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200 migranti salvati a sud di Lampedusa. In 100 saranno trasferiti a Crotone

di Fulvio Vassallo Paleologo

Ancora una volta un salvataggio a sud di Lampedusa. Con il mare in burrasca non è stato evidentemente possibile “fare proseguire” l’ennesimo barcone, partito dalla Libia, verso le coste della Sicilia meridionale, come era avvenuto nei giorni scorsi. Ed i migranti sono riusciti ad arrivare, malgrado le avverse condizioni meteo, senza annegare, come era successo appena una settimana fa davanti alla costa tunisina ad altri più sfortunati di loro.

Dalle prime notizie, diffuse dall’agenzia Ansa nel pomeriggio di domenica 29 marzo, 240 persone circa, di varia nazionalità, risultavano trasbordate sui mezzi della Guardia costiera, ma giunti a Lampedusa, in un primo momento, non sarebbero scesi tutti a terra . Forse perché, per una parte di loro, si stava tentando di predisporre una diversa destinazione. Sulla banchina, scene di improvvisazione nei soccorsi, ormai consuete ad ogni arrivo,dopo che MSF ha deciso di interrompere il servizio di prima assistenza medica al porto. I mezzi della Croce Rossa non sono bastati, come denunciato anche dal Sindaco De Rubeis, alla ribalta dopo settimane di silenzio. Un Sindaco che è diventato ormai sostenitore della “concertazione” con il ministero dell’interno, tanto da opporsi anche ad una petizione popolare sulla chiusura dei centri di detenzione attivati o da attivare nell’isola. Intanto si stanno vedendo quali sono i frutti di queste pratiche di “concertazione”. Donne in stato di gravidanza abbandonate per terra e soccorsi improvvisati per fare fronte alla nuova emergenza. Immigrati in fuga per tutta l’isola. La polizia impegnata in continue retate. Proteste e sommosse all’interno di quello che era un centro di accoglienza e soccorso. E’ questo il clima che i turisti troveranno a Lampedusa nei prossimi mesi.

Si è appreso poi dalle agenzie (Italpress) che. “circa 100 dei migranti sbarcati sull’isola saranno trasferiti presso il CIE di Crotone. Il trasferimento immediato sembra essere stato disposto in seguito alla tensione registrata all’interno del centro di accoglienza in cui gli immigrati hanno, tra l’altro, avviato lo sciopero della fame” . Tra l’altro, secondo quanto riferisce la stampa, nel centro di Contrada Imbriacola, l’unico attualmente in funzione a Lampedusa, sarebbero trattenuti circa 770 migranti tra i quali anche i richiedenti asilo, ben oltre i suoi attuali limiti di capienza, e la tensione sarebbe assai forte, con frequenti tentativi di fuga bloccati dalle forze dell’ordine presenti in massa nell’isola.

Il progetto del ministro Maroni di “respingere” in frontiera gli immigrati irregolari direttamente da Lampedusa è evidentemente fallito, come sta fallendo il progetto di “pattugliamento congiunto” al limite delle acque territoriali libiche. Adesso si pongono altri inquietanti interrogativi, anche perché sembrerebbe che i lavori di ristrutturazione della vecchia base Loran –che avrebbe dovuto essere trasformata in un CIE- sono stati sospesi per la mancanza delle necessarie autorizzazioni ambientali.

Intanto, il centro di accoglienza/detenzione di Contrada Imbriacola, trasformato provvisoriamente in un CIE, almeno fino al 26 marzo scorso, in attesa che venisse allestita come centro di detenzione la base Loran, è perennemente al collasso. Gli immigrati, dopo il loro arrivo, a seconda della loro (presunta) nazionalità, vengono trattenuti per settimane o trasferiti immediatamente altrove, in altri centri di detenzione, o di accoglienza, se riconosciuti come minori o richiedenti asilo, quando non si è riusciti prima a “deviare” le loro imbarcazioni verso i porti della Sicilia meridionale. Come si pensa di affrontare i prossimi mesi quando gli “sbarchi” a Lampedusa, grazie al miglioramento del tempo, saranno più frequenti?

O si pensa ancora che l’intervento delle pattuglie FRONTEX possa consentire di respingere le imbarcazioni cariche di migranti, in prevalenza richiedenti asilo, donne e minori, verso i porti di partenza? E quante vite umane si dovranno sacrificare per fermare qualche centinaio di migranti, per dire poi che gli sbarchi sono “diminuiti del quindici per cento”, mentre non si fa nulla per restituire una prospettiva di legalità ad oltre novecentomila immigrati irregolari già presenti nel territorio italiano. La maggioranza dei quali non è certo passata da Lampedusa.

E’ forse in corso una nuova procedura che stabilisce in qualche ora la selezione dei potenziali richiedenti asilo, magari sulla base del colore della pelle o dei tratti fisionomici, ancora in alto mare, o sulle motovedette attraccate in porto?

Quali garanzie di pronto intervento per coloro che hanno urgente bisogno di assistenza sanitaria? Quale rispetto delle normative comunitarie e nazionali sull’accesso alla procedura di asilo e sulle informazioni che le autorità di polizia sono tenute a fornire ai richiedenti asilo, prima che questi decidano se e come fare richiesta di protezione internazionale ? Quali standard igienico-sanitari sono garantiti alle persone rinchiuse nel centro di accoglienza e di detenzione di Contrada Imbriacola?

Quanto sta avvenendo in queste ore a Lampedusa, ancora una volta, potrebbe costituire una violazione delle regole comunitarie e nazionali sulle procedure di asilo e sulla tutela dei minori e delle vittime di violenza. E probabilmente non si saprà mai che cosa accade veramente dentro il centro di accoglienza trasformato “provvisoriamente” in centro di detenzione, ma adesso destinato di nuovo anche ai richiedenti asilo.

Chiediamo l’immediato intervento delle organizzazioni internazionali per verificare le condizioni di accoglienza dei potenziali richiedenti asilo, anche sulla base della direttiva comunitaria 2003/9 sull’accoglienza , della direttiva sulle procedure di asilo e della normativa nazionale derivata.

Chiediamo che a coloro ai quali non sia consentito l’accesso alla procedura di asilo sia almeno riconosciuta la possibilità di esercitare effettivamente i diritti di difesa, e chiediamo soprattutto alla magistratura inquirente di Agrigento di accertare se le strutture del centro di detenzione di Lampedusa, ancora una volta occupato oltre il limite della sua massima capienza, presentino i necessari requisiti strutturali e risultino a norma con le prescrizioni antincendio e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ricordiamo ancora una volta che il decreto ministeriale che istituiva il CIE “provvisorio” di Contrada Imbriacola è “scaduto” il 26 marzo e non risulta che sia stato rinnovato. Non si comprende come in questa situazione, confusa dal punto di vista logistico non meno che da quello legale, possano effettuarsi, all’interno del CIE, provvisorio, ma adesso“scaduto”, di Contrada Imbriacola, le convalide dei provvedimenti di respingimento differito e delle misure di trattenimento disposti dal Questore di Agrigento. Le esigenze del “primo soccorso” non possono giustificare forme prolungate di detenzione amministrativa in assenza del rispetto dei limiti temporali e delle garanzie previste dalla legge e dalla Costituzione.

Si profila dunque ancora una volta una applicazione della normativa sul respingimento differito e sul trattenimento ( artt. 10 c.2 e 14 del T.U.286 del 1998) che comporta una limitazione della libertà personale e dei diritti di difesa, in totale contrasto con gli articoli 13 e 24 della Costituzione e con gli articoli 5, 6, e 13 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo.