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Venezia – La giunta Brugnaro chiude il Centro Darsena, progetto Fondego di accoglienza rifugiati e richiedenti asilo

Il 31 dicembre chiude inaspettatamente il Centro Darsena a Venezia centro storico

Il 31 dicembre 2020 chiude i battenti il Centro Darsena, progetto della Rete SIPROIMI/SAI di Venezia centro storico. Una notizia inaspettata giunta alle operatrici del centro a pochi giorni dalla fine dell’anno e dal rinnovo della progettualità. Durante tutto l’anno 2020 non erano mancati i campanelli di allarme da parte del Comune di Venezia, da cui giungeva da tempo la richiesta di mantenere un basso profilo: la città e i cittadini non dovevano essere messi al corrente delle attività del centro Darsena.

A metà 2019 il “Servizio Immigrazione” del Comune veniva accorpato al “Servizio pronto intervento sociale, inclusione e mediazione”, diminuendo del 20% i posti per le persone in accoglienza. Anche l’Ente attuatore, le Opere Riunite Buon Pastore, stava nel frattempo disinvestendo nel progetto, diminuendo il personale (da 5 a 4 le operatrici), mostrando uno scarso interesse nelle abitazioni ove vivevano i beneficiari (mobilio di scarsa qualità e facile all’usura, vecchi elettrodomestici, caldaie perennemente in blocco, problemi di igiene ecc). Si stenta a credere, però, che anni di esperienza ed energie spese in favore degli “ultimi” e la “Venezia città dell’asilo” dei primi anni 2000, possano essere cancellate con un colpo di spugna nell’indifferenza più totale, e col benestare delle Istituzioni.

La città di Venezia aveva aderito con serietà e dedizione all’accoglienza diffusa nazionale, nata nel 1999 in seguito all’esperienza pluriennale di progetti pilota di accoglienza per la popolazione curda.

Con la chiusura del centro Darsena si perderà l’ennesimo servizio ispirato alla solidarietà e ai diritti umani.

Un Centro che da 20 anni ha dato protezione, accoglienza e sostegno a quasi 600 richiedenti asilo e rifugiati e ad oggi ospita ancora 30 persone (uomini e donne singoli ed in passato famiglie con bambini) che in pochi giorni dovranno essere ricollocati in altri progetti: ancora non gli è dato sapere dove, senza alcun rispetto della progettualità di ognuno di loro oltre che della lunga e faticosa strada che ad oggi hanno percorso.

Il Centro offriva insegnamento dell’italiano e dell’educazione civica, orientamento legale, supporto dell’inserimento lavorativo e tutela sanitaria, oltre che ad attività culturale e di conoscenza della città, seppure il clima politico non lo appoggiasse.
La decisione di chiudere il progetto è in linea con le politiche attuali del Comune di Venezia, che da anni investe nelle forze dell’ordine piuttosto che nelle politiche sociali, ed è stata coadiuvata dall’ente attuatore, le Opere Riunite Buon Pastore. Con l’uscita del bando 2021-2022 per la nuova progettualità e la scusa di incongruenze nel budget l’Ente ha deciso di non presentare il progetto ed assieme al Comune di Venezia si decide così di chiudere la porta a persone in fuga da persecuzioni, guerre, violenze, discriminazione e violazioni dei diritti umani. Persone che dopo un lungo iter burocratico avevano finalmente l’opportunità di rifarsi una vita.

Oltre al danno anche la beffa quando il Comune ha proposto all’Ente una proroga tecnica di un mese, fino al 31 gennaio. Non viene dato neanche il tempo di capire e spiegare cosa stia succedendo, ma solo di spedire queste umanità, considerate come pacchi postali, in altri progetti. E di lasciare senza lavoro le operatrici senza essersi preoccupati di dare un preavviso utile e cercare un altro impiego, in questo periodo tanto complicato. Il Centro Darsena soprattutto negli ultimi anni è stato tenuto “nascosto” alla comunità territoriale ed è doveroso, oggi più che mai, che questa notizia non venga sepolta nel silenzio e nell’indifferenza.