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Bologna – La protesta degli immigrati del centro di prima accoglienza di Arcoveggio

Intervista a Gigi Bartolozzi della Commissione Immigrazione di Rifondazione

A Bologna continua la protesta degli immigrati del centro di prima accoglienza Arcoveggio, che pochi gironi fa si sono presentati in Consiglio Comunale dopo le ripetute richieste all’Assessore Pannuti di avviare un tavolo di confronto politico ostituzionale sui centri di prima accoglienza.
Gli abitanti del centro dell’Arcoveggio ribadiscono la necessità di essere coinvolti come soggetti attivi nelle decisioni che riguardano il loro futuro e le politiche per casa e accoglienza in città.

Domanda: Quali sono le ragioni della protesta degli immigrati del centro di prima accoglienza e della loro presenza in Consiglio Comunale?

Risposta: Le ragioni della protesta e soprattutto della presenza degli immigrati in Consiglio comunale era di valutare la disponibilità dell’Assessore ad aderire alla proposta che il comitato del Centro di Prima Accoglienza aveva avanzato nell’ultima lettera inviatagli, ovvero di istituire un tavolo di confronto politico-istituzionale con il Comune di Bologna, la Provincia e la Regione per analizzare la situazione dei Cpa e i possibili percorsi per arrivare ad una seconda accoglienza. La protesta è scoppiata perché l’Assessore Pannuti ha sempre negato le ripetute richieste di incontro da parte del comitato, che ha in seguito chiesto come alternativa, l’incontro con l’Assessore Monaco. Quest’ultimo ha declinato la richiesta per motivi di competenza e le istanze degli immigrati dell’Arcoveggio sono rimaste ancora una volta senza risposta.

D: Quale futuro è previsto dall’amministrazione comunale per il centro dell’Arcoveggio?

R: E’ destinato alla chiusura perché sull’area dove sorge dovranno costruire una serie di immobili con il finanziamento della Comunità Europea. Sin dal primo momento in cui è stata paventata quest’ipotesi gli abitanti del Centro hanno detto di essere d’accordo a lasciare il centro di prima accoglienza a patto di andare verso una sistemazione diversa. Non avrebbero mai accettato il semplice trasferimento da un centro di prima accoglienza ad un altro, proponendo invece di aprire un percorso verso la seconda accoglienza. A questa richiesta non vi sono state risposte. L’unica reazione è stata la proposta dell’Assessore Pannuti di accettare senza possibilità di dialogo e discussione il trasferimento nella struttura del Lazzaretto o in una struttura da costruire in via Terracini. A questo punto gli immigrati dicono no perché sfido chiunque a vivere un solo giorno nelle condizioni in cui si vive nei centri di prima accoglienza, che sono dei veri e propri lager. Quello dell’Arcoveggio è stato abbandonato a se stesso: da due anni non ci sono interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria da parte del Comune e dal mese di febbraio è stato lasciato il contratto con la cooperativa che gestiva la portineria.

D: Quante persone vivono nella struttura?

R: Sono circa un’ottantina di persone per le quali si pone poi un altro problema enorme, non solo per il Cpa dell’Arcoveggio ma per tutti i Cpa sotto la diretta gestione del Comune di Bologna. Infatti con il precedente responsabile del Servizio Immigrazione era stato stabilito che gli ultra cinquantenni sarebbero stati ospitati gratuitamente nelle strutture dell’Arcoveggio. Ora i nuovi responsabili degli Uffici Immigrazione si sono rimangiati, su indicazione dell’assessorato, questo accordo e hanno chiesto la riscossione dell’affitto e arretrati. Pertanto ci sono cinquantenni precari, che lavorano saltuariamente, che guadagnano molto poco che si trovano di fronte ad una richiesta di pagare dai 2.500 ai 3.000 euro, pena l’allontanamento dal centro, che equivale ad andare a dormire sotto i ponti. Inoltre, dal momento che il Comune aveva cessato di garantire quella serie di servizi di cui doveva farsi carico, parte degli immigrati dell’Arcoveggio ha da tempo iniziato un’azione di protesta, di disobbedienza, non versando più il canone di affitto mensile. Anche queste persone sono oggi a rischio di allontanamento e sfratto per morosità.

D: Quali sono a questo punto le soluzioni possibili?

R: Credo che la proposta più giusta, prendendo anche atto che in questo momento non esiste una struttura che possa immediatamente garantire la seconda accoglienza, potrebbe essere un passaggio intermedio tra la prima e la seconda accoglienza dotando un’area di prefabbricati dove possano esserci servizi e cucine autonome – cose che ad oggi non sono previste nei Cpa di tutto il bolognese – con azzeramento di tutte le situazioni pregresse di morosità e rispettando gli accordi presi con il vecchi responsabile dell’Ufficio, qualche anno fa.
Queste erano le cose che si volevano dire all’Assessore Pannuti, il quale invece si rifiuta sistematicamente di incontrare gli immigrati e pretende che gli stessi vengano ricevuti uno alla volta dal Servizio Immigrazione credendo che la divisione possa garantirgli una gestione meno impegnativa del caso. Bisogna accettare il fatto che ormai gli abitanti del Cpa Arcoveggio sono determinati a non lasciare libera l’area se non hanno la certezza di condizioni di vita degne di essere umani.