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Verso il 20 giugno. Europa o barbarie?

Per andare oltre la celebrazione, per l'affermazione di nuove politiche in grado di garantire i diritti fondamentali.

La notizia della stipula di un nuovo accordo bilaterale tra l’Italia e la Libia, avvenuta in occasione dell’incontro tra il ministro dell’Interno Cancellieri e il capo del Consiglio Nazionale di Transizione Mustafa Abdul Jalil lo scorso 3 aprile, e riportata oggi dalle maggiori testate giornalistiche dopo l’autorevole denuncia di Amnesty International, la dice lunga sul modus operandi del governo italiano che, su questa materia, persegue politiche che non si discostano affatto dal precedente governo Berlusconi.

Evidentemente il pronunciamento della Corte di Giustizia europea sul caso Hirsi non modifica l’atteggiamento politico del governo italiano, che ha fatto dei respingimenti, in mare o tramite accordi che consegnano alle disumane carceri libiche i profughi, il proprio modo di risolvere il problema.

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il prossimo 20 giugno, in tutto il paese si svolgeranno iniziative per chiedere il rispetto dei diritti umani, per veder garantito l’accesso alle forme di protezione umanitaria e internazionale per i richiedenti asilo, con il rilascio dei permessi umanitari per tutti i profughi fuggiti dalla guerra in Libia, senza distinzione tra cittadini libici e chi, pur là vivendo e lavorando, è stato costretto a fuggire dai bombardamenti e dalle persecuzioni scatenatesi dopo il crollo del regime di Gheddafi, in particolar modo nei confronti degli stranieri provenienti dall’Africa sub sahariana, vittime di efferatezze in quanto scambiati per mercenari al soldo del Raìs.

Progetto MeltingPot Europa, assieme alla rete Welcome NordEst, parteciperà attivamente alla manifestazione indetta dall’Assemblea dei Richiedenti Asilo di Trento, convocata dopo il tragico tentativo di suicidio di un profugo destinatario della lettera di diniego della Commissione Territoriale Asilo.

Tutto questo avviene mentre l’Europa torna a blindare le proprie frontiere con l’accordo di riforma del trattato di Schengen in caso di “eccessive pressioni migratorie”, nonostante la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) Laura Boldrini sottolinei che, a dispetto degli allarmismi, il numero dei richiedenti asilo in tutta l’Unione Europea è di circa 277.000 unità.

La drammaticità della situazione, che esploderà definitivamente tra pochi mesi, con la fine dell’emergenza nord africa, è palpabile già oggi. Non serviva di certo il drammatico tentativo di suicidio di Trento per far emergere una situazione la cui soluzione, ovvero il riconoscimento del diritto di protezione e asilo e il conseguente rilascio del permesso di soggiorno umanitario, nonostante la pressione e le migliaia di adesioni raccolte dalla campagna Diritto di Scelta, è ancora di là da venire.

La posta in gioco è altissima.

C’è in ballo il futuro del diritto di asilo, elemento essenziale per misurare il livello di democraticità di una nazione, e con esso il futuro di decine di migliaia di migranti, di esseri umani, e al contempo c’è un’idea di Italia e di Europa che deve trovare la forza di emergere, che non si fonda sicuramente sulla chiusura identitaria, sui fili spinati, sui muri, materiali o ideologici, che si vogliono ergere per difendersi dagli “invasori”.

Olol Jackson – redazione MeltingPot