Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Mattino di Padova dell'8 settembre 2002

Razza Piave, mito artificiale di Ernesto Brunetta

Fu il fascismo a costruirlo e diffonderlo negli anni '30

«Non voglio casbeh nel mio territorio. Non permetterò a nessuno di annacquare la razza piave». La frase pronunciata dal sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, dopo l’occupazione del Duomo da parte degli immigrati sfrattati dalle case abitate abusivamente, ha fatto il giro d’Italia correndo sui tg e sulle pagine dei quotidiani.

Oltre al dibattito politico, ha risvegliato la curiosità sull’origine e il fondamento del mito sulla razza piave. Storici e polemisti si sono cimentati apertamente. Ne scrive oggi lo storico trevigiano Ernesto Brunetta che lo fa risalire al fascismo. Il mito si fonda sulla vittoriosa resistenza italiana sull’argine del fiume nella Grande guerra, ma viene artificialmente strutturato in coincidenza con le guerre coloniali negli anni ’30.

La sconfitta di Caporetto fu dovuta alla momentanea superiorità dell’armata austro-tedesca, alla scelta di Von Below della battaglia manovrata e all’imperizia di Cadorna e di Badoglio. L’uno venne destituito, l’altro, comandante del XXVII Corpo d’armata sul fronte del quale si era aperta la breccia, venne promosso sottocapo di stato maggiore, dopo che mano ignota strappò dal registro dei verbali dell’inchiesta parlamentare su Caporetto le pagine che lo interessavano.
I soldati fecero quello che poterono, anche se, come in tutti gli eserciti, lo sfondamento provocò fenomeni di abbandono delle armi e di fuga. Comunque sia, l’esercito riuscì a bloccare l’offensiva sul Piave, sul Grappa e sul Montello, dopo che lo slancio offensivo del nemico si infranse all’altezza del ponte di Vidor. Per quanto concerne il Piave, Mario Rigoni Stern ha dato recentemente prova della sua maestria, precisando che per razza Piave dovrebbero intendersi quei soldati di tutte le regioni d’Italia arruolati nella fanteria che si avvicendarono alla difesa della linea, non adottando allora il nostro esercito, sistemi territoriali di reclutamento. Anzi, il sistema di reclutamento territoriale era in uso soltanto per le truppe alpine che per altro, mai vennero schierate sul Piave, essendo esse destinate a farsi massacrare sul Grappa e sugli Altopiani. Naturalmente, poiché non si sa la storia dei senza storia, è difficile determinare la percentuale piuttosto di siciliani che di lombardi che combatterono sul Piave, però, se ci rifacciamo ai gradi più elevati, alla riconquista d Nervesa nel Giugno 1918 – Battaglia del Solstizio – ebbero parte determinante Messe, pugliese, Bottai, romano e il ligure Caviglia.
Per quanto concerne le popolazioni rivierasche del Piave, esse furono evacuate di forza sia dalla destra che dalla sinistra del fiume e, da parte degli Austriaci, internate nella pianura friulana, da parte degli Italiani, sparse nelle varie città del paese come capitò al Comune di Treviso profugo a Pitoia.