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da Il Resto del Carlino del 4 aprile 2007

Zana, albanese felice «Ma senza un lavoro»

Sposata e mamma, rappresenta gli stranieri al Comune

Zana Spaho, albanese di Tirana, abita a Macerata ed è un’immigrata sui generis: perché da due anni rappresenta gli stranieri in consiglio comunale, ma soprattutto perché quando ha deciso di venire in Italia, nel 1995, non l’ha fatto per motivi economici, né per motivi politici o chissà per quale difficile situazione alle spalle. La storia di Zana è la nostra terza tappa nel viaggio alla scoperta degli immigrati della provincia.
A Tirana viveva con la famiglia, lavorava come insegnante e come interprete, ed è anche stata socia nella gestione di un negozio di profumi. «Poi ho semplicemente avuto voglia di cambiare — racconta — e sono venuta in Italia».

Nella nostra città ha continuato a fare l’interprete, a svolgere attività di sostegno linguistico ai bambini nelle scuole, ha collaborato (e tuttora collabora) con la Caritas. Dopo tre anni ha conosciuto il suo compagno, italiano, con il quale dopo altri tre anni di fidanzamento e un periodo di convivenza, nel corso del quale ha avuto una figlia, si è sposata in Municipio. Adesso è in attesa del secondo figlio e spera di riuscire ad ottenere quello cui aspira da tempo: un posto di lavoro a tempo indeterminato.

«Da quando ho messo piede in Italia — spiega — è questo il mio problema più drammatico. Credo che in questo senso pesino molti fattori, a partire dal fatto che la mia laurea in lingue qui non è riconosciuta in quanto tale. Avrei dovuto iscrivermi al secondo anno di Università e mi sembrava una perdita di tempo. Così ho scelto di iscrivermi a Scienze della comunicazione e ho continuato a svolgere lavori saltuari».

Quanto a possibili episodi di discriminazione e razzismo, Zana afferma di non averne mai vissuti. «Certo la diffidenza c’è stata, ma i rapporti che ho costruito — riferisce Zana — sono positivi. Non vedo episodi sgradevoli. Chissà forse perché molti dicono che non sembro albanese, espressione rispetto alla quale non so se ridere o piangere. Ad ogni modo penso che i pregiudizi e la diffidenza sono più forti quando manca la conoscenza: ma più ci si scopre, più ci si confronta e più questi cadono».

Per chi proviene da una città di un milione di abitanti, qual è Tirana, la piccola Macerata va un po’ stretta. «Eppure mi ci trovo bene. Da due anni sono nel consiglio comunale, sono membro del direttivo maceratese dell’Arci e anche del consiglio nazionale». Un punto di riferimento, dunque, costantemente alle prese con i mille piccoli e grandi problemi che le vengono sottoposti dai tanti immigrati che vivono in città. «Il problema maggiore è quello dei documenti. Molti poi lamentano alti affitti per la casa e le condizioni in cui vivono, sfruttamento nel lavoro, e l’assenza di punti di incontro. Ci si vede all’Info Point, o nei bar, più frequentemente ci si sente per telefono. Mi piace molto questa terra — conclude Zana — e anche il mangiare. Una differenza tra albanesi ed italiani? Noi viviamo più alla giornata, con più leggerezza, un atteggiamento che probabilmente ci è stato imposto dalle situazioni difficili che abbiamo vissuto. Voi italiani in generale, e in particolare voi marchigiani, siete più programmatori, pensate molto prima di decidere».
di Franco Veroli