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Il nuovo piano sui Cie: “Garante dei migranti e strutture da 100 posti”

Vladimiro Polchi, La Repubblica - 5 gennaio 2017

ROMA. Un garante dei diritti degli immigrati in ogni Cie. Una commissione permanente nazionale che ne controlli gli standard umanitari interni. Piccoli centri d’espulsione in ogni regione, eccetto Valle d’Aosta e Molise, da 80-100 posti al massimo. Trattenimento dei soli immigrati irregolari che siano anche pericolosi socialmente. Condivisione del piano del Viminale con tutti gli enti locali, a partire dalla conferenza Stato-Regioni del prossimo 18 gennaio. Dopo le proteste di alcuni governatori, si definisce meglio la road map della nuova macchina delle espulsioni al quale lavora il ministro dell’Interno Marco Minniti.

Un passo indietro. A fine anno, il Viminale ha annunciato il piano di riapertura dei Centri d’identificazione ed espulsione (oggi in gran parte chiusi), al fine di raddoppiare il rimpatrio di irregolari. Un ritorno alla “stagione dei Cie“, criticato da sindaci, governatori e associazioni impegnate nell’accoglienza. Ieri anche il Movimento 5 Stelle ha attaccato il piano che alimenterebbe “sprechi, illegalità e mafie“. Ora il pacchetto si profila meglio e non mancherebbero correttivi che, nelle intenzioni del Viminale, escludano il “pericolo lager” nella reclusione degli immigrati.

Innanzitutto i nuovi Cie saranno piccoli, con massimo 100 posti. “Evitiamo così pericolose concentrazioni come a Cona – spiegano i tecnici del Viminale – ma anche costosi trasferimenti di irregolari rintracciati in una regione senza Cie ad altra che ospita un centro”. Non solo. “Dentro i Cie vedremo solo immigrati senza documenti che presentino un profilo di pericolosità sociale, come spacciatori o ladri. Non troveremo, per capirci, la badante irregolare“. Il piano, per evitare barriere locali, verrà condiviso con i governatori a partire dalla conferenza Stato-Regioni del 18 gennaio. E ancora: per andare incontro alle preoccupazioni delle associazioni, si prevede di istituire una commissione permanente centrale e un garante per ogni Cie a tutela delle condizioni di trattenimento.

Ma perché il piano non si riveli una scatola vuota, il ministro dell’Interno sa che deve lavorare ad accordi di rimpatrio con i principali Paesi d’origine dei flussi altrimenti i nuovi centri serviranno a poco. I due principali “buchi neri”, confidano al Viminale, sono Afghanistan e Pakistan: con gli immigrati di queste nazionalità si proverà a incentivare i rimpatri volontari per i quali non serve accordo col Paese di riammissione (si paga il viaggio al migrante e gli si dà una “dote” di 3mila euro). E chi ha diritto all’asilo? Il ministro dell’Interno sta lavorando a un provvedimento che professionalizzi le commissioni territoriali d’asilo e velocizzi così l’iter delle pratiche e permetta a chi è in attesa di ottenere lo status di rifugiato di impegnarsi in lavori socialmente utili.

Accanto all’espulsione degli irregolari, la macchina del Viminale ha intanto un’altra emergenza da gestire: l’accoglienza di quei 181.283 migranti sbarcati nel 2016. Per questo, già è fissato un calendario di incontri coi sindaci per convincere tutti, o imporre a tutti il rispetto dell’accordo siglato tra Viminale e Anci: ogni comune dovrà accogliere 2,5 migranti ogni mille abitanti, evitando così che pochi facciano troppo e tanti non facciano nulla (oggi solo 2.600 comuni su 8mila accolgono).