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Venezia – Ambulanti assediano il Comune corpo a corpo, spinte e un arresto

Un centinaio di ambulanti stranieri assedia la sede del Comune nel giorno della discussione dei provvedimenti che
vietano il commercio itinerante e a Ca’Farsetti si alza la tensione. La protesta inizia alle 12.30.
Si contesta l’accoglimento della legge regionale del 2005 che espelle dai centri storici la vendita di borse e accessori per strada. Sostenuti dal sostegno della Rete antirazzista, gli immigrati chiedono di parlare con
il sindaco. Alle 13.00 Massimo Cacciari esce dal palazzo, promette un incontro ma chiede di togliere gli striscioni dall’ingresso di Ca’Farsetti. I manifestanti, però, non ci stanno. Cercano di entrare in municipio e a quel punto gli agenti della polizia municipale intervengono
per respingerli.

Nel parapiglia, un senegalese viene arrestato con l’accusa
di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Tre agenti finiscono in pronto soccorso, con una prognosi che va da tre agli otto giorni. “Avevamo le mani alzate”, accusano i manifestanti. “Doveva essere una protesta creativa e musicale”, precisa Pierpaolo Mignutti, della Rete.
E aggiunge: “Il sindaco è passato e ci ha detto che ci avrebbe ricevuto alla condizione di togliere gli striscioni”. La situazione rientra in cinque minuti, all’arrivo della questura. I manifestanti, in ogni caso, non recedono.
“Questa nuova legge ci impedisce di lavorare. Abbiamo
tutti la licenza comunale per la nostra attività”, racconta Papa Camarà, trentenne senegalese a Venezia da dieci anni.
La questione è complessa. Nel 2001 la giunta guidata da Paolo Costa rilasciava autorizzazioni al commercio itinerante, che con il nuovo regolamento comunale
perdono valore. Interviene, quindi, Cacciari per placare
la tensione e avviare una trattativa con gli interessati. In un incontro a porte chiuse, cinque ambulanti discutono con il primo cittadino, Renato Boraso, presidente del consiglio comunale e Maurizio Calligaro, capo del gabinetto del sindaco. “La situazione è tesa – ammette
Cacciari – vedremo se è possibile trovare alcuni siti per i titolari di licenza. Ma non possiamo fare nulla sulla legge regionale”.

Nei prossimi giorni, dunque, si costituirà un tavolo tecnico, cui parteciperanno comune, cinque rappresentanti dell’Associazione venditori ambulanti
e sarà invitata pure la Prefettura. “Innanzitutto si valuteranno le licenze – spiega Calligaro – quindi si procederà con la ricerca di siti ma il presupposto è che non ci siano tensioni con le forze dell’ordine”, premette il capo di gabinetto del sindaco che precisa come la
sperimentazione avviata nel 2001 sia fallita. Le licenze rilasciate prevedono, infatti, che non si sosti a vendere la merce, come invece accade nella quotidianità.
Il tavolo non si preannuncia facile. La normativa regionale
parla chiaro e sembra difficile trovare scappatoie. Boraso,
in realtà, ha una proposta. E, cioè, si prenda esempio dall’esperienza adottata a Roma.

Nella Capitale sono state individuate delle aree della città – dice il presidente del consiglio comunale – e si sono concertati dei giorni per i mercatini. L’idea non dispiace agli ambulanti. “Anche un campo
unico potrebbe andare”, risponde
Kan, ventunenne bengalese. “Baste che sia una zona turistica”, prosegue Jamba. Alle 16.00, poi, arriva la convalida dell’arresto. Poco dopo la manifestazione
si scioglie. “Credo che la legge regionale possa
permettere alcuni siti – rassicura Calligaro – l’area marciana è di certo esclusa. Le norme vanno recepite e poi bisognerà ridisegnare il centro storico”.
Oggi, intanto, dovrebbero essere consegnati alle istituzioni i nomi dei cinque delegati a partecipare
alla commissione. E nel giro di due o tre giorni dovrebbero
partire i lavori.