Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Intervista a Bernd Kasparek, Bordermonitoring.eu

Un quadro della situazione in Germania dopo la svolta tedesca

Iniziamo da una domanda generale: vorremmo alcune informazioni sulla situazione dei rifugiati in Germania a oggi, Settembre 2015.

Quest’estate la Germania è diventata la meta privilegiata di un numero senza precedenti di profughi e migranti, basti pensare che mentre nei primi anni del 2000 vi erano circa 30.000 domande di asilo annue, nel 2015 se ne sono contate 800.000 (esatto, ottocentomila) già prima dell’estate, un numero che potrà facilmente raggiungere il milione: due settimane fa l’Ufficio Federale della Migrazione ha dichiarato che per i rifugiati siriani non si applicheranno più le regole previste dal trattato di Dublino, rendendo la Germania destinazione prescelta di una gran parte di rifugiati siriani. Il Sistema di Riconoscimento del Diritto di Asilo tedesco sta lavorando al massimo delle sue possibilità e gli apparati burocratici, oltre ad avere a che fare con le richieste di asilo, si stanno occupando di trovare e fornire alloggi, cibo e altri beni di prima necessità.

Restiamo in Germania: negli ultimi giorni abbiamo assistito a marce di gruppi di estrema destra contro i rifugiati, ma allo stesso tempo abbiamo visto come molti cittadini abbiano offerto aiuto, beni di prima necessità e solidarietà. Quali sono le tendenze emergenti nella società tedesca?

Considerando questa situazione, e confrontandola con quanto razzismo e disprezzo verso i rifugiati ci fosse nella società tedesca negli anni ’90, si può dire che quello che sta accadendo adesso è qualcosa di inaspettato. La scorsa settimana, quando diverse migliaia di rifugiati al giorno hanno raggiunto Monaco, molti cittadini si sono riuniti per dar loro il benvenuto non appena scesi dal treno. Le persone applaudivano, gioivano, donavano acqua, cibo, vestiti e i volontari erano innumerevoli. Quest’onda di solidarietà è stata talmente travolgente che la polizia di Monaco ha ufficialmente chiesto alla popolazione di smettere di portare donazioni, dal momento che avevano difficoltà a gestire la grande quantità di offerte già messa a disposizione. Questa situazione non riguarda solo Monaco, episodi simili sono stati registrati anche in altre città tedesche: quello dei rifugiati è l’argomento di maggiore interesse mediatico, l’opinione pubblica ha un atteggiamento molto positivo nei confronti dei richiedenti.

Penso che ciò che conti è che, sebbene ci siano molti voci critiche provenienti dall’ala di estrema destra del Parlamento Federale, il governo in sé sia stato influenzato dalla positività emergente e non cerchi di seminare paure: gli annunci dei Ministri sulla possibilità concreta di gestire la situazione senza generare il caos sono molto importanti affinché il clima di solidarietà attuale permanga. Tuttavia il governo ha già proposto o applicato una nuova legislazione che renderà più dure le condizioni di vita e permanenza dei rifugiati, permettendo più rimpatrii, periodi di detenzione maggiori e impedendo a richiedenti di Paesi interi di accedere alle procedure d’asilo. In un certo senso è come se stessero iniziando a ritrattare.

Ad ogni modo, il governo e gli altri partiti non sono inconsapevolmente alleati dei razzisti e dei filonazisti che tentano di rivoltare l’opinione pubblica contro i rifugiati, e questo è quello che fa la differenza tra la situazione attuale e quella degli anni ’90. Le grandi mobilitazioni organizzate da Pegida (Patrioti Europei Contro l’Islamizzazione dell’Occidente) lo scorso inverno si sono spente rapidamente, inoltre lo spostamento del neonato partito di destra AfD (Alternativa per la Germania, aspirante a una scissione dall’Eurozona e appoggiato a Pegida) verso posizioni più liberal-conservatrici e nazional-conservatrici ha ulteriormente indebolito il loro status. I filonazisti si stanno comunque impegnando molto, in questo periodo ci sono da estinguere incendi dolosi a strutture per rifugiati quasi ogni notte, ma a differenza degli anni ’90 gli esponenti più radicali non possono più considerarsi i legittimi portavoce dei timori dei tedeschi. È anche vero però che non abbiamo la garanzia che il clima popolare non possa cambiare.

Photo: Krisztina Erdei
Photo: Krisztina Erdei

Come spiegheresti la recente decisione del governo tedesco di sospendere il regolamento di Dublino per i rifugiati siriani? Come si è giunti a questa decisione, e perché la cancelliera Merkel si è decisa ad applicarla?

In realtà vi sono due spiegazioni al fatto. A quanto ho sentito, una potrebbe essere che la scelta di sospendere il regolamento di Dublino per i rifugiati siriani sia stato frutto di un problema comunicativo: l’Ufficio Federale della Migrazione stava ancora discutendo la proposta a porte blindate, ma la voce è trapelata, è stata riportata dalle maggiori testate e a quel punto il governo non ha più potuto tirarsi indietro.

Penso che quello che sta accadendo è che la Germania, nel corso degli ultimi anni, abbia capito che gli sforzi degli ultimi 20, 30 anni per europeizzare il campo dell’immigrazione e del diritto di asilo abbia fallito. L’esternalizzazione, il processo che mirava ad includere nel controllo migratorio anche i Paesi al di fuori dell’Unione, ha mostrato tutti i suoi limiti dopo la Primavera Araba.
Il Regolamento di Dublino, che si può definire la seconda linea di difesa del regime militarizzato di confine, è fallito pian piano in maniera analoga nel corso degli anni e non solo è stato abbandonato dalla Grecia nel 2011, ma ha reso evidente come la sua intera base (lasciare che siano gli stati alla periferia del territorio continentale a gestire i rifugiati), oltre a non poter funzionare nel lungo periodo, abbia creato una spaccatura tra Stati settentrionali e Stati meridionali. Sospendendolo, la Germania, che ha goduto per 15 anni degli effetti benefici del trattato, farà direttamente i conti con un flusso di rifugiati destinato a crescere negli anni a venire e, accogliendo la maggior parte dei profughi presenti sul continente, potrà godere di una buona posizione nelle prossime negoziazioni del regime migratorio europeo. Cinicamente, si potrebbe anche aggiungere che si tratta di un’enorme campagna d’immagine per il Paese, dopo che il governo ha affrontato una condanna globale per la propria posizione nei negoziati con la Grecia.

Vi è un altro fattore importante da considerare: i rifugiati stessi. I rifugiati siriani in gran parte bloccati in Ungheria all’inizio di settembre erano molto ben organizzati, credo che molti di avessero vissuto l’esperienza della primavera araba in Siria, i primi tentativi di far cadere la dittatura di Assad attraverso la disobbedienza civile manifestazioni su larga scala. Penso davvero che la marcia verso l’Austria e la volontà generale di lottare per la libertà di movimento in Europa abbia creato una situazione che nemmeno la Germania, per il bene del suo progetto europeo, poteva controllare. Questa è davvero una vittoria della migrazione come movimento sociale.

Quanto è importante questa decisione e quali ti aspetti che siano le sue conseguenze?
Quanto alla politica generale dell’Unione Europea in materia di immigrazione, che cambiamenti hai notato nelle scorse settimane (senza omettere le recentissime dichiarazioni di Juncker)?

Penso che la conseguenza maggiore possa essere la rottura definitiva del sistema di Dublino, un impatto e un traguardo immensi. A livello europeo nessuno sta davvero parlando di sostituire Dublino, ma il sistema di quote di accoglienza proposto dovrebbe comunque agire come una valvola di pressione. Nel lungo periodo potremmo forse assistere alla nascita di un sistema di asilo europeizzato, con un ufficio europeo di asilo e una guardia di frontiera europea, ma ciò che veramente mi stupisce è che quasi tutto il meccanismo europeo attivato per tenere rifugiati e migranti lontani dall’Europa si sia sgretolato in questa lunga estate di migrazioni. Ricostruirne uno da zero non sarà facile e ci vorrà molto tempo.

Quali sono veramente le opzioni Europa ha in questo momento? Il dispiegamento della marina nel Mediterraneo contro i contrabbandieri, che non funzionerà. Creare enormi campi in Grecia e in Italia, forse anche in Ungheria? Secondo me non funzionerà neanche questo: non è pensabile costruire grandi ghetti in Europa, non perché non ci siano mai stati ghetti e campi di concentramento, ma proprio perché si parte dal presupposto che il progetto europeo debba essere l’antitesi di qualunque cosa abbia rappresentato l’Europa in passato.

La Commissione vuole cogliere l’attimo e approfondire cosa significhi l’integrazione europea, intendendo con questo più centralizzazione, più potere e più competenze per la Commissione. Si è visto chiaramente nello Stato dell’Unione Europea di Junker. Non sono sicuro che in questo momento possa funzionare. Quest’anno, abbiamo assisitito a due momenti di crisi del progetto europeo: la brutale imposizione del terzo memorandum sulla Grecia e la rottura del regime di migrazione. C’è una doppia crisi qui, una legata all’unione monetaria, cioè l’euro, e un’altra inerente al sindacato territoriale, vale a dire di Schengen e dei meccanismi correlati.

Ci sono enormi implicazioni in un sistema d’asilo centralizzato e europeizzato. Per esempio, che tipo di permesso di soggiorno concederebbe? Potrebbe certo essere solo un permesso di soggiorno europeo, che rappresenterebbe un attacco diretto all’idea che si può essere un cittadino europeo solo in virtù della cittadinanza di uno Stato membro dell’UE. In questo momento, in questa Europa nazionalizzata, non riesco a immaginare come possa accadere.

Dal punto di vista del movimento Antirazzista Tedesco, quali pensi che siano le maggiori sfide e i problemi da affrontare?

È una domanda difficile a cui rispondere, anche noi siamo stati molto sorpresi dall’intensità di questa estate. In questo momento le nostre frontiere sono realmente aperte, chi l’avrebbe mai pensato? La grande domanda è come possiamo trasformare l’ondata di solidarietà spontanea in una corrente politica. Come ho già detto sembra che le procedure di contenimento siano iniziate e dobbiamo essere vigili, almeno in Germania. A livello europeo o addirittura mondiale penso che sia importante discutere gli avvenimenti di questa estate in termini di diritti sociali e politici e di cosa significhi essere membro di una società. Se ricordiamo i due momenti cruciali di quest’anno, vedremo da una parte un’insistenza brutale sulle regole nel caso della Grecia, e dall’altra un disprezzo per le regole quando sembra opportuno farlo, come nel caso dei rifugiati bloccati in Ungheria . Questa arbitrarietà – o dispotismo – indica un enorme deficit democratico in Europa e, ancora peggio, spacca la società europea (ammesso ci sia una cosa del genere) in molti gruppi a supporto di diritti differenziati a seconda dei soggetti e di gruppi a favore dei diritti ad avere diritti. Questo è ciò che dobbiamo tenere in mente e a cui dobbiamo rivolgere la nostra attenzione.

Links utili:
Articolo sugli avvenimenti in Ungheria