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Venezia – Parole che discriminano

Il rapporto tra media e immigrazione nei giornali locali veneziani a cura dell'Osservatorio veneziano contro le discriminazioni razziali

Soddisfacente la riuscita dell’iniziativa sul monitoraggio della stampa locale: il Presidente
dell’ordine dei giornalisti del Veneto prende un impegno.

Sabato 24 marzo alle ore 10.00 presso il centro culturale S. Maria delle Grazie a Mestre si è tenuto
il convegno dal titolo “Parole che discriminano” per la restituzione dei dati del monitoraggio
stampa dei tre giornali locali (Il Corriere del Veneto, La Nuova Venezia, Il
Gazzettino), con lo scopo di contribuire all’analisi della relazione che intercorre tra il modo in cui i
migranti vengono raccontati dai media, e le reazioni della società ai cambiamenti connessi con il
fenomeno delle migrazioni (vedi in allegato i risultati del monitoraggio).

Dopo la presentazione dei dati Maurizio Dianese, giornalista del Gazzettino, ha sottolineato come ricerche del genere vadano estese anche al ruolo della televisione e di internet, ragionando poi, nello specifico della carta stampata, sul fatto che troppo spesso alcuni giornalisti si limitino a copiare i mattinali della questura
riprendendo i concetti lì esposti senza rilavorarli. Un ottimo modo di orientare diversamente il
lavoro dei media, ha poi aggiunto, potrebbe essere quello che i migranti stessi iniziassero a sporgere
querele.

Alessio Antonini, del Corriere del Veneto, ha poi sottolineato come per alcuni lettori determinate
parole, di origine chiaramente dispregiativa, come “vu cumprà”, a furia di sentirle, assumano un
significato quasi neutro, e che uno dei problemi principali è che i migranti vengono sempre chiamati
in causa negli articoli di cronaca nera o quando vengono nominati dalla politica per costruire le
campagne elettorali.

Riccardo Bottazzo, che fa parte dei “giornalisti contro il razzismo” ha chiesto che, come è
accaduto per l’Emilia Romagna, anche l’ordine dei giornalisti del Veneto possa allinearsi alla
richiesta dell’eliminazione delle parole sporche dagli articoli dei giornali.

Gianluca Amadori, Presidente dell’ordine dei giornalisti del Veneto, si è quindi rammaricato
dell’assenza dei direttori delle testate locali, sottolineando l’importanza di avviare soprattutto con
loro un discorso che entri profondamente nel merito della qualità dell’informazione. Amadori,
anche attraverso esempi estremi come quello del Ruanda, e del ruolo che nel genocidio ha avuto
l’informazione radiofonica, ha poi ricordato fino a che punto le parole possano avere conseguenze
terribili sulle persone creando odio. il Presidente si è quindi impegnato a diffondere i dati del
monitoraggio dell’osservatorio e, soprattutto, a scrivere e inviare ai giornalisti veneti una
raccomandazione deontologica che, ricordando anche i principi della Carta di Roma, possa orientare
nella scelta di determinate parole o nel modo di narrare certi avvenimenti che riguardano le
categorie solitamente discriminate, in primis i migranti.

L’Assessore Gianfranco Bettin, intervenuto a conclusione del dibattito, ha quindi rammentato
quanto anche la politica istituzionale abbia responsabilità pesanti nella creazione di stereotipi e
stigmi, senza rendersi conto che questi meccanismi massificanti sono inefficaci e controproducenti
anche rispetto agli scopi dichiarati, come quello di diminuire la criminalità. A proposito dei media,
l’Assessore ha parlato di una “narrazione spesso ingiusta che degrada la percezione della comunità
e del tempo che viviamo”, e del peso di alcune parole usate dai giornali che non vengono
dimenticate il giorno dopo, ma restano come infamia discriminante sulle le persone, come è
accaduto ai sinti di Venezia, una comunità che ha convissuto in pace per 60 anni col resto della
popolazione e che poi “a freddo e in diretta”, d’improvviso, è stata stigmatizzata e trasformata in un
nemico.

Ai giornalisti che ribadivano la difficoltà di modificare un certo linguaggio rispetto alle esigenze
redazionali, Bettin ha ribadito che, allo stesso modo in cui per un professionista locale che ha
investito e ucciso un passante a Mestre e si è fatto appena un giorno di prigione, i giornali hanno
usato tutte le cautele per rispettarne la privacy, così non dovrebbe essere tanto difficile rispettare la
dignità delle persone tutte, raccontando semplicemente la verità senza stigmatizzarle.
L’osservatorio contro le discriminazioni razziali, raccogliendo con entusiasmo l’impegno assunto
dal Presidente Amadori e la disponibilità dimostrata dai giornalisti delle due testate presenti,
auspica che per la prossima restituzione trimestrale si possa avviare una discussione alla presenza
dei tre direttore dei giornali monitorati.

Come è stato ricordato dagli operatori dell’osservatorio, che da questo momento si impegnerà
anche a segnalare direttamente ai giornali i casi più gravi riscontrati nel corso del
monitoraggio:

“Se i lettori sembrano diventare sempre più predisposti alla scorciatoia dei luoghi comuni e delle
massificazioni, responsabilità di chi lavora nella comunicazione è forse sempre più quella di non
accarezzare questa predisposizione, ma di raccontare la realtà in modo approfondito e aperto,
disvelandone la complessità, insinuando i dubbi, stimolando al ragionamento critico. E ciò andrebbe
fatto anche se a volte la ricerca delle parole migliori comporta fatica, o si rischia di non incontrare
immediatamente il gusto comune. Il gusto comune, come l’opinione pubblica, è qualcosa che non
esiste a priori: si tratta piuttosto di un costrutto sociale cui contribuiscono moltissimi elementi.

Nella costruzione di un senso comune antirazzista e non discriminante, i media hanno quindi
evidentemente, oggi più che mai, un ruolo fondamentale, e questo incontro, nel piccolo ma
importante contesto della realtà veneziana, vuole segnare in questo senso un’altra tappa della
collaborazione preziosa tra questo osservatorio e i più sensibili tra gli operatori dei mezzi stampa.

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