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Verona – “Nell’isolamento non c’è accoglienza”. L’appello per la chiusura del CAS di Vaccamozzi (Erbezzo) inviato al Presidente della Repubblica

Verona, 11 luglio – L’Osservatorio Migranti Verona ha spedito questa mattina al Presidente Mattarella l’appello per la chiusura del Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) di Vaccamozzi (Erbezzo) e il trasferimento degli accolti in luoghi dignitosi e raggiungibili.
La raccolta firme si è conclusa da oltre 15 giorni, ma l’Osservatorio ha deciso di spedire l’appello in una data fortemente simbolica.

Esattamente un anno fa moriva a soli 39 anni presso il CAS di Vaccamozzi ESO MATTHEW un uomo di origine nigeriana, ma che come molti richiedenti asilo cercava un luogo sicuro dove poter costruire un futuro migliore.
Eso era arrivato in Italia il 22 maggio 2017. Dapprima era stato accolto al CAS di Costagrande, uno di quei grandi centri inadeguati ed emergenziali, per poi essere trasferito il 6 novembre, e diventare uno tra i primi ospiti, proprio a Vaccamozzi.

“Una morte liquidata come fatalità. Come i 50 minuti che l’ambulanza, in codice rosso, ha impiegato per trovare e raggiungere il CAS – ricorda l’Osservatorio. Fin da prima dell’apertura si era denunciato l’isolamento della struttura e la sua inadeguatezza. Isolamento che perdura anche dopo la morte di Eso Matthew, malgrado le promesse pinocchiesche di ricollocamento in strutture meno ghettizzanti dei ragazzi che ancora vi vivono, spesso da oltre 20 mesi. Come si può definirla accoglienza? La spacciata emergenza diventa un sistema in cui la vita degli accolti può essere sacrificata”.

Ma questa morte nella provincia di Verona non è stata l’unica e gli attivisti ci tengono a ricordare altri lutti dovuti alla mala accoglienza, derubricati a semplici casualità.

“Non vogliamo scordare anche i tre ragazzi, Doumbia Issa (Mali 15.03.1994 – Italia 05.02.2016), Jeffry Lucy (Nigeria 18.10.1991 – Italia 14.02.2016), Nkeki Johnson (Nigeria 14.02.91 – Italia 22.03.2016), misteriosamente morti tra febbraio e marzo 2016 presso l’Hotel Rizzi di Bussolengo, struttura poi chiusa per gravi motivi igienici nel marzo 2018.
Tragedie anche allora frettolosamente tacitate come casuali.
Vogliamo ricordare anche Kamara Amadou, morto il 13 febbraio scorso dopo mesi trascorsi a vivere per strada dopo essere stato “escluso” ingiustamente dal sistema di accoglienza.
Un’accoglienza che anche a Verona, tra aggressioni razziste e generale indifferenza, tuttora non sa distinguere tra le esperienze positive e quelle pessime. La retorica mediatica dei decreti sicurezza, spacciati come attacco all’affare accoglienza, compie oggi la sua parabola: non più accoglienza, solo affare.
Noi ci schieriamo con le realtà (troppo poche) che anche a Verona cercano di resistere proponendo un’accoglienza (anche ufficiale) a tutto tondo e dal volto umano, che riconosce in coloro che arrivano semplicemente l’umanità di ragazzi e ragazze, uomini, donne e bambini. Pretendiamo con decisione questo volto umano dell’accoglienza istituzionale”.

La lettera si conclude con le parole dell’unico ragazzo che dopo l’appello ha trovato finalmente sistemazione in un CAS della città dopo 19 mesi (!) trascorsi a Vaccamozzi.
“Con infinita riconoscenza – scrive l’Osservatorio – ringrazia tutti coloro che si sono mobilitati e significativamente all’arrivo nel nuovo centro ha esclamato:
«Ora finalmente posso dire di essere arrivato in Italia».

Questa Italia chiediamo, al presidente della Repubblica ma anche al Prefetto, di garantire, in nome della nostra Costituzione, nel nome dei diritti universali, nel nome della nostra comune umanità”.

– Leggi la lettera completa
Chiusura CAS di Vaccamozzi (Erbezzo) – Lettera al Presidente della Repubblica
– Leggi l’appello con i firmatari
Chiusura CAS di Vaccamozzi (Erbezzo) – Appello con firmatari