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Verità e giustizia per i morti di Lampedusa

L'appello e il lavoro della realtà tunisine e italiane dopo la nuova strage del 7 ottobre: "Mai più stragi nel Mediterraneo!"

I giorni che seguono la strage di Lampedusa del 7 ottobre – che ha coinvolto una barca carica di 50 persone, perlopiù di origine subsahariana e tunisina – sono giorni di ricerca. Ricerca sulle tracce dei corpi, dei nomi, delle storie dei migranti vittime delle frontiere. Ricerca non solo sul lato italiano del Mediterraneo – grazie alle operazioni condotte dai sommozzatori della Guardia Costiera a largo di Lampedusa – ma anche sul lato tunisino, dove diverse famiglie si sono riunite a Tunisi richiedendo a gran voce notizie dei loro cari dispersi nel tentativo di migrare verso l’Europa.

Grazie all’appoggio e al sostegno dell’associazione Terre pour Tous, quattro famiglie tunisine sono riuscite a mettersi in contatto con gli attivisti italiani inoltrando le segnalazioni di scomparsa dei loro familiari. Insieme, tra la Tunisia e l’Italia, siamo al lavoro affinché possano avere notizie certe sul destino dei disparus e quindi sulle operazioni di identificazione e restituzione dei corpi alle famiglie cui appartengono.

I familiari lamentano il ritardo nel recupero dei corpi e con angoscia seguono le operazioni di estrazione dei cadaveri che stanno avvenendo al largo di Lampedusa, cercando di rintracciare in quei video strazianti un segno identificativo di un loro caro, riconoscendo il colore di una felpa, un taglio di capelli particolare, un volto noto. “E’ lui, è mio fratello, aiutateci a riportare a casa il suo corpo. Sua moglie e la sua bambina sono distrutte, vogliamo riaverlo tra le nostre braccia” ci dice D., una delle donne che ha perso un fratello nel naufragio.

Raccolti i dati e le fotografie di ogni persona, le famiglie hanno compilato delle schede riassuntive con tutte le informazioni relative ai dispersi nel naufragio del 7 ottobre e le hanno inviate agli attivisti italiani affinché si mobilitassero per avere notizie sulle loro sorti.
Con la formalizzazione della domanda di ricerca sulla piattaforma online del RFL (Restoring Family Links) del CICR – il Comitato Internazionale della Croce Rossa – si è potuto sollecitare l’attivazione di un programma di ricerca e ricongiungimento: l’invio della richiesta alla Croissant Rouge tunisina e alla Croce Rossa italiana – che lavorano congiuntamente in questo progetto – permetterà di ristabilire i contatti tra i dispersi e i loro familiari.

Nel frattempo dalla Tunisia, Imed Soltani, in qualità di rappresentante dell’associazione Terre pour Tous, ha sollecitato un incontro un incontro con il Ministro degli Affari Esteri a Tunisi che avverrà quest’oggi, 21 ottobre. L’appuntamento tra le famiglie tunisine e l’ambasciata ha lo scopo di facilitare una connessione rapida tra i famigliari in Tunisia e i dispersi in Italia e così, con la partenza dei parenti più stretti verso il territorio italiano, dare la possibilità di avviare il prima possibile l’identificazione dei corpi tramite DNA.

La richiesta di queste quattro famiglie non è isolata: dalla Tunisia ai Paesi subsahariani, dalla Germania all’Italia alla Francia, come in ogni tragedia, numerose sono le segnalazioni di scomparsa e le richieste di ricerca mosse dai parenti dei disparus vittime delle frontiere.
Richieste che ricordano che i 19 mila migranti morti dal 2013 ad oggi per mano delle politiche migratorie europee e di Frontex sono molto più che numeri e corpi.

La risposta alla domanda di verità e giustizia non può tardare a farsi sentire. E’ un dovere da cui le istituzioni europee, dirette responsabili di questi naufragi, non possono esimersi.

In Tunisia, grazie all’impegno di Terre pour tous si spera che le famiglie richiedenti possano presto ricongiungersi con i corpi dei loro cari. Ci auguriamo che questa consolazione arrivi per tutte le famiglie in attesa.
Questo supporto, specifica Imed, è un contributo non solo per i tunisini, ma per tutti i migranti, tra cui i numerosi subsahariani. Perché, dice, non c’è differenza nel restituire dignità: “Humanité pour toutes et tous”.

Mantenendo costante la nostra partecipazione, ci schieriamo a fianco di queste famiglie, nella dolorosa ricerca che stanno conducendo. Continuiamo a reclamare con forza l’annullamento dei decreti sicurezza responsabili di queste tragedie, il ritorno delle navi in mare e il ripristino delle operazioni di soccorso e salvataggio. Nell’attesa dell’apertura di vie legali e sicure all’immigrazione per tutti, ribadiamo il nostro impegno al fine di restituire dignità alle storie delle persone migranti, sia da vive che da morte.