scolastica, presenti in percentuale elevata in molte altre parti d’Italia e a far proseguire negli studi (scuole professionali e istituti superiori) gli alunni dopo il conseguimento della licenza di III^ media.

Vogliamo a questo proposito ricordare che l’Associazione Opera Nomadi ha stipulato nel 2005 un Protocollo d’Intesa per la scolarizzazione dei minori rom e sinti con il Miur a livello Nazionale e quest’anno un Protocollo D’Intesa Regionale con l’Ufficio Scolastico Regionale Veneto.

In caso di arrivo, in futuro, di un numero consistente di rom rumeni e bulgari, anch’essi abituati a vivere in casa nei loro paesi d’origine, le nostre proposte sono le seguenti:
I^ fase: ospitalità in centri di prima accoglienza,
II^ fase: avvio di un’indagine conoscitiva quantitativa e qualitativa.
III fase: avvio di percorsi per il diritto alla salute.
IV^ fase: realizzazione di progetti mirati a: un inserimento abitativo decoroso, alla scolarizzazione dei minori con l’impiego di mediatori culturali e all’inserimento lavorativo.

Per concludere, in sintesi, la ns. Associazione ai vari “patti per la legalità” e “patti per la sicurezza” contrappone, come risposta, “il patto per una giustizia sociale” a livello nazionale tra Amministrazioni Locali (Regioni, Provincie, Comuni) e i Rom e i Sinti per:
– Il riconoscimento di minoranza etnico-linguistica.
– Il superamento dei campi nomadi, che si trasformano in sacche di emarginazione e in veri e propri lager.
– ricercare soluzioni per l’inserimento nelle abitazioni per chi ne fa richiesta o individuare microaree per famiglia allargata, sempre per chi ne fa richiesta.
– che ogni comune, con l’intervento di mediatori culturali rom/sinti e non, si dichiari disponibile ad accogliere una o più famiglie rom/sinte a seconda del numero di abitanti presenti nel territorio, evitando così il peregrinare continuo di famiglie alla ricerca o di un posto stabile o per svernare.
– l’attivazione di progetti di inserimento scolastico con l’impiego di mediatori culturali rom/sinti e non, per stabilire un efficace rapporto scuola/famiglia e favorire l’attuazione di una didattica interculturale.
– l’attivazione di percorsi di formazione al lavoro e percorsi di inserimento lavorativo, tenendo conto delle esigenze e delle attitudini dei Rom/Sinti presenti nel territorio.

Sappiamo tutti che nessuno nasce con il pregiudizio (viene trasmesso da padre in figlio), alla cui base sta soprattutto la mancanza di conoscenza; non si riduce solo col buon senso ma con messaggi istituzionali forti che permettano alla società maggioritaria una conoscenza più approfondita di queste popolazioni e che agevolino quest’ultime nel processo di assunzione dei diritti e dei doveri di cittadinanza attiva, uscendo dalla logica assistenziale negativa a cui sono stati abituate troppo spesso e in cui si sono adagiate. E’ necessaria, quindi, una riconciliazione nazionale che chiuda le ostilità, che avvii processi e iniziative, e che permetta che sia riconosciuta la ricchezza derivante dal dialogo e dallo scambio fra i diversi orizzonti culturali per una ridefinizione degli stessi.

La presidente dell’Opera Nomadi di Padova

segretario nazionale
prof.ssa Renata Paolucci