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Vicenda Cap Anamur: dichiarazioni dell’Assessore Beppe Caccia dal CPT di Caltanisetta

Una delegazione di amministratori è riuscito ad ottenere l’autorizzazione ad entrare in visita nel CPT in cui sono trattenuti 26 profughi della Cap Anamur.
Le dichiarazioni di Beppe Caccia, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Venezia dall’interno del Centro di permanenza temporanea di Caltanisetta:
“Siamo nel cuore della Sicilia, nel cuore del Mediterraneo, sono le due di pomeriggio e picchia il sole su questi container del cosiddetto “centro di prima accoglienza” gestito dalla Prefettura. I container sono circondati da un reticolato alto 4 metri in cui sono rinchiusi non solo questi 22 profughi della Cap Anamur ma molti altri richiedenti asilo approdati in queste settimane sulle coste siciliane.
Io credo che ci sia comunque un problema aperto rispetto all’esistenza di strutture di questo genere che formalmente non sono dei centri di permanenza temporanea. Fisicamente anche questa struttura che riguarda i richiedenti asilo è collocata in maniera separata rispetto al CPT che si presenta invece con tutte le caratteristiche delle strutture che abbiamo conosciuto in questi anni come Ponte Galeria, come Via Corelli a Milano, come Via Mattei a Bologna ma anche all’interno di questo cosiddetto “centro di prima accoglienza”, la libertà personale dei rifugiati, dei richiedenti asilo subisce pesantissime restrizioni. Le persone non possono allontanarsi da questa struttura.
In questo momento sotto il sole a picco dell’estate siciliana questo centro è circondato da uno spiegamento enorme e spropositato di polizia e carabinieri che lo presidiano fin dall’arrivo dei profughi della Cap Anamur.
Noi siamo riusciti oggi ad ottenere oggi una cosa estremamente importante: per la prima volta non soltanto dei parlamentari hanno potuto accedere a questa struttura ma anche delle autorità locali, il consigliere regionale friulano Alessandro Metz, io stesso e l’onorevole Luana Zanella dei Verdi.
Ma soprattutto siamo riusciti ad ottenere che all’interno di questa struttura potessero entrare i due legali siciliani nominati nei giorni scorsi dai richiedenti asilo e l’Avv. Marco Paggi consulente legale del Servizio Immigrati del Comune di Venezia e vice presidente dell’ASGI che è stato nominato anch’egli da alcuni tra i richiedenti asilo.
L’altra cosa importante ottenuta che i profughi possono tranquillamente, senza l’asfissiante presenza di uomini della polizia o di guardiani della cooperativa che gestisce questa struttura, conferire con gli avvocati e i due interpreti che sono due giovani attiviste delle associazioni antirazziste siciliane e approfondire insieme ai legali la loro situazione e le opportunità che si offrono.
Noi abbiamo immediatamente comunicato in inglese e in arabo ai 22 profughi della Cap Anamur che ancora sono nel centro che noi siamo qui in rappresentanza di amministrazioni locali, la città di Venezia, la Regione Friuli Venezia Giulia e tante altre amministrazioni locali, soprattutto siciliane ma un po’ da tutta Italia, mentre fuori dal centro ci sono almeno altri 15 amministratori.
Siamo qui per chiedere la loro immediata liberazione. Il fatto che siano detenuti all’interno di questa struttura è assolutamente illegittimo. Si sta commettendo in queste ore una gravissima illegalità in quanto i richiedenti asilo in attesa di un pronunciamento della Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato, avrebbero tutto il diritto di muoversi tranquillamente sul territorio nazionale, una volta che siano stati foto segnalati e identificati dalle questure.
Come abbiamo fatto questa mattina nell’incontro con il prefetto di Caltanisetta, abbiamo comunicato ai profughi la nostra immediata disponibilità a prenderli in consegna per portarli da uomini liberi nelle strutture di accoglienza e di ospitalità gestite dai nostri comuni.
Un altro dato straordinario di questa giornata è la sintonia tra gli amministratori che stanno dando vita a questa iniziativa a partire dai nostri municipi nell’affermare le ragioni dell’umanità contro la barbarie di norme e regole che chiudono, di norme e regole che vogliono ricacciare verso l’inferno di fame, sfruttamento, guerre, che è oggi l’Africa, questi 37 uomini.
La decisione di questa notte di deportare 14 profughi di notte cercando di evitare di avere addosso puntati i riflettori dei media e l’attenzione di movimenti e associazioni che in queste ore stanno seguendo la vicenda dei profughi, è stata gravissima.
L’impressione è che il Ministro Pisanu voglia sacrificare queste 14 persone sull’altare della real politic, darli in pasto allo scontro, anche all’interno del governo. Una prova di forza sulla pelle di 14 uomini per dimostrare così il rigore delle politiche di chiusura dello stato italiano.
E’ grave che questo avvenga mettendo a rischio la vita di queste persone nel caso venissero espulse verso i paesi di origine. Sudan, Ghana, Sierra Leone sono tutti paesi dove ci sono gravissime situazioni di violazione dei più elementari diritti umani. Sono paesi dove la vita di queste persone sarebbe messa a rischio. Va quindi evitato in tutti i modi che i 14 uomini a cui le richieste di asilo sono state negate, vengano forzatamente espulse dal nostro paese”.