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da L'Arena del 28 febbraio 2004

Verona – Sportello immigrazione per le imprese di Giancarlo Beltrame

Il presidente della Camera di Commercio, Fabio Bortolazzi, ieri mattina ha convocato con urgenza i rappresentanti delle associazioni di categoria per lanciare una proposta che cerchi di risolvere il problema dell’immigrazione nel Veronese, esploso dopo che la settimana scorsa, con appena 401 posti disponibili previsti dalle quote ministeriali, sono stati presentate migliaia di domande. Tutte di lavoratori non appartenenti ai Paesi della Comunità europea, che di fatto vivono e lavorano già nella nostra provincia da tempo.
Ma la proposta di Bortolazzi non intende assolutamente trovare una soluzione alla questione in questo momento aperta dalle migliaia di immigrati che hanno fatto domanda e si ritroveranno (qualcuno non per la prima volta) tagliati fuori dalla regolarizzazione, ma vuole cercare una programmazione più efficace per il futuro. «Non sono le imprese a doversi far carico di questi problemi», ha detto, «ma sono le istituzioni che sono chiamate a risolvere i problemi delle imprese e a fornire loro i necessari supporti. La Camera di Commercio intende fare la sua parte», ha aggiunto, «esaminando la situazione con tutte le associazioni delle categorie imprenditoriali e offrendo delle indicazioni».

E quali sono queste indicazioni? In primo luogo prendere esempio da quanto hanno fatto le associazioni degli agricoltori – Coldiretti, Cia e Unione Agricoltori – che lavorando congiuntamente, hanno trovato il modo di gestire nella maniera migliore il flusso di oltre cinquemila stagionali, creando degli sportelli ai quali gli agricoltori si rivolgono trovando da un lato risposte e soluzioni sul piano burocratico e dall’altro consentendo di avere costantemente il monitoraggio delle reali esigenze di chi cerca manodopera. Di qui la proposta ai commercianti, agli operatori turistici, ai piccoli e grandi industriali e agli artigiani. «Ogni associazione», ha suggerito Bortolazzi, «si faccia carico di istituire un analogo sportello immigrazione presso i propri uffici, per rispondere alle esigenze delle imprese e consentire che i lavoratori stranieri vengano trattati come persone e non numeri».

E siccome soltanto la metà circa delle 90 mila imprese veronesi è iscritta alle rispettive associazioni, «la Camera di Commercio darà l’esempio, aprendo uno sportello immigrazione che metta a disposizione di questa consistente fetta imprenditoriale informazioni e servizi. Le associazioni si terranno in contatto, però non sarà una unità di crisi», ci ha tenuto a sottolineare Bortolazzi, «ma un gruppo di lavoro che getterà le basi per affrontare in maniera più sistematica il problema immigrazione».
E progettualità significa essere lungimiranti. «Per non arrivare più a situazioni di emergenza come quelle recenti», ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio, «bisogna arrivare a costituire delle unità operative all’estero, che compiano una preselezione del personale, ma soprattutto forniscano ai prescelti una formazione di base in funzione delle esigenze di chi qui ne ha fatto richiesta».

Pur con qualche distinguo, legato principalmente alle diverse esigenze occupazionali che ciascuna categoria ha, le associazioni hanno accolto l’invito di Bortolazzi e già dai prossimi giorni dovrebbero ritrovarsi per decidere una linea di condotta il più possibile unitaria.
Su una cosa tutti hanno concordato: l’inadeguatezza della legge Bossi-Fini a rispondere alle esigenze di un mercato sempre più flessibile. La rigidità delle norme e l’esiguità delle quote concesse non risponde certamente ai bisogni né degli immigrati né delle imprese. E alla fine crea più problemi sociali di quelli che vorrebbe risolvere.