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Verona – Davanti alla crisi, permesso di soggiorno per attesa occupazione valido un anno

a cura dell'Avv. Roberto Malesani

La crisi economica si sta velocemente generalizzando. I licenziamenti e la perdita di posti di lavoro sono pesantissimi, i primi a subirne le conseguenze sono gli stranieri.
Ebbene di fronte a questo evento eccezionale, a Verona un gruppo di migranti costituiti nella sigla Cittadinanza Globale, ha chiesto e ottenuto dalla Questura una importante modifica alle prassi di rinnovo dei permessi di soggiorno c.d. “per attesa occupazione”.
La richiesta è stata prospettata come applicazione, in via generalizzata, dell’interpretazione estensiva dell’ l’art. 22 comma 11 del T.U. immigrazione, laddove prevede che “la perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di soggiorno al lavoratore extracomunitario ed ai suoi familiari legalmente soggiornanti. Il lavoratore straniero in possesso del permesso di soggiorno per lavoro subordinato che perde il posto di lavoro, anche per dimissioni, può essere iscritto nelle liste di collocamento per il periodo di residua validità del permesso di soggiorno, e comunque, salvo che si tratti di permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per un periodo non inferiore a sei mesi..”.
Giuridicamente, l’applicazione viene resa possibile proprio dall’inciso “non inferiore”, che va interpretato, palesemente, come periodo minimo di durata del permesso di soggiorno per disoccupazione, e quindi autorizza e anzi prevede, in sé, il potere/dovere di rilascio del premesso per disoccupazione per periodi più lunghi.

La Questura ha accolto l’interpretazione della norma e ne ha fatto applicazione in base ai poteri discrezionali che la stessa legge Bossi Fini prevede.

A Verona il confronto tra Cittadinanza Globale e Questura ha portato al fatto che vengano rilasciati permessi ex art 22 comma 11 T.U. Immigrazione per la durata di un anno.

Peraltro, in base all’interpretazione sopra richiamata, è praticabile la possibilità di aumentare ulteriormente il periodo di validità del permesso per disoccupazione.
E ‘ quindi concretamente realizzabile, almeno sul piano della prassi delle Questure, l’applicazione della richiesta, generalizzata in molte recenti mobilitazioni, riassunta nello slogan “Stop alla Bossi Fini”.
Una volta generalizzata, questa prassi, eviterebbe l’insorgere di migliaia di situazioni di irregolarità nello status dei migranti rimasti senza lavoro per la crisi.
Si tratterebbe, infine, di una prassi che favorirebbe “la legalità”, intesa come pratica di conquista “dal basso” di un diritto di cittadinanza altrimenti negato.