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Venezia: all’11 mostra internazionale di architettura i Rom di Casilino 900 protagonisti dell’abitare

“La casa di tutti” un progetto sostenibile che supera il Campo.

Il padiglione Italia dal titolo “L’Italia cerca casa. Progetti per abitare e riabituare la città” ospita quest’anno una serie di progetti che, sostiene il curatore Francesco Garofano, “mette alla prova la cultura architettonica italiana nella sfida posta dalla domanda di abitazioni di qualità e a costi accessibili. La fine dell’edilizia popolare, la crisi del mercato dei mutui, le situazioni di disagio urbano e le domande di nuovi utenti hanno spinto in primo piano la questione nel dibattito pubblico. Oggi che tutti nelle istituzioni si impegnano a investire sugli alloggi, occorre chiedersi con quali programmi e con quali progetti è possibile rispondere”.

E’ all’interno di questo padiglione che trova spazio la proposta di Savorengo Ker (in lingua Romanés “la casa di tutti”), un progetto realizzato nel campo Rom di Casilino 900 di Roma, il campo più antico di Roma che quaranta anni fa accoglieva le baracche degli italiani provenienti dal meridione e che oggi è tristemente protagonista – del resto come tutti i campi nazionali – dei numerosi blitz di aggressione, sgombero, perquisizione, identificazione e rastrellamento effettuati dalle forze dell’ordine.
Savorengo Ker è una casa sperimentale che nasce da un lavoro di ricerca sugli stili di vita, le tipologie abitative e le tecniche costruttive adottate dai Rom, da tante visite alle migliori case dei campi, e in seguito da un cantiere-scuola di un mese diretto dai più abili costruttori del campo Casilino 900, che ha prodotto un apprendimento reciproco tra uomini, donne, bambini, docenti, studenti, architetti e professionisti.
Una casa di legno dove le 4 diverse etnie rom che vivono il campo, con la collaborazione di Stalker/ON e il sostegno del Dipartimento di Studi Urbani dell’Università di Roma Tre, hanno messo a disposizione le loro strategie ecologiche ed economiche: i bassi livelli di consumo, il recupero e riciclaggio dei materiali costruttivi, l’autocostruzione, la flessibilità e implementabilità della casa.
Savorengo Ker non è la soluzione al problema abitativo dei Rom ma vuole essere una delle soluzioni possibili all’interno di un ventaglio di risposte plurali e differenziate (case popolari, alloggi a canone sociale, case in affitto, costruzione in terreni di proprietà…).
Najo Adzovic, uno dei Rom portavoce del campo, ci dice che “Savorengo Ker è l’alternativa al container che al comune di Roma costa 24 mila euro a differenza dei costi ridotti dell’autocostruzione; per dimostrare che non è vero che i Rom non hanno voglia di lavorare…”.

Appena fuori dal padiglione Italia incontriamo Najo Adzovic, appena tornato dal Centro per la Pace e la Nonviolenza “Rachel Corrie” di Ovada (Al) dove l’11 Settembre di quest’anno gli è stato conferito il premio per la pace e la nonviolenza.
In poche parole ci riassume la sua storia di fuggiasco, ci racconta che è fuggito dalla ex Jugoslavia nel 1990 essendo considerato traditore e disertore perché agli inizi della guerra civile si era rifiutato di uccidere quindici giovani musulmani, suoi commilitoni, nei reparti speciali dell’esercito jugoslavo.

Najo si dilunga invece sui blitz che sono costretti a subire tutti i Rom che vivono al campo Casilino 900 dove anche lui vive con la moglie e i figli, agli incessanti controlli in entrata ed uscita del campo da parte delle forze dell’ordine, ai rastrellamenti perché di quello si tratta, ci dice. Najo ci racconta la routine di abusi e ingiustizie che vivono le etnie al campo e in modo scettico afferma: “proprio oggi mentre ricevevo il premio per la pace mi hanno chiamato perchè la polizia stava effettuando una deportazione di massa dal campo verso la questura per un’identificazione, e i nostri amici non li hanno ancora rilasciati”.
Najo continua: “si tratta del campo più grande e più scolarizzato d’Europa, i nostri figli sono nati qui ormai da tre generazioni e vanno tutti a scuola, le famiglie lavorano e siamo in grado di dimostrare di avere un reddito minimo per vivere, autonomamente ci siamo organizzati per cacciare la microcriminalità dal campo, tutte cose che i giornali non dicono, non ne parlano!

All’inaugurazione del 28 Luglio a Roma Savorengo Ker ha riscontrato polemiche e manifestazioni di piazza contrarie al progetto, ne sono testimonianza le numerose copie di quotidiani locali affissi sull’istallazione del padiglione Italia. Ma i Rom di Casilino 900 sono stati premiati a Venezia alla biennale internazionale. L’aver consegnato agli occhi di tutto il mondo una casa manifesto non vuol forse raccontare la volontà di mettere radici per costruire una relazione stabile con il territorio? L’aver portato la propria testimonianza fornendo un’idea abitativa di rigenerazione del campo non significa forse che esistono risposte concrete al disagio e all’emergenza abitativa che in Italia ormai colpiscono indistintamente Rom, immigrati e non?
Sarà l’amministrazione locale, il sindaco Alemanno e il prefetto Mosca, i vigili e le polizie di turno a doversi impegnare e accordare perché Savorengo Ker è gia testimone di futuro di convivenza.