“C’est fini!”#SeaWatch #SeaEye #United4Med pic.twitter.com/sUY4GXBlJZ
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) 9 gennaio 2019
Si è concluso dopo più di due settimane il vergognoso e criminogeno braccio di ferro tra i paesi dell’Unione europea sulla pelle di 49 uomini, donne e bambini.
In prima fila, come suo solito, il ministro dell’Interno italiano che tra un panettone e un piatto di lenticchie ha continuato la sua becera propaganda elettorale verso le elezioni europee di maggio e che imperterrito, anche oggi, si erge difensore dei confini nazionali prendendosela con gli ultimi.
E’ solo grazie al prezioso lavoro e al senso di responsabilità delle ong Sea-Watch sea-eye, al supporto di Mediterranea Saving Humans e alla pressione nelle piazze della società civile che in questi giorni si è mobilitata, se la situazione non è degenerata e si è finalmente sbloccata.
Ribadiamo che la Libia non può essere considerato un “porto sicuro“, ma soprattutto ribadiamo che vanno aperti immediatamente canali legali e sicuri di evacuazione dei migranti presenti in Libia non verso i loro paesi di origine o il Niger, ma verso i paesi dell’Unione europea.
Solo se saranno riviste radicalmente le politiche europee e nazionali di controllo delle migrazioni, si ridurranno drasticamente le partenze con i barconi dalla Libia e il potere di milizie e trafficanti.
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.“
Art. 13 e 14 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani