Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Venezia – Cinquanta associazioni si mobilitano per sottrarre spazi al razzismo e alla xenofobia

Molte e diverse sono state le iniziative portate avanti nelle ultime settimana dalla rete di associazioni veneziane che hanno deciso di mobilitarsi per far sentire la loro voce in città.

Due i nodi centrali intorno ai quali si è focalizzato il loro lavoro: la strumentalizzazione della costruzione del villaggio Sinti a Favaro Veneto e l’allarmante situazione del Porto di Venezia, diventato negli anni frontiera di morte per tanti migranti in cerca di asilo politico o di condizioni di vita più libere e dignitose.

Dopo un’assemblea pubblica sulla situazione del campo Sinti (e un’azione di protesta contro la sede della Lega Nord portata avanti da un gruppo di attivisti dei centri sociali); dopo una conferenza stampa al porto di Venezia per denunciare l’incompatibilità delle modalità di respingimento alla frontiera con i più elementari diritti umani; dopo aver ottenuto un incontro con il prefetto (che in realtà ha aperto pochi spiragli per un dialogo produttivo) proprio in merito a questi respingimenti, le associazioni si sono date appuntamento nel pomeriggio di venerdì 18 luglio per una biciclettata con spritz finale (Ciclospritz!).
La sfilata è partita dalla piazza principale di Favaro Veneto, luogo ultimamente presidiato da alcuni rappresentanti delle frange più xenofobe del governo in carica, ed è arrivata in centro a Mestre.
La manifestazione è stata colorata anche dagli striscioni riempiti di variopinte impronte di mani, raccolte in vari eventi pubblici, che criticano fermamente, richiamando per opposizione, i progetti di schedatura tramite impronte digitali proposti per discrimanre ulteriormente alcuni gruppi di popolazione come i rom.
In generale, si è trattato di un importante segnale di apertura, di voglia di condivisione, di capacità di raccogliere la sfida di un mondo in mutamento carico di potenzialità e di ricchezza.

Solo i diritti danno sicurezza”, era lo slogan principale della giornata, per dire che c’è ancora chi non si fa spaventare dalle retoriche securitarie che costruiscono continue emergenze per distogliere l’attenzione dalle cause reali dei problemi che le persone devono affrontare quotidianamente.
Se la nostra vita è sempre più precaria, se mancano i punti di riferimento, se gli ideali e i valori vanno in crisi, se la povertà e la paura di non arrivare a fine mesi attanaglia sempre di più tutti noi, eventi come questo voglio ricordarci che le nostre difficoltà non dipendono certo dalla presenza di nuovi cittadini sui nostri territori, e che non è sicuramente sottraendo diritti a loro che potremo recuperare i nostri.

Una sfilata colorata, quindi, per dire che la nuova città, ‘la città che viene’, quella dell’incontro e della commistione, quella che affronta le proprie paure aprendo la mente e trovando il coraggio di rimettersi in discussione, è già qui.

Questa è la prima di diverse iniziative che questa nuova rete di realtà sta promuovendo – ci dice Michele Valentini del Centro Sociale Rivolta di Marghera – per riconquistare quegli spazi che, se lasciati vuoti, come è accaduto nella vicenda della costruzione del villaggio Sinti a Mestre, rischiano di essere culturalmente occupati da forze razziste e xenofobe come la lega Nord. Non possiamo lasciare neppure un centimetro di spazio a chi incita all’odio razziale e alla discriminazione”.

La nostra iniziativa ha suscitato curiosità nella gente – racconta Alberta Buzzacarin, della rete delle Associazioni – le persone hanno avuto voglia di leggere i nostri volantini e noi siamo riusciti a fare quello che volevamo: dire qualcosa di diverso in città, dimostrare che esistono voci che si alzano contro il razzismo e a sostegno dei diritti di tutti”.