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da L'Arena del 12 marzo 2004

Verona – I migranti manifestano battendo le pentole

Manifestazione ieri mattina in via Filopanti, davanti alla sede della Direzione provinciale del Lavoro, a sostegno dell’accoglimento di tutte le circa le 2.500 domande presentate per le quote programmate di immigrazione. Una manifestazione «chiassosa», infatti per attirare l’attenzione, per circa un’ora, protestatari hanno martellato sodo su pentolame vario. Alla fine, forse frastornato dal rumore, il direttore provinciale del Lavoro Giuseppe Paolo Festa ha accettato di ricevere una delegazione.

«Abbiamo chiesto a Festa», dice l’avvocato Roberto Malesani, legale del comitato Migranti e del comitato Permessi per tutti, «il congelamento delle pratiche per fare sì che venga concesso il permesso di lavoro a tutti gli immigrati che ne hanno fatto domanda. Vogliamo soprattutto evitare scremature che potrebbero escludere qualcuno».
Intanto i comitati stanno organizzando una manifestazione in piazza, per la fine del mese, per sensibilizzare i cittadini veronesi e le forze politiche sul problema. Chiedono inoltre al sindaco Paolo Zanotto di convocare un tavolo istituzionale, per trovare una soluzione.

«Devo lamentare», continua Malesani, «il silenzio che continua a esserci da Palazzo Barbieri. Questo è un problema che va affrontato prima che sia troppo. Temo che entro la fine del mese, altrimenti, tutti i giochi siano fatti. Il direttore Festa ci ha ricevuti, ma abbiamo percepito un atteggiamento di chiusura. Evidentemente sono stati adottati dei criteri e si procede. E la famosa commissione che doveva deciderli non si è mai nemmeno costituita».

Le domande pervenute alla Direzione provinciale del Lavoro sono circa 2.500, mentre i posti disponibili sono solamente 401, perdipiù suddivisi secondo rigide suddivisioni nazionali, per cui potrebbe succedere che non avendo raggiunto certe nazionalità il numero concesso per Verona, alla fine dei conteggi i posti a disposizione del nostro territorio siano ancora meno.

Oltretutto, la totalità dei richiedenti si trova già in Italia e vi lavora (ricordiamo che la domanda andava presentata dal datore di lavoro o da un suo delegato). Il rischio è che il gap di uno a sei tra le esigenze reali e le quote concesse crei ulteriori fasce di disagio. E non solo per i migranti, ma anche per chi utilizza o vuole utilizzare il loro lavoro. Imprenditori, artigiani, agricoltori, operatori turistici e tantissime famiglie, che contavano su questa regolarizzazione per le sempre più numerose badanti che suppliscono alle carenze crescenti del sistema assistenziale pubblico