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Welcome. Indietro non si torna

La battaglia contro i respingimenti riparte da Venezia

La frontiera meridionale dell’Italia, in questa guerra governativa all’asilo avviata ormai da tempo, è stata, a partire da maggio del 2009, esternalizzata nelle acque che separano Lampedusa dalla Libia attraverso prassi di respingimento che hanno portato alle proteste ufficiali di organi come il Consiglio d’Europa, oltre che al rinvio a giudizio di alti funzionari del Ministero italiano.
Che anche ai porti dell’Adriatico si consumino da anni respingimenti, molto spesso sprovvisti di qualunque base giuridica e perpetrati ai danni di soggetti particolarmente meritevoli di tutela, è cosa ormai comprovata da inchieste e dati oggettivi. Che il paese in cui queste persone vengono respinte, la Grecia, abbia una considerazione dei rifugiati non troppo dissimile da quella loro riservata dal governo di Gheddafi (che a Roma, qualche mese fa, dichiarava semplicemente che l’asilo è tutta un’invenzione, e i rifugiati nel suo paese non esistono) è altrettanto comprovato da rapporti e denunce ufficiali di organizzazioni europee e internazionali.
Ciò che è diverso tra la frontiera italo-libica e quella con la Grecia, però, è che tra la Repubblica ellenica e l’Italia c’è più possibilità, per chi abbia voglia di ripristinare la verità e di seguire le rotte dei respinti, di fare inchiesta e di agire. Ciò che è diverso, inoltre, è che, in Grecia come in Italia, all’internazionalizzazione dei dispositivi di controllo della frontiera si sta opponendo un simultaneo processo di internazionalizzazione della resistenza ad essi.
Da anni le associazioni e i ricercatori veneziani della rete Tuttiidirittiumanipetutti raggiungono regolarmente la Grecia per raccogliere le testimonianze dei respinti e documentare le loro condizioni di vita. Da uno di questi viaggi è nato il ricorso alla Corte europea dei diritti umani che vede tutt’ora imputati lo Stato italiano e quello greco.
Poco dopo l’inizio di queste prime esperienze “a ritroso”, inoltre, anche da Ancona, l’Ambasciata dei diritti ha raggiunto le coste elleniche per documentare la sorte dei respinti dal porto delle Marche, mentre l’associazione Kinisi di Patrasso e il Solidarity group di Igoumenitsa imparavano a conoscere i loro omologhi dell’altra sponda e a immaginare con essi una possibile maniera di mettere in comune lotte e obiettivi condivisi.
Questo lungo percorso ha trovato nell’11 maggio a Venezia un momento di sintesi e di rilancio, all’interno di un incontro pubblico che ha visto insieme le sopraccitate associazioni italiane e greche oltre che le istituzioni veneziane, espressione di un’anomalia politica, in Veneto ma non solo, in tema di difesa dei diritti dei migranti e dei rifugiati, a cui si continuerà però a chiedere di avere ancora più coraggio e determinazione.
Da lì è partita una campagna che mira a fare del 20 giugno, la Giornata mondiale del rifugiato, una data internazionale che veda, ai porti greci di Igoumenitsa e di Patrasso come a quelli italiani dell’Adriatico, una mobilitazione capace di riempire di senso una data che non può restare solo vuota celebrazione in un momento di così radicale e spietato attacco all’asilo.
Welcome. Indietro non si torna , è il nome di un progetto ampio e condiviso da ampliare e condividere ancora, che rimetta in discussione e si opponga con fermezza ai respingimenti dei profughi, ovunque essi avvengano, a partire da una frontiera come quella greco-italica che sta divenatndo, oltre che luogo di violazione dei diritti e della dignità umana, anche punto d’incontro possibile di energie e solidarietà nuove.

Vedi il programma dell’incontro dell’11 maggio a Venezia. A breve saranno disponibili sul sito tutti gli interventi