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da La Repubblica del 29 gennaio 2004

Bologna – Blitz dei “Disobbedienti” zona rossa del Cpt violata

Sembrava che dovesse essere battaglia, i poliziotti erano già arrivati in forza, armati dei loro scudi. Invece alla fine niente. Gli agenti li portano via di peso tutti e cinque, trascinandoli a braccia fuori dalla “terra di nessuno”, il cuscinetto che separa come un limbo la strada davanti alla stazione delle Roveri dal Cpt, che loro chiamano lager. «Vergogna, vergogna, dovete vergognarvi», gridano gli altri, una cinquantina, mentre i compagni escono dalla recinzione attraverso un cancellino laterale.
Ma non c´è nessuna resistenza, non c´è nessuno scontro perché per i Disobbedienti è lo stesso una vittoria: «Abbiamo dimostrato che non esistono zone rosse, non esistono luoghi inviolabili. Anche questo carcere per i migranti può essere penetrato. E la nostra battaglia resta aperta. Finchè non sarà abolito, il Cpt sarà sanzionato». Sono le 15,15 di ieri pomeriggio, un pomeriggio gelido, sferzato da raffiche di vento. E´ durata quattro ore e mezzo «l´occupazione» simbolica del Centro per i clandestini in attesa di rimpatrio, in via Mattei, da parte dei Disobbedienti. Con pochi brevi momenti di tensione.

L´assalto è alle 10,45 quando una decina di loro tenta di violare il perimetro dell´ex Caserma Chiarini appoggiando una scala al muro di cinta che guarda i binari delle Roveri sul retro della costruzione. Scala e forbici per tagliare il filo spinato. Qualche strattonamento, qualche spintone, solo in tre riescono a superare lo sbarramento delle forze dell´ordine. Tra loro c´è Gianmarco De Pieri. Gli sanguina una mano. In un attimo appare il primo striscione: «Nessun uomo è illegale», porta scritto in quattro lingue (inglese, spagnolo, tedesco e francese).
E´ vittoria, comincia la bagarre.
Fuori su via Mattei, staziona una cinquantina di compagni. In strada si srotolano altri striscioni che a tratti bloccano il traffico, con le scritte «Disobbedisci alla Bossi-Fini» e «Chiudere i Cpt senza se e senza ma». C´è anche il megafono su un furgoncino bianco, con musiche e slogan no stop. «Hasta la victoria» Messaggio ricevuto. Dall´interno i migranti rispondono a pugno chiuso: «Siempre». Salgono sui cornicioni, con i loro cartelli: «Legge Bossi Fini mierda », «Violiamo i loro spazi. Grazie». C´è anche un cartello scritto in arabo. Un giovane si toglie la maglia e resta a petto nudo, fa impressione, ha i segni di tagli recenti, autolesionismo probabilmente. «La volontà di protestare contro i Cpt – spiega Domenico Mucignat – nasce già tre anni fa, quando ancora questo centro di Bologna non era stato aperto». Arriva Valerio Monteventi che ricorda la manifestazione nazionale del 31 contro tutti i Cpt. Nel frattempo altri due Disobbedienti riescono a saltare il muro di cinta. Ora sono cinque.
Non se ne andranno, dicono, se non verrà il prefetto Vincenzo Grimaldi o un suo rappresentante. Si sparge la voce che sta per arrivare il capo di gabinetto Matteo Pintedosi. Un passo avanti? No, Piantedosi non arriva. Arriva il cibo e l´acqua per gli occupanti, dentro un sacchetto di plastica. Intanto su via Mattei i clandestini gettano i loro messaggi dentro a un calzino. «Siamo disperati», c´è scritto in uno. E ancora: «Ci danno cibi avvelenati». Sul retro i poliziotti stanno afferrando i cinque Disobbedienti per le braccia. Li portano fuori tra le urla. I colleghi in divisa hanno gli scudi, ma non succede niente.